Per propria natura l’uomo è curioso. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, di nuove sfide e di nuovi traguardi. Dopo aver raggiunto la Luna, il nostro satellite naturale, il 20 luglio del 1969, l’asticella dell’esplorazione spaziale si è innalzata. Lo sguardo dell’uomo si è proteso oltre, più lontano, verso Marte, il pianeta a noi più vicino e simile per dimensioni e conformazione. Il primo veicolo a entrare nell’orbita del pianeta rosso fu Mars 2, una sonda russa lanciata nel 1971. Da allora le missioni su Marte si sono succedute aumentando di anno in anno. Nonostante la relativa vicinanza, 54,6 milioni di km, l’esplorazione del pianeta ha spesso trovato delle difficoltà: delle oltre 40 missioni tentate fino ad ora, più della metà sono fallite, per i motivi più disparati. Tra le missioni che ad oggi hanno avuto successo, ricordiamo senz’altro Mars Pathfinder che nel 1997 ha portato il piccolo rover Sojourner sul suolo marziano, Mars Odyssey, che nel 2001 è riuscita a raggiungere l’orbita con a bordo esperimenti scientifici per condurre osservazioni globali di Marte, concludendo con le recenti missioni che nel 2003, hanno reso possibile il lancio da parte dell’Agenzia Spaziale Europea di Mars Express insieme a Beagle, il suo modulo lander, e dei due rover della NASA, Spirit e Opportunity. Ad oggi sulla superficie di Marte è presente il rover Curiosity, lanciato dalla NASA nel 2011. Negli anni lo studio del quarto pianeta del Sistema Solare, grazie sia all’aumento delle missioni, sia alle implementazioni tecnologiche, si è approfondito. I recenti campionamenti hanno permesso di scovare delle tracce di carbonio, oltre che di ghiaccio. Ma la scoperta che negli ultimi tempi ha suscitato particolare interesse nell’ambiente scientifico è la rilevazione di acqua allo stato liquido nel sottosuolo del pianeta rosso. La domanda che potrebbe sorgere spontanea è la seguente: come è stata scoperta? Si potrebbe essere tentati a pensare che, come nelle precedenti scoperte, questi giacimenti siano stati individuati tramite dei campionamenti sul campo. Non è però così. A rilevare dei veri e propri laghi sotterranei non è stato un rover o un elemento presente sul suolo, ma un radar installato su un satellite in orbita attorno a Marte. Si tratta di MARSIS, un progetto italiano a bordo del satellite Mars Express dell’ESA. Nei prossimi spiegherò il funzionamento del radar in questione, con i preziosi interventi della Prof.ssa Elena Pettinelli e del Prof. Sebastian Lauro per quanto riguarda l’aspetto teorico della loro scoperta, base fondante della tesi che si sta sviluppando. A partire da questi aspetti, e quindi dal funzionamento del radar in orbita attorno a Marte, verranno analizzate le possibilità di utilizzo sul nostro pianeta, prendendo in considerazione ciò che viene già utilizzato per lo studio sia del terreno che del sottosuolo. Verranno poi considerati i possibili campi di interesse e le potenzialità dello strumento, sia in ambito civile (studio di falde sotterranee, analisi in campo archeologico, studio dei ghiacciai etc.) sia in ambito militare, dove l’applicazione di tale tecnologia renderebbe possibile lo studio del sottosuolo del campo di battaglia e l’eventuale individuazione di strutture sotterranee, con la conseguente salvaguardia degli uomini sul campo, i cosiddetti boots on the ground.
Dall'acqua su Marte al sottosuolo terrestre:la tecnologia del radar "Marsis" e le possibiliimplementazioni sulla Terra.
ROTA, ANDREA
2021/2022
Abstract
Per propria natura l’uomo è curioso. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, di nuove sfide e di nuovi traguardi. Dopo aver raggiunto la Luna, il nostro satellite naturale, il 20 luglio del 1969, l’asticella dell’esplorazione spaziale si è innalzata. Lo sguardo dell’uomo si è proteso oltre, più lontano, verso Marte, il pianeta a noi più vicino e simile per dimensioni e conformazione. Il primo veicolo a entrare nell’orbita del pianeta rosso fu Mars 2, una sonda russa lanciata nel 1971. Da allora le missioni su Marte si sono succedute aumentando di anno in anno. Nonostante la relativa vicinanza, 54,6 milioni di km, l’esplorazione del pianeta ha spesso trovato delle difficoltà: delle oltre 40 missioni tentate fino ad ora, più della metà sono fallite, per i motivi più disparati. Tra le missioni che ad oggi hanno avuto successo, ricordiamo senz’altro Mars Pathfinder che nel 1997 ha portato il piccolo rover Sojourner sul suolo marziano, Mars Odyssey, che nel 2001 è riuscita a raggiungere l’orbita con a bordo esperimenti scientifici per condurre osservazioni globali di Marte, concludendo con le recenti missioni che nel 2003, hanno reso possibile il lancio da parte dell’Agenzia Spaziale Europea di Mars Express insieme a Beagle, il suo modulo lander, e dei due rover della NASA, Spirit e Opportunity. Ad oggi sulla superficie di Marte è presente il rover Curiosity, lanciato dalla NASA nel 2011. Negli anni lo studio del quarto pianeta del Sistema Solare, grazie sia all’aumento delle missioni, sia alle implementazioni tecnologiche, si è approfondito. I recenti campionamenti hanno permesso di scovare delle tracce di carbonio, oltre che di ghiaccio. Ma la scoperta che negli ultimi tempi ha suscitato particolare interesse nell’ambiente scientifico è la rilevazione di acqua allo stato liquido nel sottosuolo del pianeta rosso. La domanda che potrebbe sorgere spontanea è la seguente: come è stata scoperta? Si potrebbe essere tentati a pensare che, come nelle precedenti scoperte, questi giacimenti siano stati individuati tramite dei campionamenti sul campo. Non è però così. A rilevare dei veri e propri laghi sotterranei non è stato un rover o un elemento presente sul suolo, ma un radar installato su un satellite in orbita attorno a Marte. Si tratta di MARSIS, un progetto italiano a bordo del satellite Mars Express dell’ESA. Nei prossimi spiegherò il funzionamento del radar in questione, con i preziosi interventi della Prof.ssa Elena Pettinelli e del Prof. Sebastian Lauro per quanto riguarda l’aspetto teorico della loro scoperta, base fondante della tesi che si sta sviluppando. A partire da questi aspetti, e quindi dal funzionamento del radar in orbita attorno a Marte, verranno analizzate le possibilità di utilizzo sul nostro pianeta, prendendo in considerazione ciò che viene già utilizzato per lo studio sia del terreno che del sottosuolo. Verranno poi considerati i possibili campi di interesse e le potenzialità dello strumento, sia in ambito civile (studio di falde sotterranee, analisi in campo archeologico, studio dei ghiacciai etc.) sia in ambito militare, dove l’applicazione di tale tecnologia renderebbe possibile lo studio del sottosuolo del campo di battaglia e l’eventuale individuazione di strutture sotterranee, con la conseguente salvaguardia degli uomini sul campo, i cosiddetti boots on the ground.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/79504