In molti paesi del mondo contemporaneo i diritti fondamentali delle donne non sono ancora stati conquistati. Tra questi troviamo quei paesi la cui struttura e leggi si basano sull’interpretazione radicale degli scritti della religione islamica e, in alcuni casi, su quella che è la legge islamica, la sharia. Lo scopo di questo lavoro è quello di approfondire le modalità di lotta e l’attivismo delle donne musulmane nei paesi musulmani e in Europa, le difficoltà e le caratteristiche dei loro movimenti, ascoltando anche le loro esperienze, al fine di diffondere consapevolezza e combattere i pregiudizi derivanti dagli stereotipi di matrice religiosa. Ciò che ho potuto riscontrare da racconti di vita quotidiana, infatti, è un mancato riconoscimento dei diritti delle donne musulmane, dei loro simboli e costumi religiosi, ma anche delle loro lotte. Uno spunto importante viene dato dal libro di Renata Pepicelli “Femminismo islamico” (2010), che racconta la nascita e l'affermazione di movimenti che si battono contro i settori più integralisti del mondo musulmano utilizzando il Corano stesso, attraverso una nuova prospettiva di genere. Molti femminismi di base musulmana li ritroviamo anche in Italia ed è anche questi che la seguente ricerca vuole analizzare: movimenti attraverso i quali attiviste e attivisti alzano la propria voce per la riappropriazione della religione islamica e il riconoscimento di eguaglianza, giustizia e parità, in nome di un femminismo intersezionale che evidenzia come le persone vengano associate a certe categorie e come, per via di queste distinzioni, alcune subiscano più discriminazioni di altre. Questione per me importante è, inoltre, quella di considerare il punto di vista dei soggetti di cui si studia e, per questo, il lavoro compilativo sarà accompagnato da interviste qualitative che arricchiranno il testo con le esperienze e i punti di vista delle ragazze musulmane che vivono in Italia. Insieme a loro si cercherà di rispondere alla domanda di ricerca, la quale intenta analizzare quali siano le discriminazioni che subiscono le donne musulmane e quali i metodi del loro attivismo, nello specifico in Italia. Un esempio è la questione molto dibattuta dell’utilizzo dell’hijab, simbolo per molti di sottomissione della donna o di radicalismo religioso e, spesso, motivo di aggressioni e discriminazioni. La certezza che le donne musulmane non siano vittime passive della violenza e delle discriminazioni di società patriarcali e islamofobiche mi ha portato a voler approfondire e conoscere le loro lotte e confutare, tramite anche le esperienze di donne attiviste e il loro impegno, le comuni rappresentazioni che le riguardano.
Discriminazioni e Islamofobia di genere: le modalità di risposta attiva delle donne musulmane nel mondo. Uno sguardo sull’Italia.
VIRGA, ASJA
2020/2021
Abstract
In molti paesi del mondo contemporaneo i diritti fondamentali delle donne non sono ancora stati conquistati. Tra questi troviamo quei paesi la cui struttura e leggi si basano sull’interpretazione radicale degli scritti della religione islamica e, in alcuni casi, su quella che è la legge islamica, la sharia. Lo scopo di questo lavoro è quello di approfondire le modalità di lotta e l’attivismo delle donne musulmane nei paesi musulmani e in Europa, le difficoltà e le caratteristiche dei loro movimenti, ascoltando anche le loro esperienze, al fine di diffondere consapevolezza e combattere i pregiudizi derivanti dagli stereotipi di matrice religiosa. Ciò che ho potuto riscontrare da racconti di vita quotidiana, infatti, è un mancato riconoscimento dei diritti delle donne musulmane, dei loro simboli e costumi religiosi, ma anche delle loro lotte. Uno spunto importante viene dato dal libro di Renata Pepicelli “Femminismo islamico” (2010), che racconta la nascita e l'affermazione di movimenti che si battono contro i settori più integralisti del mondo musulmano utilizzando il Corano stesso, attraverso una nuova prospettiva di genere. Molti femminismi di base musulmana li ritroviamo anche in Italia ed è anche questi che la seguente ricerca vuole analizzare: movimenti attraverso i quali attiviste e attivisti alzano la propria voce per la riappropriazione della religione islamica e il riconoscimento di eguaglianza, giustizia e parità, in nome di un femminismo intersezionale che evidenzia come le persone vengano associate a certe categorie e come, per via di queste distinzioni, alcune subiscano più discriminazioni di altre. Questione per me importante è, inoltre, quella di considerare il punto di vista dei soggetti di cui si studia e, per questo, il lavoro compilativo sarà accompagnato da interviste qualitative che arricchiranno il testo con le esperienze e i punti di vista delle ragazze musulmane che vivono in Italia. Insieme a loro si cercherà di rispondere alla domanda di ricerca, la quale intenta analizzare quali siano le discriminazioni che subiscono le donne musulmane e quali i metodi del loro attivismo, nello specifico in Italia. Un esempio è la questione molto dibattuta dell’utilizzo dell’hijab, simbolo per molti di sottomissione della donna o di radicalismo religioso e, spesso, motivo di aggressioni e discriminazioni. La certezza che le donne musulmane non siano vittime passive della violenza e delle discriminazioni di società patriarcali e islamofobiche mi ha portato a voler approfondire e conoscere le loro lotte e confutare, tramite anche le esperienze di donne attiviste e il loro impegno, le comuni rappresentazioni che le riguardano.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/79489