On 31 December 2019, the World Health Organization recorded the first case of contagion caused by an unknown pathogen, in the city of Wuhan, Hubei province, China. No one imagined that this was the beginning of a global pandemic that, in a matter of weeks, would quarantine three and a half billion people worldwide, disrupt the most advanced economies, bring even the most robust health systems to their knees. part of the planet and caused millions of infected people and deaths (Migliorati, 2020). Those who have suffered most from the effects of liquid fear, due to the worldwide spread of Covid-19, are the elderly. Their fragility is both physical and psychic and both are aggravated by traumatic events and sufferings of life. During the pandemic, the fear of death overwhelmed everyone, but those who were most vulnerable to it were precisely those with an advanced age. The exorcization of the fear of the Coronavirus, in fact, has led the human community to a high level of cynicism, which has affected especially the most fragile. The media of each country insisted that Covid mainly affects people with an average age of around 80 (Migliorati, 2020) and this media bombardment has generated such high social anxiety, which has prevented many over 60 from leaving the house, leading them towards an inexorable and harmful isolation. The PNRR includes, among its main objectives, the increase in life expectancy in good health, which can be achieved through preventive interventions, aimed at the youngest; for example, through the promotion, right from kindergarten, of a healthy lifestyle, characterized by a balanced diet, physical exercise, care of the body and mind. In addition, interventions aimed at enhancing the third and fourth age must be encouraged among all generations, with particular attention to active aging and strategies and interventions on the community that allow the complex but necessary change in mentality; the elderly population must be re-evaluated, so that it is considered a precious resource for the community, not as an unnecessary burden (Landi, 2021). The proposal is, therefore, to promote initiatives aimed at the active aging of today's elderly. First of all, you need to get to know this segment of the population, represented, for the most part, by the Baby Boomer generation. They are long-lived active, full of life and love for their grandchildren or their passions; for the immense affective, emotional, economic and social resources they represent, they deserve to be valued and considered as the protagonists of their existence. Old age is like a bridge between past and present, which needs to know how to live in change, while not forgetting one's roots. And it is precisely from this connection, that between past and present, that we can start to reach this demographic slice, to try to positively affect the strengthening of self-efficacy, self-esteem and identity. The memory, in fact, favors the development of cognitive and reflexive processes, which can be implemented through the narration. It is necessary to connect the autobiographical memory to a concrete stimulus, thanks to which to be able to "unblock" and start telling one's story. The stimulus proposed here is represented by the television programs of the fifties and sixties, which accompanied the growth of the generation of the current elderly, helping to shape their history and their memory.
Il 31 dicembre 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità registrava il primo caso di contagio determinato da uno sconosciuto agente patogeno, nella città di Wuhan, provincia dell’Hubei, in Cina. Nessuno immaginava che quello fosse l’inizio di una pandemia globale che, nel giro di poche settimane, avrebbe messo in quarantena tre miliardi e mezzo di persone nel mondo, disastrato le economie più avanzate, messo in ginocchio anche i sistemi sanitari più solidi di larga parte del pianeta e causato milioni di contagiati e di morti (Migliorati, 2020). Coloro che hanno subito maggiormente gli effetti della paura liquida, dovuta alla diffusione a livello mondiale del Covid-19, sono gli anziani. La loro fragilità è sia fisica che psichica ed entrambe vengono aggravate da eventi traumatici e sofferenze della vita. Nel corso della pandemia, la paura della morte ha sopraffatto tutti, ma coloro che sono risultati più vulnerabili ad essa sono stati proprio i soggetti con un’età avanzata. L’esorcizzazione del timore del Coronavirus, infatti, ha condotto la comunità umana verso un elevato livello di cinismo, che ha colpito soprattutto i più fragili. I media di ogni Paese insistevano sul fatto che il Covid colpisse principalmente le persone con un’età media di circa 80 anni (Migliorati, 2020) e questo bombardamento mediatico ha generato un’ansia sociale talmente elevata, che ha impedito a molti over 60 di uscire di casa, conducendoli verso un inesorabile e dannoso isolamento. Il PNRR prevede, tra i suoi obiettivi principali, l'aumento dell'aspettativa di vita in buona salute, che può essere raggiunto attraverso interventi di prevenzione, destinati ai più giovani; ad esempio, tramite la promozione, fin dalle scuole dell’infanzia, di uno stile di vita sano, caratterizzato da un’alimentazione equilibrata, dall’esercizio fisico, dalla cura del corpo e della mente. Inoltre, devono essere incentivati, presso tutte le generazioni, interventi volti alla valorizzazione della terza e quarta età, con un’attenzione particolare all'invecchiamento attivo e a strategie e interventi sulla comunità che permettano il complesso ma necessario mutamento di mentalità; la popolazione anziana dev’essere rivalutata, affinchè venga considerata una risorsa preziosa per la comunità, non come un inutile onere (Landi, 2021). La proposta è, dunque, quella di promuovere iniziative volte all’invecchiamento attivo degli anziani di oggi. Per prima cosa, bisogna imparare a conoscere questa fascia di popolazione, rappresentata, per la maggior parte, dalla generazione dei Baby Boomer. Sono longevi attivi, pieni di vita e di amore per i nipoti o per le proprie passioni; per le immense risorse affettive, emotive, economiche e sociali che rappresentano meritano di essere valorizzati e considerati come i protagonisti della loro esistenza. La vecchiaia è come un ponte tra passato e presente, che necessita di saper vivere nel cambiamento, pur non dimenticando le proprie radici. Ed è proprio da questo nesso, quello tra passato e presente, che si può partire per raggiungere questa fetta demografica, per provare ad incidere positivamente sul rafforzamento di autoefficacia, autostima e identità. Il ricordo, infatti, favorisce lo sviluppo di processi cognitivi e riflessivi, i quali possono essere implementati attraverso la narrazione. E’ necessario collegare il ricordo autobiografico a uno stimolo concreto, grazie al quale riuscire a "sbloccarsi" e iniziare a raccontare la propria storia. Lo stimolo qui proposto è rappresentato dai programmi televisivi degli anni Cinquanta e Sessanta, che hanno accompagnato la crescita della generazione degli attuali anziani, contribuendo a formare la loro storia e la loro memoria.
ANZIANI E PROGRAMMI TELEVISIVI DEGLI ANNI CINQUANTA E SESSANTA
PASTURA, SOFIA
2021/2022
Abstract
Il 31 dicembre 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità registrava il primo caso di contagio determinato da uno sconosciuto agente patogeno, nella città di Wuhan, provincia dell’Hubei, in Cina. Nessuno immaginava che quello fosse l’inizio di una pandemia globale che, nel giro di poche settimane, avrebbe messo in quarantena tre miliardi e mezzo di persone nel mondo, disastrato le economie più avanzate, messo in ginocchio anche i sistemi sanitari più solidi di larga parte del pianeta e causato milioni di contagiati e di morti (Migliorati, 2020). Coloro che hanno subito maggiormente gli effetti della paura liquida, dovuta alla diffusione a livello mondiale del Covid-19, sono gli anziani. La loro fragilità è sia fisica che psichica ed entrambe vengono aggravate da eventi traumatici e sofferenze della vita. Nel corso della pandemia, la paura della morte ha sopraffatto tutti, ma coloro che sono risultati più vulnerabili ad essa sono stati proprio i soggetti con un’età avanzata. L’esorcizzazione del timore del Coronavirus, infatti, ha condotto la comunità umana verso un elevato livello di cinismo, che ha colpito soprattutto i più fragili. I media di ogni Paese insistevano sul fatto che il Covid colpisse principalmente le persone con un’età media di circa 80 anni (Migliorati, 2020) e questo bombardamento mediatico ha generato un’ansia sociale talmente elevata, che ha impedito a molti over 60 di uscire di casa, conducendoli verso un inesorabile e dannoso isolamento. Il PNRR prevede, tra i suoi obiettivi principali, l'aumento dell'aspettativa di vita in buona salute, che può essere raggiunto attraverso interventi di prevenzione, destinati ai più giovani; ad esempio, tramite la promozione, fin dalle scuole dell’infanzia, di uno stile di vita sano, caratterizzato da un’alimentazione equilibrata, dall’esercizio fisico, dalla cura del corpo e della mente. Inoltre, devono essere incentivati, presso tutte le generazioni, interventi volti alla valorizzazione della terza e quarta età, con un’attenzione particolare all'invecchiamento attivo e a strategie e interventi sulla comunità che permettano il complesso ma necessario mutamento di mentalità; la popolazione anziana dev’essere rivalutata, affinchè venga considerata una risorsa preziosa per la comunità, non come un inutile onere (Landi, 2021). La proposta è, dunque, quella di promuovere iniziative volte all’invecchiamento attivo degli anziani di oggi. Per prima cosa, bisogna imparare a conoscere questa fascia di popolazione, rappresentata, per la maggior parte, dalla generazione dei Baby Boomer. Sono longevi attivi, pieni di vita e di amore per i nipoti o per le proprie passioni; per le immense risorse affettive, emotive, economiche e sociali che rappresentano meritano di essere valorizzati e considerati come i protagonisti della loro esistenza. La vecchiaia è come un ponte tra passato e presente, che necessita di saper vivere nel cambiamento, pur non dimenticando le proprie radici. Ed è proprio da questo nesso, quello tra passato e presente, che si può partire per raggiungere questa fetta demografica, per provare ad incidere positivamente sul rafforzamento di autoefficacia, autostima e identità. Il ricordo, infatti, favorisce lo sviluppo di processi cognitivi e riflessivi, i quali possono essere implementati attraverso la narrazione. E’ necessario collegare il ricordo autobiografico a uno stimolo concreto, grazie al quale riuscire a "sbloccarsi" e iniziare a raccontare la propria storia. Lo stimolo qui proposto è rappresentato dai programmi televisivi degli anni Cinquanta e Sessanta, che hanno accompagnato la crescita della generazione degli attuali anziani, contribuendo a formare la loro storia e la loro memoria.File | Dimensione | Formato | |
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