Il primo capitolo si concentrerà sul soggetto dell’analisi di questo lavoro, ovvero sull’Unione Europea e sul suo ruolo internazionale. In questa prima parte del lavoro verranno esposte le ragioni per cui l’Unione Europea può esercitare un potere nelle relazioni internazionali, nonostante non disponga di abbastanza capacità militari che uno stato nazione invece detiene (Duchêne,1973; Bull, 1982). In una prospettiva costruttivista delle relazioni internazionali (Wendt 1992; Wendt 1999) verranno successivamente analizzate le principali ragioni per cui l’evoluzione del sistema internazionale permette che l’Unione Europea possa essere considerata un potente attore internazionale (Manners 2002). Il secondo capitolo si concentrerà sull’oggetto dell’analisi di questo lavoro, ovvero sullo sviluppo sostenibile e sul suo carattere normativo. L’idea proposta da questo lavoro sostiene che lo sviluppo sostenibile abbia le caratteristiche fondamentali per costituire una “norma” per le relazioni internazionali dell’Unione Europea, ovvero uno standard, e quindi un costrutto ideale, capace di scatenare un processo di identificazione e di assimilazione sugli altri attori del sistema internazionale, attraverso la loro socializzazione. Verrà dunque analizzato perché lo sviluppo sostenibile possa essere considerato una norma europea, attraverso la letteratura di riferimento (Finnemore and Sikkink 1998; March e Olsen 1998) ed attraverso l’analisi delle azioni concrete dell’Unione Europea, nell’intento di conciliare obiettivi economici, sociali ed ecologici nelle relazioni internazionali. Il terzo capitolo si concentrerà sulle modalità in cui l’l’UE diffonde la norma europea dello sviluppo sostenibile. Attraverso un caso studio dei network accademico-scientifici originati dai progetti europei finanziati e coordinati dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino nell’ambito delle Azioni Marie Curie, verrà valutata la potenzialità normativa dell’Unione Europea nella diffusione dei principi di sviluppo sostenibile. Il caso delle Azioni Marie Curie offriva alla ricerca non solo pertinenza, ma anche l’accessibilità ad un vasto materiale utile ai fini del lavoro, essendo personalmente coinvolta nelle realtà dei progetti europei finanziati come borsista per l’Università di Torino, per cui svolgo attività di ricerca nell’ambito della loro comunicazione e disseminazione internazionale. Attraverso l’analisi del concetto recentemente emerso nella letteratura di Science Diplomacy, che indica l’insieme delle forme di collaborazione tra diplomazia e scienza, verranno esplorate le ragioni dell’espansione dei confini della politica estera in ambito scientifico. Attraverso il caso dei network accademico-scientifici internazionali verrà esposta la centralità del ruolo dei partenariati pubblico-privati nell’attualizzazione della governance globale per lo sviluppo sostenibile. Infine attraverso l’analisi del caso specifico delle Azioni Marie Curie, ovvero dei programmi di finanziamento europei dedicati all’attuazione di progetti di ricerca accademico-scientifici, verranno individuate le pratiche normative attraverso le quali l’Unione Europea veicola i suoi principi di sviluppo sostenibile, esercitando così la sua influenza nelle relazioni internazionali.

Nel presente lavoro verrà proposta un’analisi del ruolo internazionale dell’Unione Europea alla luce di una riflessione sul potere costituito dalle idee, dai principi e dalle norme nelle relazioni internazionali. Nel 2002 Manners definì l’Unione Europea come una “potenza normativa”, identificando nel suo patrimonio etico, normativo ed identitario la fonte primaria del suo potere nelle relazioni internazionali (Manners, 2002). La teorizzazione proposta da Manners ha riscosso un enorme successo all’interno della letteratura, al punto da ispirare un intero nuovo approccio fondamentale nell’ambito degli studi europei (Manners 2002; Telò 2008; Zielonka 2008; Laïdi 2008; Sicurelli 2009; Kavalski 2013; Tocci 2008). Secondo Manners, la potenza normativa dell’UE si realizzerebbe nella diffusione dei suoi valori identitari nelle relazioni internazionali; democrazia, rule of law, giustizia sociale ed universalità̀ dei diritti umani sono i valori fondamentali europei su cui si concentrano le analisi normative. Recentemente, anche lo sviluppo sostenibile è stato recentemente inserito dallo stesso autore tra alcuni principi liberali “di nuova generazione” che, in virtù della stessa natura trasformativa dell’Unione, assumerebbero una funzione normativa fondamentale e crescente nella politica estera europea (Manners 2021), aprendo così nuovi percorsi di analisi negli studi normativi europei. Sulla base di queste nuove prospettive di analisi nel campo degli studi normativi europei, verrà dunque proposto uno studio del potere normativo dell’Unione Europea nell’ambito della promozione e dell’attuazione dei principi di sviluppo sostenibile, definiti dal framework globale delle Nazioni Unite con l’Agenda 2030 (2015). La tesi presentata in questo lavoro sostiene che i principi di sviluppo sostenibile rappresentino una norma internazionale, ovvero un insieme di principi identitari che l’Unione Europea esporta all’esterno dei suoi “confini” associandoli alla sua identità internazionale (Wendt 1992; Wendt, 1999; Finnemore & Sikkink 1998) e che tali principi costituiscano una fonte di potere primaria per l’Unione Europea nelle relazioni internazionali (Manners, 2002).

Europa potenza normativa. Il ruolo normativo dei principi di sviluppo sostenibile nelle politiche per la ricerca e l’innovazione europee

LILLO, MARTINA
2020/2021

Abstract

Nel presente lavoro verrà proposta un’analisi del ruolo internazionale dell’Unione Europea alla luce di una riflessione sul potere costituito dalle idee, dai principi e dalle norme nelle relazioni internazionali. Nel 2002 Manners definì l’Unione Europea come una “potenza normativa”, identificando nel suo patrimonio etico, normativo ed identitario la fonte primaria del suo potere nelle relazioni internazionali (Manners, 2002). La teorizzazione proposta da Manners ha riscosso un enorme successo all’interno della letteratura, al punto da ispirare un intero nuovo approccio fondamentale nell’ambito degli studi europei (Manners 2002; Telò 2008; Zielonka 2008; Laïdi 2008; Sicurelli 2009; Kavalski 2013; Tocci 2008). Secondo Manners, la potenza normativa dell’UE si realizzerebbe nella diffusione dei suoi valori identitari nelle relazioni internazionali; democrazia, rule of law, giustizia sociale ed universalità̀ dei diritti umani sono i valori fondamentali europei su cui si concentrano le analisi normative. Recentemente, anche lo sviluppo sostenibile è stato recentemente inserito dallo stesso autore tra alcuni principi liberali “di nuova generazione” che, in virtù della stessa natura trasformativa dell’Unione, assumerebbero una funzione normativa fondamentale e crescente nella politica estera europea (Manners 2021), aprendo così nuovi percorsi di analisi negli studi normativi europei. Sulla base di queste nuove prospettive di analisi nel campo degli studi normativi europei, verrà dunque proposto uno studio del potere normativo dell’Unione Europea nell’ambito della promozione e dell’attuazione dei principi di sviluppo sostenibile, definiti dal framework globale delle Nazioni Unite con l’Agenda 2030 (2015). La tesi presentata in questo lavoro sostiene che i principi di sviluppo sostenibile rappresentino una norma internazionale, ovvero un insieme di principi identitari che l’Unione Europea esporta all’esterno dei suoi “confini” associandoli alla sua identità internazionale (Wendt 1992; Wendt, 1999; Finnemore & Sikkink 1998) e che tali principi costituiscano una fonte di potere primaria per l’Unione Europea nelle relazioni internazionali (Manners, 2002).
ITA
Il primo capitolo si concentrerà sul soggetto dell’analisi di questo lavoro, ovvero sull’Unione Europea e sul suo ruolo internazionale. In questa prima parte del lavoro verranno esposte le ragioni per cui l’Unione Europea può esercitare un potere nelle relazioni internazionali, nonostante non disponga di abbastanza capacità militari che uno stato nazione invece detiene (Duchêne,1973; Bull, 1982). In una prospettiva costruttivista delle relazioni internazionali (Wendt 1992; Wendt 1999) verranno successivamente analizzate le principali ragioni per cui l’evoluzione del sistema internazionale permette che l’Unione Europea possa essere considerata un potente attore internazionale (Manners 2002). Il secondo capitolo si concentrerà sull’oggetto dell’analisi di questo lavoro, ovvero sullo sviluppo sostenibile e sul suo carattere normativo. L’idea proposta da questo lavoro sostiene che lo sviluppo sostenibile abbia le caratteristiche fondamentali per costituire una “norma” per le relazioni internazionali dell’Unione Europea, ovvero uno standard, e quindi un costrutto ideale, capace di scatenare un processo di identificazione e di assimilazione sugli altri attori del sistema internazionale, attraverso la loro socializzazione. Verrà dunque analizzato perché lo sviluppo sostenibile possa essere considerato una norma europea, attraverso la letteratura di riferimento (Finnemore and Sikkink 1998; March e Olsen 1998) ed attraverso l’analisi delle azioni concrete dell’Unione Europea, nell’intento di conciliare obiettivi economici, sociali ed ecologici nelle relazioni internazionali. Il terzo capitolo si concentrerà sulle modalità in cui l’l’UE diffonde la norma europea dello sviluppo sostenibile. Attraverso un caso studio dei network accademico-scientifici originati dai progetti europei finanziati e coordinati dal Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino nell’ambito delle Azioni Marie Curie, verrà valutata la potenzialità normativa dell’Unione Europea nella diffusione dei principi di sviluppo sostenibile. Il caso delle Azioni Marie Curie offriva alla ricerca non solo pertinenza, ma anche l’accessibilità ad un vasto materiale utile ai fini del lavoro, essendo personalmente coinvolta nelle realtà dei progetti europei finanziati come borsista per l’Università di Torino, per cui svolgo attività di ricerca nell’ambito della loro comunicazione e disseminazione internazionale. Attraverso l’analisi del concetto recentemente emerso nella letteratura di Science Diplomacy, che indica l’insieme delle forme di collaborazione tra diplomazia e scienza, verranno esplorate le ragioni dell’espansione dei confini della politica estera in ambito scientifico. Attraverso il caso dei network accademico-scientifici internazionali verrà esposta la centralità del ruolo dei partenariati pubblico-privati nell’attualizzazione della governance globale per lo sviluppo sostenibile. Infine attraverso l’analisi del caso specifico delle Azioni Marie Curie, ovvero dei programmi di finanziamento europei dedicati all’attuazione di progetti di ricerca accademico-scientifici, verranno individuate le pratiche normative attraverso le quali l’Unione Europea veicola i suoi principi di sviluppo sostenibile, esercitando così la sua influenza nelle relazioni internazionali.
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