Background. The negative impact of sympathetic hyperfunction on cardiovascular risk is known in literature, however there are no studies demonstrating the usefulness of urinary metanephrines, as indirect markers of sympathetic activity, in the evaluation of cardiometabolic risk. Objectives. To evaluate the association between urine metanephrine levels and cardiometabolic complications in a large cohort of subjects not affected by pheochromocytoma/paraganglioma. Subjects and methods. In the study were enrolled 2011 patients who performed the 24-hour urine metanephrine dosage at the Baldi and Riberi laboratory in A.O.U. Città della Salute e della Scienza of Turin from 2007 to 2015. Anamnestic, clinical, biochemical and instrumental data were collected from the hospital records. Results. The patients were stratified into tertiles on the basis of normetanephrine values (I tertile: values 20-239.4 µg/day; II tertile: values 240-382 µg/day, III tertile: values 383-2300 µg/day). In univariate analysis, increasing normetanephrine values were associated with male sex (p<0.001), smoking (p=0.003), metabolic syndrome (MS) (p=0.016), obesity (p=0.001), hypertensive crisis and hypertension (p<0.001), diabetes mellitus (DM) (p=0.034), hypertensive cardiomyopathy (p<0.001), treatment with α-blocker intake (p=0.001), angiotensin II receptor blockers (p=0.015), thiazide diuretics (p=0.004), mineralocorticoid receptor antagonists (p=0.048), calcium channel blockers (p=0.013), furosemide (p=0.012), previous peripheral vascular events (p<0.001) and arrhythmias (p=0.026). The increase in normetanephrines was also associated with an increase in age, weight, BMI, systolic blood pressure (SBP), diastolic blood pressure (DBP) (p<0.001), blood glucose (p=0.002), triglycerides (p=0.018), creatinine (p=0.035), number of antihypertensive drugs (p<0.001), cardiovascular risk calculated with the SCORE project (p=0.041), the Progetto CUORE and the Framingham risk score (p<0.001). In multivariate analysis, normetanephrine values were independently associated with the presence of hypertensive cardiomyopathy (p<0.001), DM (p=0.023), MS (p=0.032) and previous cardiovascular events (p=0.026), after the corrections for all covariates with potential clinical interference. The subjects were also divided into tertiles on the basis of metanephrine values (I tertile: 684 subjects, values 6-74 µg/day; II tertile: 660 subjects, values 74.7-125 µg/day; III tertile: 666 subjects, values 125.1-851.5 µg/day). In univariate analysis, the increase in metanephrines was associated with male sex (p<0.001), hospitalization (p=0.002), smoking (p<0.001), hypertensive crisis (p=0.001) and inversely with obesity (p<0.001). Associations were also found between increased metanephrine levels and weight gain (p=0.005), BMI (p=0.002), systolic blood pressure (p=0.023), diastolic blood pressure (p=0.043) and Framingham risk score (p=0.002). From multivariate analysis, metanephrines appear to be an independent factor strongly associated only with hypertensive cardiomyopathy (p=0.019), after the corrections for all covariates with potential clinical interference. Conclusions. This study demonstrated that metanephrines are useful markers in the stratification of cardiovascular risk. If these data were also confirmed in a longitudinal work that evaluates the association between metanephrine levels and the incidence of cardiovascular events, a further role of these metabolites in defining the CV risk of patients and the treatment with sympathetic system inhibitors in order to reduce cardiometabolic risk could be considered.

Background. È noto in Letteratura l’impatto negativo dell’iperfunzione simpatica sul rischio cardiovascolare, tuttavia non sono presenti studi che dimostrino l’utilità delle metanefrine urinarie, come indici indiretti di attività simpatica, nella valutazione del rischio cardiometabolico. Obiettivo. Valutare l’associazione tra livelli di metanefrine urinarie e complicanze cardiometaboliche in un’ampia coorte di soggetti non affetti da feocromocitoma/paraganglioma. Soggetti e metodi. Nello studio sono stati arruolati 2011 pazienti, che hanno effettuato il dosaggio delle metanefrine urinarie delle 24 ore presso il laboratorio Baldi e Riberi dell’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino dal 2007 al 2015. I dati anamnestici, clinici ematochimici e strumentali sono stati raccolti dalle cartelle cliniche di ricovero. Risultati. I pazienti sono stati stratificati in terzili in base ai valori di normetanefrine (I terzile: valori 20-239.4 µg/die; II terzile: valori 240-382 µg/die, III terzile: valori 383-2300 µg/die). In analisi univariata valori crescenti di normetanefrine sono risultati associati a sesso maschile (p<0.001), fumo (p=0.003), sindrome metabolica (SM) (p=0.016), obesità (p=0.001), crisi ipertensiva ed ipertensione (p<0.001), diabete mellito (DM) (p=0.034), cardiopatia ipertensiva (p<0.001), assunzione di α-bloccanti (p=0.001), sartani (p=0.015), tiazidici (p=0.004), antagonisti del recettore dei mineralcorticoidi (p=0.048), calcio-antagonisti (p=0.013), furosemide (p=0.012), eventi periferici (p<0.001) ed aritmie pregresse (p=0.026). L’aumento delle normetanefrine è anche risultato associato ad un aumento di età, peso, BMI, Pressione Sistolica (PAS), Pressione Diastolica (PAD) (p<0.001), glicemia (p=0.002), trigliceridi (p=0.018), creatinina (p=0.035), numero di farmaci antiipertensivi (p<0.001), rischio cardiovascolare calcolato tramite il progetto SCORE (p=0.041), CUORE e il Framingham risk score (p<0.001). In analisi multivariata è emerso che le normetanefrine sono indipendentemente associate alla presenza di cardiopatia ipertensiva (p<0.001), di DM (p=0.023), di SM (p=0.032) ed agli eventi cardiovascolari pregressi (p=0.026), dopo aver corretto per tutte le covariate a potenziale interferenza clinica. I soggetti sono stati anche suddivisi in terzili in base ai valori di metanefrine (I terzile: 684 soggetti, valori 6-74 µg/die; II terzile: 660 soggetti, valori 74.7-125 µg/die; III terzile: 666 soggetti, valori 125.1-851.5 µg/die). In analisi univariata l’aumento delle metanefrine è risultato associato al sesso maschile (p<0.001), ospedalizzazione (p=0.002), fumo (p<0.001), crisi ipertensiva (p=0.001) e inversamente all’obesità (p<0.001). Sono state trovate anche associazioni tra l’aumento dei livelli di metanefrine e aumento di peso (p=0.005), BMI (p=0.002), Pressione Sistolica (p=0.023), Pressione Diastolica (p=0.043) e Framingham risk score (p=0.002). Dall’analisi multivariata le metanefrine risultano essere un fattore indipendente fortemente associato solo alla cardiopatia ipertensiva (p=0.019), dopo aver corretto per tutte le covariate a potenziale interferenza clinica. Conclusioni. Questo studio ha dimostrato come le metanefrine siano indici utili nella stratificazione del rischio cardiovascolare. Se questi dati fossero confermati anche in un lavoro longitudinale che valuti l’associazione tra livelli di metanefrine ed incidenza di eventi cardiovascolari, si potrebbe valutare un ulteriore ruolo di tali metaboliti nella definizione del rischio CV dei pazienti e l’eventuale possibilità di intervenire con trattamenti inibitori sul sistema simpatico allo scopo di ridurre il rischio cardiometabolico.

Le metanefrine urinarie delle 24 ore, indici indiretti di attività simpatica, si associano alle complicanze cardiometaboliche

MEDICI, RITA MARIA
2019/2020

Abstract

Background. È noto in Letteratura l’impatto negativo dell’iperfunzione simpatica sul rischio cardiovascolare, tuttavia non sono presenti studi che dimostrino l’utilità delle metanefrine urinarie, come indici indiretti di attività simpatica, nella valutazione del rischio cardiometabolico. Obiettivo. Valutare l’associazione tra livelli di metanefrine urinarie e complicanze cardiometaboliche in un’ampia coorte di soggetti non affetti da feocromocitoma/paraganglioma. Soggetti e metodi. Nello studio sono stati arruolati 2011 pazienti, che hanno effettuato il dosaggio delle metanefrine urinarie delle 24 ore presso il laboratorio Baldi e Riberi dell’A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino dal 2007 al 2015. I dati anamnestici, clinici ematochimici e strumentali sono stati raccolti dalle cartelle cliniche di ricovero. Risultati. I pazienti sono stati stratificati in terzili in base ai valori di normetanefrine (I terzile: valori 20-239.4 µg/die; II terzile: valori 240-382 µg/die, III terzile: valori 383-2300 µg/die). In analisi univariata valori crescenti di normetanefrine sono risultati associati a sesso maschile (p<0.001), fumo (p=0.003), sindrome metabolica (SM) (p=0.016), obesità (p=0.001), crisi ipertensiva ed ipertensione (p<0.001), diabete mellito (DM) (p=0.034), cardiopatia ipertensiva (p<0.001), assunzione di α-bloccanti (p=0.001), sartani (p=0.015), tiazidici (p=0.004), antagonisti del recettore dei mineralcorticoidi (p=0.048), calcio-antagonisti (p=0.013), furosemide (p=0.012), eventi periferici (p<0.001) ed aritmie pregresse (p=0.026). L’aumento delle normetanefrine è anche risultato associato ad un aumento di età, peso, BMI, Pressione Sistolica (PAS), Pressione Diastolica (PAD) (p<0.001), glicemia (p=0.002), trigliceridi (p=0.018), creatinina (p=0.035), numero di farmaci antiipertensivi (p<0.001), rischio cardiovascolare calcolato tramite il progetto SCORE (p=0.041), CUORE e il Framingham risk score (p<0.001). In analisi multivariata è emerso che le normetanefrine sono indipendentemente associate alla presenza di cardiopatia ipertensiva (p<0.001), di DM (p=0.023), di SM (p=0.032) ed agli eventi cardiovascolari pregressi (p=0.026), dopo aver corretto per tutte le covariate a potenziale interferenza clinica. I soggetti sono stati anche suddivisi in terzili in base ai valori di metanefrine (I terzile: 684 soggetti, valori 6-74 µg/die; II terzile: 660 soggetti, valori 74.7-125 µg/die; III terzile: 666 soggetti, valori 125.1-851.5 µg/die). In analisi univariata l’aumento delle metanefrine è risultato associato al sesso maschile (p<0.001), ospedalizzazione (p=0.002), fumo (p<0.001), crisi ipertensiva (p=0.001) e inversamente all’obesità (p<0.001). Sono state trovate anche associazioni tra l’aumento dei livelli di metanefrine e aumento di peso (p=0.005), BMI (p=0.002), Pressione Sistolica (p=0.023), Pressione Diastolica (p=0.043) e Framingham risk score (p=0.002). Dall’analisi multivariata le metanefrine risultano essere un fattore indipendente fortemente associato solo alla cardiopatia ipertensiva (p=0.019), dopo aver corretto per tutte le covariate a potenziale interferenza clinica. Conclusioni. Questo studio ha dimostrato come le metanefrine siano indici utili nella stratificazione del rischio cardiovascolare. Se questi dati fossero confermati anche in un lavoro longitudinale che valuti l’associazione tra livelli di metanefrine ed incidenza di eventi cardiovascolari, si potrebbe valutare un ulteriore ruolo di tali metaboliti nella definizione del rischio CV dei pazienti e l’eventuale possibilità di intervenire con trattamenti inibitori sul sistema simpatico allo scopo di ridurre il rischio cardiometabolico.
Urine metanephrines, indirect markers of sympathetic activity, are associated with cardiometabolic complications
Background. The negative impact of sympathetic hyperfunction on cardiovascular risk is known in literature, however there are no studies demonstrating the usefulness of urinary metanephrines, as indirect markers of sympathetic activity, in the evaluation of cardiometabolic risk. Objectives. To evaluate the association between urine metanephrine levels and cardiometabolic complications in a large cohort of subjects not affected by pheochromocytoma/paraganglioma. Subjects and methods. In the study were enrolled 2011 patients who performed the 24-hour urine metanephrine dosage at the Baldi and Riberi laboratory in A.O.U. Città della Salute e della Scienza of Turin from 2007 to 2015. Anamnestic, clinical, biochemical and instrumental data were collected from the hospital records. Results. The patients were stratified into tertiles on the basis of normetanephrine values (I tertile: values 20-239.4 µg/day; II tertile: values 240-382 µg/day, III tertile: values 383-2300 µg/day). In univariate analysis, increasing normetanephrine values were associated with male sex (p<0.001), smoking (p=0.003), metabolic syndrome (MS) (p=0.016), obesity (p=0.001), hypertensive crisis and hypertension (p<0.001), diabetes mellitus (DM) (p=0.034), hypertensive cardiomyopathy (p<0.001), treatment with α-blocker intake (p=0.001), angiotensin II receptor blockers (p=0.015), thiazide diuretics (p=0.004), mineralocorticoid receptor antagonists (p=0.048), calcium channel blockers (p=0.013), furosemide (p=0.012), previous peripheral vascular events (p<0.001) and arrhythmias (p=0.026). The increase in normetanephrines was also associated with an increase in age, weight, BMI, systolic blood pressure (SBP), diastolic blood pressure (DBP) (p<0.001), blood glucose (p=0.002), triglycerides (p=0.018), creatinine (p=0.035), number of antihypertensive drugs (p<0.001), cardiovascular risk calculated with the SCORE project (p=0.041), the Progetto CUORE and the Framingham risk score (p<0.001). In multivariate analysis, normetanephrine values were independently associated with the presence of hypertensive cardiomyopathy (p<0.001), DM (p=0.023), MS (p=0.032) and previous cardiovascular events (p=0.026), after the corrections for all covariates with potential clinical interference. The subjects were also divided into tertiles on the basis of metanephrine values (I tertile: 684 subjects, values 6-74 µg/day; II tertile: 660 subjects, values 74.7-125 µg/day; III tertile: 666 subjects, values 125.1-851.5 µg/day). In univariate analysis, the increase in metanephrines was associated with male sex (p<0.001), hospitalization (p=0.002), smoking (p<0.001), hypertensive crisis (p=0.001) and inversely with obesity (p<0.001). Associations were also found between increased metanephrine levels and weight gain (p=0.005), BMI (p=0.002), systolic blood pressure (p=0.023), diastolic blood pressure (p=0.043) and Framingham risk score (p=0.002). From multivariate analysis, metanephrines appear to be an independent factor strongly associated only with hypertensive cardiomyopathy (p=0.019), after the corrections for all covariates with potential clinical interference. Conclusions. This study demonstrated that metanephrines are useful markers in the stratification of cardiovascular risk. If these data were also confirmed in a longitudinal work that evaluates the association between metanephrine levels and the incidence of cardiovascular events, a further role of these metabolites in defining the CV risk of patients and the treatment with sympathetic system inhibitors in order to reduce cardiometabolic risk could be considered.
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