For what porpose are minority languages and dialects used in communication? In western Piedmont is evident as one of the areas where languages that are subject to italian are most used, in particular piedmontese and occitan, is the food field; but what is the purpose of these choice? They want to make the tradition stand out, or are marketing choice made? Occitan and piedmontese are both languages subordinate to italian, “loa” compared to italian (official language), which is language “high”-use language, but unlike a few decades ago a revolution of these languages is underway. Occitani s recognised by italian state like a minority languages and enjoys administrative protection, in contrast to piedmontese that, like every italian dialect, is not protected by the state. Today italian is spoken by the whole population, so speak dialect no longer exludes knowing how to speak italian. Starting by this premise, the work intends to examina in which way occitan and piedmontese are used in advertising communication as added value: in food fields the choice to integrate italian with dialects or minority languages is intended to give the product a higher quality, referring to the “values of once”, to the raw materials used, to the original place. To prove my point, i have reviewed the websites of different food companies located in the province of Cuneo, i collected in analysis the product that showed an occitan or piedmontese name and than i analyzed their chacacteristics and graphy. What about occitan, the analysis of the data collected shows a prevalent use of “concordata” graphy, with interference with “classica” graphy; the focus to graphy is high, the ideological choice emerges, they want to emphasize the Occitan origin. What about piedmontais, instead, is used almost exclusively the “italianizzante” graphy, to facilitate the understanding of the target, who might not recognize the “Pacotto-Viglongo” one. Less attention is paid to the application of piedmontais graphy compared to occitan graphy: often the speakers are not even aware that there is an encoded graphy to use like happens fot the other languages. Once these data have been collected i interviewed the representatives of some companies, asking them the motivation behind the choice of the name: they have mostly stated that these were reasons related to tradition. I than related the companies’responses to the place where these are located and the dialects/minority languages spoken in the reference places, highlighting any discrepancied between linguistic data and those resulting from the declaration. This analysis has shown that it is not merely about carrying on a tradition, and in contrast to what emerged from company interviewes, sometimes marketing strategies have been prevalent over tradition. Occitan and piedmontese keep the attention of the potential consumer, who sees the product as “exotic”, tends to show greater curiosity toward the latter. If the same product was renamed in italian it would not achieve the same result, would give rise less curiosity: so we can conclude that, voluntarily or involuntarily, behind the name of a products there are always marketing choice more or less conscious.

Con quale scopo vengono utilizzate le lingue minoritarie e i dialetti nella comunicazione commerciale in Piemonte? Nel Piemonte occidentale è evidente come uno degli ambiti in cui vengono più utilizzate le lingue subordinate all’italiano, in particolare il piemontese e l’occitano, sia l’ambito alimentare; ma qual è l’obiettivo di questa scelta? Si vuole far risaltare la tradizione, oppure vengono effettuate scelte di marketing? Sia l’occitano che il piemontese sono entrambe lingue subordinate, “basse”, rispetto all’italiano (lingua ufficiale), che è lingua di uso “alto”, ma a differenza di qualche decennio fa è in atto una rivalutazione di queste lingue. L’occitano è riconosciuto dallo stato italiano come lingua minoritaria e gode di tutela amministrativa, a differenza del piemontese che, come ogni dialetto italiano, non è tutelato dallo stato. Al giorno d’oggi l’italiano è parlato dalla totalità della popolazione, perciò il parlare dialetto non esclude più il saper parlare anche l’italiano. Partendo da questo presupposto, il lavoro intende esaminare in che modo l’occitano e il piemontese vengano utilizzate nella comunicazione pubblicitaria come valore aggiunto: in ambito alimentare la scelta di integrare l’italiano con il dialetto o la lingua minoritaria ha lo scopo di attribuire al prodotto una maggiore qualità, rimandando ai valori “di una volta”, alle materie prime utilizzate, al luogo d’origine. Per dimostrare la mia tesi, ho passato in rassegna i siti web di diverse aziende alimentari situate in provincia di Cuneo, ho raccolto in analisi i prodotti che presentavano un nome occitano e piemontese e in seguito ne ho analizzato le caratteristiche e la grafia. Per quanto riguarda l’occitano le analisi dei dati raccolti mostrano un utilizzo prevalente della grafia concordata, con interferenze con la grafia classica; l’attenzione alle grafie è molta, emerge la scelta ideologica, si vuole porre in risalto l’origine occitana. Per quanto riguarda il piemontese, invece, viene utilizzata quasi esclusivamente la grafia italianizzante, per facilitare la comprensione del target, che potrebbe non riconoscere la Pacotto Viglongo. Si pone molta meno attenzione all’applicazione delle grafie piemontesi rispetto alle grafie occitane: spesso i parlanti nemmeno sono a conoscenza del fatto che ci sia una grafia codificata da utilizzare come accade per le altre lingue. Una volta raccolti questi dati ho intervistato i rappresentanti di alcune aziende, chiedendo la motivazione dietro la scelta del nome: questi hanno per lo più dichiarato che si trattasse di motivazioni legate alla tradizione. Ho poi messo in relazione le risposte delle aziende ai luoghi in cui sono situate quest’ultime e i dialetti/lingue minoritarie parlate nei luoghi di riferimento, mettendo in luce le eventuali discrepanze tra i dati linguistici e quelli emersi dalle dichiarazioni. Da questa analisi si è potuto osservare come non si tratti meramente di portare avanti una tradizione, e a differenza di ciò che è emerso dalle interviste alle aziende, talvolta sono state prevalenti le strategie di marketing sulla tradizione. L’occitano e il piemontese attirano l’attenzione del possibile consumatore, che vedendo il prodotto come “esotico”, tende a mostrare una maggiore curiosità verso quest’ultimo. Se lo stesso prodotto venisse rinominato in italiano susciterebbe meno curiosità: dietro la denominazione dei prodotti ci sono sempre scelte di marketing più o meno consapevoli.

Il ruolo di Piemontese e occitano nella comunicazione commerciale del Piemonte occidentale

ABRATE, LETIZIA
2020/2021

Abstract

Con quale scopo vengono utilizzate le lingue minoritarie e i dialetti nella comunicazione commerciale in Piemonte? Nel Piemonte occidentale è evidente come uno degli ambiti in cui vengono più utilizzate le lingue subordinate all’italiano, in particolare il piemontese e l’occitano, sia l’ambito alimentare; ma qual è l’obiettivo di questa scelta? Si vuole far risaltare la tradizione, oppure vengono effettuate scelte di marketing? Sia l’occitano che il piemontese sono entrambe lingue subordinate, “basse”, rispetto all’italiano (lingua ufficiale), che è lingua di uso “alto”, ma a differenza di qualche decennio fa è in atto una rivalutazione di queste lingue. L’occitano è riconosciuto dallo stato italiano come lingua minoritaria e gode di tutela amministrativa, a differenza del piemontese che, come ogni dialetto italiano, non è tutelato dallo stato. Al giorno d’oggi l’italiano è parlato dalla totalità della popolazione, perciò il parlare dialetto non esclude più il saper parlare anche l’italiano. Partendo da questo presupposto, il lavoro intende esaminare in che modo l’occitano e il piemontese vengano utilizzate nella comunicazione pubblicitaria come valore aggiunto: in ambito alimentare la scelta di integrare l’italiano con il dialetto o la lingua minoritaria ha lo scopo di attribuire al prodotto una maggiore qualità, rimandando ai valori “di una volta”, alle materie prime utilizzate, al luogo d’origine. Per dimostrare la mia tesi, ho passato in rassegna i siti web di diverse aziende alimentari situate in provincia di Cuneo, ho raccolto in analisi i prodotti che presentavano un nome occitano e piemontese e in seguito ne ho analizzato le caratteristiche e la grafia. Per quanto riguarda l’occitano le analisi dei dati raccolti mostrano un utilizzo prevalente della grafia concordata, con interferenze con la grafia classica; l’attenzione alle grafie è molta, emerge la scelta ideologica, si vuole porre in risalto l’origine occitana. Per quanto riguarda il piemontese, invece, viene utilizzata quasi esclusivamente la grafia italianizzante, per facilitare la comprensione del target, che potrebbe non riconoscere la Pacotto Viglongo. Si pone molta meno attenzione all’applicazione delle grafie piemontesi rispetto alle grafie occitane: spesso i parlanti nemmeno sono a conoscenza del fatto che ci sia una grafia codificata da utilizzare come accade per le altre lingue. Una volta raccolti questi dati ho intervistato i rappresentanti di alcune aziende, chiedendo la motivazione dietro la scelta del nome: questi hanno per lo più dichiarato che si trattasse di motivazioni legate alla tradizione. Ho poi messo in relazione le risposte delle aziende ai luoghi in cui sono situate quest’ultime e i dialetti/lingue minoritarie parlate nei luoghi di riferimento, mettendo in luce le eventuali discrepanze tra i dati linguistici e quelli emersi dalle dichiarazioni. Da questa analisi si è potuto osservare come non si tratti meramente di portare avanti una tradizione, e a differenza di ciò che è emerso dalle interviste alle aziende, talvolta sono state prevalenti le strategie di marketing sulla tradizione. L’occitano e il piemontese attirano l’attenzione del possibile consumatore, che vedendo il prodotto come “esotico”, tende a mostrare una maggiore curiosità verso quest’ultimo. Se lo stesso prodotto venisse rinominato in italiano susciterebbe meno curiosità: dietro la denominazione dei prodotti ci sono sempre scelte di marketing più o meno consapevoli.
ITA
For what porpose are minority languages and dialects used in communication? In western Piedmont is evident as one of the areas where languages that are subject to italian are most used, in particular piedmontese and occitan, is the food field; but what is the purpose of these choice? They want to make the tradition stand out, or are marketing choice made? Occitan and piedmontese are both languages subordinate to italian, “loa” compared to italian (official language), which is language “high”-use language, but unlike a few decades ago a revolution of these languages is underway. Occitani s recognised by italian state like a minority languages and enjoys administrative protection, in contrast to piedmontese that, like every italian dialect, is not protected by the state. Today italian is spoken by the whole population, so speak dialect no longer exludes knowing how to speak italian. Starting by this premise, the work intends to examina in which way occitan and piedmontese are used in advertising communication as added value: in food fields the choice to integrate italian with dialects or minority languages is intended to give the product a higher quality, referring to the “values of once”, to the raw materials used, to the original place. To prove my point, i have reviewed the websites of different food companies located in the province of Cuneo, i collected in analysis the product that showed an occitan or piedmontese name and than i analyzed their chacacteristics and graphy. What about occitan, the analysis of the data collected shows a prevalent use of “concordata” graphy, with interference with “classica” graphy; the focus to graphy is high, the ideological choice emerges, they want to emphasize the Occitan origin. What about piedmontais, instead, is used almost exclusively the “italianizzante” graphy, to facilitate the understanding of the target, who might not recognize the “Pacotto-Viglongo” one. Less attention is paid to the application of piedmontais graphy compared to occitan graphy: often the speakers are not even aware that there is an encoded graphy to use like happens fot the other languages. Once these data have been collected i interviewed the representatives of some companies, asking them the motivation behind the choice of the name: they have mostly stated that these were reasons related to tradition. I than related the companies’responses to the place where these are located and the dialects/minority languages spoken in the reference places, highlighting any discrepancied between linguistic data and those resulting from the declaration. This analysis has shown that it is not merely about carrying on a tradition, and in contrast to what emerged from company interviewes, sometimes marketing strategies have been prevalent over tradition. Occitan and piedmontese keep the attention of the potential consumer, who sees the product as “exotic”, tends to show greater curiosity toward the latter. If the same product was renamed in italian it would not achieve the same result, would give rise less curiosity: so we can conclude that, voluntarily or involuntarily, behind the name of a products there are always marketing choice more or less conscious.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/79941