Modelli Italiani nella stampa femminile: tra Ottocento e Novecento ​

The women's press occupies a place of great importance among modern means of communication, both for the public it manages to reach and for the content and language that distinguish it from other types of press. It is not a recent phenomenon, even if it has always been little considered, if not from the point of view of fashion. In fact, Italian journalism does not take it into consideration. Particularly in Italy it was born in the second half of the eighteenth century, even if the period that led to major changes was between the nineteenth and twentieth centuries. Its roots can be found between the evolution of female costume and the need to assume a new identity, and the spread of the dominant themes of mass culture. Leading in this period to the birth of numerous female writers. As a result, in the course of its evolution, the women's press proposed different images of women, which seemed to have stratified over time. Towards the end of the 1980s, the first professional women's newspapers appeared. In this period of time were remarkable the newspapers written by women to discuss and make known to all the issues of women's emancipation, this was possible through the new social and cultural changes and especially after the unification of Italy in 1861. In the meantime women writers look far, discovering experiences different from their own, knowing hidden lives that fear, ignorance and poverty make blind to the world, for them writing guarantees the certainty of existing and helping to change. This should be considered as a gesture of solidarity and support towards all women who did not feel understood. Finding in the periodicals of the defenders, against the proud man. Coming to make up against a feminist virginity, and demonstrate that they can compete on multiple levels. The free woman, without schemes, in the women's press does not bring imbalance in the traditional model, however, leads to a development. The first right claimed by women was suffrage, and the battle for feminism became the fight for the vote. From 1861 to 1919 the issue was debated in the parliament, no less than twenty times, and the clamor of the campaign for civil rights was found in almost every newspaper. It is not surprising that at the beginning of the nineteenth century, attention was focused on the magazine "La Donna" by Gualberta Alaide Beccari, on its ability to act as a point of reference for those women who, despite the lack of homogeneity in cultural and political appearances, wanted to participate actively, as Italian citizens, in the construction of female presences and identities other than the traditional ones. This emergence of a successful genre of women's press highlighted the existence and independent life of a culture for women, empowering and assigning them to define everything that directly concerned them. This construction of the "feminine sphere" had in fact, to varying degrees, in function to try to reabsorb the oppositions, through the thought of external persons that with the involvement of the women of the middle classes of the active life emerged under the push of the modernization process, arrived at the creation of new newspapers, known by the initiative of the women themselves. Although for many years there was a misunderstanding in the definition of women's press, because in reality women did not only write, edit and read newspapers for women; they also wrote business, political and variety newspapers, as well as newspapers about the education of children and families; and as mentioned above they wrote feminist newspapers. Often writing for everyone under pseudonyms. On the other hand, the post-war years have accelerated, in the Italian woman, self-awareness, revealing the precariousness of the values considered unshakable in the past. ​

La stampa femminile occupa un posto di grande spessore tra i moderni mezzi di comunicazione, sia per il pubblico che riesce a raggiungere, che per i contenuti e il linguaggio che la contraddistinguono, rispetto alla stampa perioda di altro tipo. Non è un fenomeno recente, anche se è sempre stata poco considerata, se non nell’ottica della moda. Difatti il giornalismo italiano non la prende in considerazione. In particolar modo in Italia nasce nella seconda metà del Settecento, anche se il periodo che portò a maggiori cambiamenti fu tra l’Ottocento e il Novecento. Le sue radici le troviamo fra l’evoluzione del costume femminile e l’esigenza di assumere un’identità nuova, e la diffusione delle tematiche dominanti della cultura di massa. Portando in questo periodo alla nascita di numerose scrittrici. Di conseguenza nel corso della sua evoluzione, la stampa femminile ha proposto differenti immagini della donna, che sembravano essersi stratificati col passare del tempo. Verso la fine degli anni Ottanta apparvero i primi giornali professionali femminili. In quest’arco di tempo furono notevoli i giornali scritti da donne per discutere e rendere noto a tutti i temi dell’emancipazione femminile, questo fu possibile attraverso i nuovi mutamenti sociali e culturali e soprattutto dopo l’unificazione dell’Italia nel 1861. Intanto le scrittrici guardano lontano, scoprendo esperienze diverse da loro, conoscendo vite nascoste che paura, ignoranza e povertà rendono cieche al mondo, per loro scrivere garantisce la certezza di esistere e di aiutare a cambiare. Questo si deve ritenere come un gesto di solidarietà e sostegno nei confronti di tutte le donne che non si sentirono capite. Trovando nei periodici dei difensori, nei confronti dell’uomo superbo. Arrivando a rifarsi contro una verginità femminista, e dimostrare di potersi cimentare su più livelli. La donna libera, senza schemi, nella stampa femminile non porta squilibrio nel modello tradizionale, tuttavia porta ad uno sviluppo. Il primo diritto reclamato dalle donne fu il suffragio, e la battaglia per il femminismo diventò la lotta per il voto. Dal 1861 al 1919 la questione fu discussa in parlamento, non meno di venti volte, e il clamore della campagna per i diritti civili si trovò in quasi tutti i giornali. E non stupisce che agli inizi dell’Ottocento, l’attenzione si fosse concentrata sulla rivista “La Donna” di Gualberta Alaide Beccari, sulla sua capacità di porsi come punto di riferimento per quelle donne che, pur nella disomogeneità delle apparenze culturali e politiche, volevano partecipare attivamente, in quanto cittadine italiane, alla costruzione di presenze e identità femminili altre rispetto a quelle tradizionali. Quest’affermarsi di un genere di stampa femminile di successo evidenziò l’esistenza e una vita indipendente di una cultura per le donne, autorizzando e assegnando a definire tutto ciò che le riguarda direttamente. Questa costruzione della “sfera femminile” ebbe in effetti, diversa misura, in funzione a cercare di riassorbire le opposizioni, attraverso il pensiero di persone esterne che con il coinvolgimento delle donne dei ceti medi della vita attiva emergevano sotto la spinta del processo di modernizzazione, arrivarono alla creazione di nuovi giornali, noti dall’iniziativa delle donne stesse. Anche se per molti anni ci fu un equivoco nella definizione di stampa femminile, poiché in realtà le donne non hanno solo scritto, diretto e letto giornali per le donne; ma hanno anche scritto giornali di attività, politici e varietà, altresì giornali sull’educazione dei figli e delle famiglie; e come citato precedentemente scrissero giornali femministi. Giungendo a scrivere per tutti spesso sotto pseudonimi. Dall’altra parte gli anni del dopoguerra hanno accelerato, nella donna italiana, la consapevolezza di sé, rivelando la precarietà dei valori ritenuti incrollabili nel passato. ​