Il Vom Kriege, fondamentale manuale di studi militari, fornisce una visione cruda e dettagliata del fenomeno bellico. La realtà della guerra circondò il generale prussiano dall’adolescenza fino agli incarichi di prestigio a fianco del principe Augusto. Sin dai suoi primi scritti risalenti alla scuola di guerra si evince la necessità di rinnovamento all’interno dello Stato e delle forze armate. La disastrosa sconfitta del 1806 a Jena segnò il giovane Clausewitz, il quale avrà l’opportunità di condividere la prigionia parigina accanto al fidato principe. Tornato in patria partecipò attivamente alle riforme messe in atto dal nuovo governo, le quali segnarono un punto di svolta per la storia politica europea ridefinendo i concetti di cittadinanza e cittadino (Staatsbürger e Bürger) e di costituzione (Verfassung). Vennero aboliti i privilegi di status per l’accesso alle cariche, venne indetta la coscrizione obbligatoria, si rafforzò il legame borghesia-governo si consolida di fronte al nemico francese. In un contesto del genere, in cui la volontà dello Stato modella lo strumento militare, risaltano due capi di grande risma: il nuovo cancelliere Hardenberg e il capo di stato maggiore Scharnhorst. Si tratta di due leader carismatici, i quali incarnano i valori e principi che lo Staatsbürger prussiano ammira, oppresso dall’espansione imperiale napoleonica. Le due figure non perdono importanza al cessare del conflitto e questi funzionari statali trovano numerose possibilità d’impiego. In generale, la diplomazia viene spesso affidata ad alti ufficiali e la carriera militare apre la strada ad importanti incarichi all’esterno della forza armata. Clausewitz in Della Guerra dedica un capitolo alle caratteristiche del comandante, vitale per tradurre la sua visione d’insieme sugli uomini di potere dell’epoca. “Il capo militare diventa statista ma non smette mai d’essere militare. Nella sua ottica coglie da un lato l’insieme dei rapporti politici dello Stato, dall’altro è perfettamente consapevole di ciò che può fare con i mezzi di cui dispone.” Ma a priori occorre una profonda conoscenza delle più alte relazioni di Stato. La figura dell’uomo d’arme, dunque, non può essere allontanata da quella di uomo di Stato. L’interesse dello Stato permea e guida la strategia militare, la politica altri non è che “l’intelligenza della guerra.”
Origini, teoria e fortuna de Della Guerra/Vom Kriege di Carl Von Clausewitz
DI BLASI, MARIO
2021/2022
Abstract
Il Vom Kriege, fondamentale manuale di studi militari, fornisce una visione cruda e dettagliata del fenomeno bellico. La realtà della guerra circondò il generale prussiano dall’adolescenza fino agli incarichi di prestigio a fianco del principe Augusto. Sin dai suoi primi scritti risalenti alla scuola di guerra si evince la necessità di rinnovamento all’interno dello Stato e delle forze armate. La disastrosa sconfitta del 1806 a Jena segnò il giovane Clausewitz, il quale avrà l’opportunità di condividere la prigionia parigina accanto al fidato principe. Tornato in patria partecipò attivamente alle riforme messe in atto dal nuovo governo, le quali segnarono un punto di svolta per la storia politica europea ridefinendo i concetti di cittadinanza e cittadino (Staatsbürger e Bürger) e di costituzione (Verfassung). Vennero aboliti i privilegi di status per l’accesso alle cariche, venne indetta la coscrizione obbligatoria, si rafforzò il legame borghesia-governo si consolida di fronte al nemico francese. In un contesto del genere, in cui la volontà dello Stato modella lo strumento militare, risaltano due capi di grande risma: il nuovo cancelliere Hardenberg e il capo di stato maggiore Scharnhorst. Si tratta di due leader carismatici, i quali incarnano i valori e principi che lo Staatsbürger prussiano ammira, oppresso dall’espansione imperiale napoleonica. Le due figure non perdono importanza al cessare del conflitto e questi funzionari statali trovano numerose possibilità d’impiego. In generale, la diplomazia viene spesso affidata ad alti ufficiali e la carriera militare apre la strada ad importanti incarichi all’esterno della forza armata. Clausewitz in Della Guerra dedica un capitolo alle caratteristiche del comandante, vitale per tradurre la sua visione d’insieme sugli uomini di potere dell’epoca. “Il capo militare diventa statista ma non smette mai d’essere militare. Nella sua ottica coglie da un lato l’insieme dei rapporti politici dello Stato, dall’altro è perfettamente consapevole di ciò che può fare con i mezzi di cui dispone.” Ma a priori occorre una profonda conoscenza delle più alte relazioni di Stato. La figura dell’uomo d’arme, dunque, non può essere allontanata da quella di uomo di Stato. L’interesse dello Stato permea e guida la strategia militare, la politica altri non è che “l’intelligenza della guerra.”File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/79745