L’interesse per gli argomenti trattati nasce dallo studio di materie quali Sociologia dell’ambiente e Antropologia politica. A partire dalla lettura del volume “The politics of palm oil harm. A green criminological perspective.” di Henneke Mol e “Necropolitiche” di Achille Mbembe, ho ritrovato nella descrizione del caso colombiano presentato all’ interno del primo e nella concezione di necropolitica del secondo, l’intersezione tra le due discipline. Il potere, le sue dinamiche e la sua emanazione sono, fin dall’avvento dell’umanità, caratteristica intrinseca che esprime i parallelismi e le asimmetrie tra diversi gruppi di individui. In questo scritto analizzo queste dinamiche intrecciate al caso del land grabbing come esempio di pratica che incide sulla crisi climatica globale. Il mio intento è quello di dimostrare come la morte, sia essa di un essere umano, di un animale o di una parte della natura, sia insita nel concetto di sovranità, e quindi collegata indissolubilmente alla perpetrazione del potere; e come quest’ultimo incide sulle catastrofi ambientali. Questa è la domanda che mi ha ispirato per tutta la lunghezza dell’elaborato. Nel primo capitolo offro un riassunto delle strade intraprese dalla Green Criminology, al fine di porre l’attenzione sull’ambiente in quanto vittima di crimini a cui non ci si riferisce come tali, oltre ad esporre in merito agli argomenti di studio della disciplina. Da qui l’analisi del continuum tra danno e crimine, questione legata anche alle definizioni di ciò che è legale e ciò che è illegale. Lo scritto prosegue con un excursus sui crimini ambientali in generale, con attenzione particolare ai conflitti da essi generati. Infine, propongo una riflessione politica dove argomento la suddetta connessione tra politiche di morte e distruzione ambientale. Il tema centrale del secondo capitolo è il land grabbing, a partire da una prospettiva macro per arrivare all’economia agroindustriale. L’ enfasi è posta sul legame tra economia e scelte politiche, all’interno del quale si inseriscono le multinazionali in quanto attore polivalente dotato di potere, esterno alle istituzioni con cui, però, instaura una relazione che porta alla soddisfazione reciproca di interessi. In seguito, un breve riassunto dei rapporti FOCSIV 2019, 2020 e 2021 per contestualizzare il land grabbing negli anni più recenti. Il caso studio relativo alla politica del danno conseguente all’imposizione delle coltivazioni di olio di palma in Colombia chiude lo scritto. L'intento è di scendere nello specifico di un esempio concreto di land grabbing, dimostrando come esso sia rappresentativo di tutte le questioni sollevate nei capitoli precedenti. La contestualizzazione e la presentazione degli attori sono seguiti dall’analisi degli eventi e delle problematiche che evidenziano i punti critici dell’applicazione di dinamiche capitaliste in un territorio dove le comunità indigene e native applicano metodi di sussistenza completamente opposti, fondati su credenze e modi di vivere inconciliabili con l’ottica neoliberale. Il tutto sempre collegato ai danni ambientali prodotti come conseguenza dell’agro-industrializzazioni. Le conclusioni tirano le somme rispondendo alla domanda di ricerca, evidenziando il nesso tra necropolitica, economia e crisimi climatica, sottolineando la linea di continuità tra i danni perpetrati nei confronti degli esseri umani e della natura.

Dalla Green Criminology alla necropolitica. Land grabbing e conflitti ambientali intorno all'olio di palma in Colombia.

TRENTALANGE, ANDREA
2020/2021

Abstract

L’interesse per gli argomenti trattati nasce dallo studio di materie quali Sociologia dell’ambiente e Antropologia politica. A partire dalla lettura del volume “The politics of palm oil harm. A green criminological perspective.” di Henneke Mol e “Necropolitiche” di Achille Mbembe, ho ritrovato nella descrizione del caso colombiano presentato all’ interno del primo e nella concezione di necropolitica del secondo, l’intersezione tra le due discipline. Il potere, le sue dinamiche e la sua emanazione sono, fin dall’avvento dell’umanità, caratteristica intrinseca che esprime i parallelismi e le asimmetrie tra diversi gruppi di individui. In questo scritto analizzo queste dinamiche intrecciate al caso del land grabbing come esempio di pratica che incide sulla crisi climatica globale. Il mio intento è quello di dimostrare come la morte, sia essa di un essere umano, di un animale o di una parte della natura, sia insita nel concetto di sovranità, e quindi collegata indissolubilmente alla perpetrazione del potere; e come quest’ultimo incide sulle catastrofi ambientali. Questa è la domanda che mi ha ispirato per tutta la lunghezza dell’elaborato. Nel primo capitolo offro un riassunto delle strade intraprese dalla Green Criminology, al fine di porre l’attenzione sull’ambiente in quanto vittima di crimini a cui non ci si riferisce come tali, oltre ad esporre in merito agli argomenti di studio della disciplina. Da qui l’analisi del continuum tra danno e crimine, questione legata anche alle definizioni di ciò che è legale e ciò che è illegale. Lo scritto prosegue con un excursus sui crimini ambientali in generale, con attenzione particolare ai conflitti da essi generati. Infine, propongo una riflessione politica dove argomento la suddetta connessione tra politiche di morte e distruzione ambientale. Il tema centrale del secondo capitolo è il land grabbing, a partire da una prospettiva macro per arrivare all’economia agroindustriale. L’ enfasi è posta sul legame tra economia e scelte politiche, all’interno del quale si inseriscono le multinazionali in quanto attore polivalente dotato di potere, esterno alle istituzioni con cui, però, instaura una relazione che porta alla soddisfazione reciproca di interessi. In seguito, un breve riassunto dei rapporti FOCSIV 2019, 2020 e 2021 per contestualizzare il land grabbing negli anni più recenti. Il caso studio relativo alla politica del danno conseguente all’imposizione delle coltivazioni di olio di palma in Colombia chiude lo scritto. L'intento è di scendere nello specifico di un esempio concreto di land grabbing, dimostrando come esso sia rappresentativo di tutte le questioni sollevate nei capitoli precedenti. La contestualizzazione e la presentazione degli attori sono seguiti dall’analisi degli eventi e delle problematiche che evidenziano i punti critici dell’applicazione di dinamiche capitaliste in un territorio dove le comunità indigene e native applicano metodi di sussistenza completamente opposti, fondati su credenze e modi di vivere inconciliabili con l’ottica neoliberale. Il tutto sempre collegato ai danni ambientali prodotti come conseguenza dell’agro-industrializzazioni. Le conclusioni tirano le somme rispondendo alla domanda di ricerca, evidenziando il nesso tra necropolitica, economia e crisimi climatica, sottolineando la linea di continuità tra i danni perpetrati nei confronti degli esseri umani e della natura.
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