This work is inspired by my investigation into the use of surveillance of new digital technologies during the pandemic emergency. Starting from how the surveillance was told to us in 2020, I would like to reveal the need to change the point of view towards its interpretation. To make people understand the risk of a wrong reading of surveillance, by way of example, I will analyze through a semiotic approach the film The Circle (Ponsoldt; 2017), based on the novel of the same name written by Dave Eggers, a mirror of the context of surveillance culture and capitalism in which we live. The aim is to highlight the threat of the administration of these monitoring technologies by the disciplinary state and the new digital powers, and the need to grasp from this awareness the possibility of carrying out a revolution in the use of these tools from a democratic perspective. The first goal of this thesis is to demonstrate that despite the more or less positive meanings through which surveillance is narrated, its action remains linked to the punitive and repressive practice exercised at the time of the Panopticon, as described by Foucault.
Questo lavoro prende spunto dalla mia indagine sull'utilizzo della sorveglianza delle nuove tecnologie digitali durante l'emergenza pandemica. A partire da come ci è stata narrata la sorveglianza nel 2020 vorrei svelare la necessità di dover cambiare punto di vista nei confronti della sua interpretazione. Per far comprendere il rischio di una lettura sbagliata della sorveglianza, a titolo di esempio, analizzerò tramite un approccio semiotico il film Il Cerchio (Ponsoldt; 2017), tratto dall’omonimo romanzo di Dave Eggers, specchio del contesto della cultura e del capitalismo della sorveglianza in cui viviamo. Lo scopo è quello di portare alla luce la minaccia dell'amministrazione di queste tecnologie di monitoraggio da parte dello stato disciplinare e dei nuovi poteri digitali, e la necessità di cogliere da questa consapevolezza la possibilità di compiere una rivoluzione dell’uso di questi strumenti in un’ottica democratica. Obiettivo primo di questa tesi è dimostrare che nonostante le significazioni più o meno positive attraverso cui viene narrata la sorveglianza la sua azione resta legata alla pratica punitiva e repressiva esercitata ai tempi del Panopticon, come descritto da Foucault.
La narrazione della sorveglianza: dal Panopticon alle tecnologie digitali.
FALCONE, ALESSIA
2020/2021
Abstract
Questo lavoro prende spunto dalla mia indagine sull'utilizzo della sorveglianza delle nuove tecnologie digitali durante l'emergenza pandemica. A partire da come ci è stata narrata la sorveglianza nel 2020 vorrei svelare la necessità di dover cambiare punto di vista nei confronti della sua interpretazione. Per far comprendere il rischio di una lettura sbagliata della sorveglianza, a titolo di esempio, analizzerò tramite un approccio semiotico il film Il Cerchio (Ponsoldt; 2017), tratto dall’omonimo romanzo di Dave Eggers, specchio del contesto della cultura e del capitalismo della sorveglianza in cui viviamo. Lo scopo è quello di portare alla luce la minaccia dell'amministrazione di queste tecnologie di monitoraggio da parte dello stato disciplinare e dei nuovi poteri digitali, e la necessità di cogliere da questa consapevolezza la possibilità di compiere una rivoluzione dell’uso di questi strumenti in un’ottica democratica. Obiettivo primo di questa tesi è dimostrare che nonostante le significazioni più o meno positive attraverso cui viene narrata la sorveglianza la sua azione resta legata alla pratica punitiva e repressiva esercitata ai tempi del Panopticon, come descritto da Foucault.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/79711