La presente dissertazione prende in esame il pensiero di Peter Singer, considerato il più influente pensatore contemporaneo, e in particolar modo volge alle sue teorie sul fine vita. L’autore australiano pone alla base della sua riflessione una totale riforma dell’etica tradizionale, ritenendola inadeguata e considerando necessaria l’adesione ad un ragionamento morale di stampo utilitaristico. Scardinandone la concezione comune basata sulla sacralità della vita, propone una nuova etica, focalizzata sulla qualità della vita e sulla giustificazione razionale. Riconoscendo lo stato di crisi dell’etica religiosa, individua quindi cinque punti cardine rispetto ai quali propone altrettanti “nuovi comandamenti”. Fedele alla corrente utilitaristica è interessato al livello di benessere generale, senza distinguere tra umani e non umani. La riflessione sul calcolo dell’utile al centro delle teorie dei maestri dell’utilitarismo, quali Bentham e Mill, viene evoluta in una forma di altruismo efficace, che mette in luce che l’etica è mossa dalla ragione e non dai sentimenti e ha come fine prioritario l’eliminazione della sofferenza. L’attenzione alla qualità della vita e all’eliminazione della sofferenza è il filo rosso della proposta bioetica di Peter Singer, molto evidente nelle questioni di fine vita in cui usa il dispositivo teorico della separazione tra vita biologica e vita biografica e afferma che solo quest’ultima debba essere tutelata. Singer però non si limita a riconoscere la validità di un’eutanasia volontaria, ma si esprime favorevole anche alla non volontaria, qualora mantenere vivo un individuo comporti intorno a lui un malessere superiore al livello di benessere. Questa e altre posizioni hanno causato accuse di nazismo, in quanto non ci sarebbe spazio per forme di vita ritenute inferiori. L’autore si è difeso appellandosi alla lotta contro la sofferenza, che donerebbe a certe sue tesi una luce di benevolenza al posto di un’apparente spietatezza. Infine viene proposto un confronto con l’etica della sacralità della vita, che nella lettera Samaritanus Bonus della Congregazione per la dottrina della fede si esplicita nell’inviolabilità della vita umana. Prendendo in esame il caso di Charlie Gard, bambino affetto da una rara sindrome e non in grado di esprimere sofferenza, viene mostrato il dibattito accademico e mediatico sulla vita e la sua intangibilità, legate alle possibilità del neonato. A tal proposito Singer e Savulescu stravolgono apparentemente le loro tesi utilitaristiche avvicinandosi alle scelte dei pensatori cristiani, basandosi però sul benessere psicologico dei genitori.
Il fine vita: Peter Singer e lo scontro con l’etica tradizionale.
MASSÈ, ISABELLA
2021/2022
Abstract
La presente dissertazione prende in esame il pensiero di Peter Singer, considerato il più influente pensatore contemporaneo, e in particolar modo volge alle sue teorie sul fine vita. L’autore australiano pone alla base della sua riflessione una totale riforma dell’etica tradizionale, ritenendola inadeguata e considerando necessaria l’adesione ad un ragionamento morale di stampo utilitaristico. Scardinandone la concezione comune basata sulla sacralità della vita, propone una nuova etica, focalizzata sulla qualità della vita e sulla giustificazione razionale. Riconoscendo lo stato di crisi dell’etica religiosa, individua quindi cinque punti cardine rispetto ai quali propone altrettanti “nuovi comandamenti”. Fedele alla corrente utilitaristica è interessato al livello di benessere generale, senza distinguere tra umani e non umani. La riflessione sul calcolo dell’utile al centro delle teorie dei maestri dell’utilitarismo, quali Bentham e Mill, viene evoluta in una forma di altruismo efficace, che mette in luce che l’etica è mossa dalla ragione e non dai sentimenti e ha come fine prioritario l’eliminazione della sofferenza. L’attenzione alla qualità della vita e all’eliminazione della sofferenza è il filo rosso della proposta bioetica di Peter Singer, molto evidente nelle questioni di fine vita in cui usa il dispositivo teorico della separazione tra vita biologica e vita biografica e afferma che solo quest’ultima debba essere tutelata. Singer però non si limita a riconoscere la validità di un’eutanasia volontaria, ma si esprime favorevole anche alla non volontaria, qualora mantenere vivo un individuo comporti intorno a lui un malessere superiore al livello di benessere. Questa e altre posizioni hanno causato accuse di nazismo, in quanto non ci sarebbe spazio per forme di vita ritenute inferiori. L’autore si è difeso appellandosi alla lotta contro la sofferenza, che donerebbe a certe sue tesi una luce di benevolenza al posto di un’apparente spietatezza. Infine viene proposto un confronto con l’etica della sacralità della vita, che nella lettera Samaritanus Bonus della Congregazione per la dottrina della fede si esplicita nell’inviolabilità della vita umana. Prendendo in esame il caso di Charlie Gard, bambino affetto da una rara sindrome e non in grado di esprimere sofferenza, viene mostrato il dibattito accademico e mediatico sulla vita e la sua intangibilità, legate alle possibilità del neonato. A tal proposito Singer e Savulescu stravolgono apparentemente le loro tesi utilitaristiche avvicinandosi alle scelte dei pensatori cristiani, basandosi però sul benessere psicologico dei genitori. File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
883008_tesi_isabella_mass.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
411.76 kB
Formato
Adobe PDF
|
411.76 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/79564