Oltre ai comuni microorganismi di origine batterica, anche alcuni lieviti possono essere somministrati in qualità di probiotici, come il S. boulardii, la cui proprietà più importante è l’abilità di non contribuire al fenomeno della diffusione dell’antibiotico-resistenza. Nonostante in nutrizione animale ci siano ad oggi poche evidenze, in nutrizione umana è già usato a scopo preventivo e di supporto nella terapia di molteplici contesti patologici. Questo elaborato di tesi si inserisce in una più ampia indagine scientifica concernente le proprietà del ceppo di S. boulardii B202011 (originariamente selezionato per la sua efficacia e l’assenza di determinati geni di patogenicità) da utilizzarsi come probiotico. Lo scopo del presente lavoro sperimentale è quello di analizzare la stabilità di questo ceppo nel tempo quando additivato ai mangimi animali poichè i risultati di questa ricerca possono essere di valido supporto per analoghe ricerche di stabilità del medesimo ceppo in alimenti funzionalizzati destinati al consumo umano. Lo studio di stabilità ha considerato 5 tempi (T0, T2, T4, T8, T13, su base settimanale) e per ognuno dei 5 tempi sono stati analizzati 5 campioni di mangime additivato con S. boulardii B202011. La prima diluizione è stata effettuata con PBS e, appurato che il pH della miscela fosse compreso tra 7.3 e 8.1, si è proseguito con le seguenti usando come diluente il Pepton Casein (fino alla 10-8, in accordo con l’ISO 15789-2009). Usando la tecnica dell’inclusione di 1 ml di campione, si è colato il terreno OGYE-agar (specifico per lieviti probiotici) in ciascuna delle due piastre considerate per diluizione. L’incubazione è avvenuta a 35°C per 48h. Nonostante nel corso dei tre mesi si sia registrato un decremento della crescita di circa il 42,7%, S. boulardii B202011 si è rivelato comunque vitale e stabile per tutto il periodo di tempo considerato, mantenendo il logaritmo di crescita di 108. Ampliare la gamma di probiotici disponibili sul mercato, esplorando il potenziale dei lieviti, è di sicuro interesse poiché consente di coprire una più ampia serie di patologie, incluse quelle infettive di origine fungina e parassitaria. Il ceppo in studio, essendo un lievito, non dà origine a nessuno dei processi di trasferimento genico orizzontale messi in atto tipicamente dai batteri nei confronti di altri batteri e si inserirebbe pertanto nel mercato come lievito con proprietà probiotiche e come unica alternativa per non generare antibiotico-resistenza. Seppur consapevoli dei limiti di questo studio, in particolar modo la miscelazione manuale dell’additivo al mangime che potrebbe interferire con la perfetta riproducibilità e l’assenza di un confronto di stabilità con un additivo di natura batterica, riteniamo che il nostro lavoro ponga le basi per un iniziale utilizzo del S. boulardii come additivo alimentare per il consumo umano.
"Caratterizzazione funzionale del ceppo S. boulardii B202011 finalizzata alla registrazione europea come additivo per integratori alimentari: studio di stabilità del lievito nel tempo"
MINGOZZI, GIULIA
2020/2021
Abstract
Oltre ai comuni microorganismi di origine batterica, anche alcuni lieviti possono essere somministrati in qualità di probiotici, come il S. boulardii, la cui proprietà più importante è l’abilità di non contribuire al fenomeno della diffusione dell’antibiotico-resistenza. Nonostante in nutrizione animale ci siano ad oggi poche evidenze, in nutrizione umana è già usato a scopo preventivo e di supporto nella terapia di molteplici contesti patologici. Questo elaborato di tesi si inserisce in una più ampia indagine scientifica concernente le proprietà del ceppo di S. boulardii B202011 (originariamente selezionato per la sua efficacia e l’assenza di determinati geni di patogenicità) da utilizzarsi come probiotico. Lo scopo del presente lavoro sperimentale è quello di analizzare la stabilità di questo ceppo nel tempo quando additivato ai mangimi animali poichè i risultati di questa ricerca possono essere di valido supporto per analoghe ricerche di stabilità del medesimo ceppo in alimenti funzionalizzati destinati al consumo umano. Lo studio di stabilità ha considerato 5 tempi (T0, T2, T4, T8, T13, su base settimanale) e per ognuno dei 5 tempi sono stati analizzati 5 campioni di mangime additivato con S. boulardii B202011. La prima diluizione è stata effettuata con PBS e, appurato che il pH della miscela fosse compreso tra 7.3 e 8.1, si è proseguito con le seguenti usando come diluente il Pepton Casein (fino alla 10-8, in accordo con l’ISO 15789-2009). Usando la tecnica dell’inclusione di 1 ml di campione, si è colato il terreno OGYE-agar (specifico per lieviti probiotici) in ciascuna delle due piastre considerate per diluizione. L’incubazione è avvenuta a 35°C per 48h. Nonostante nel corso dei tre mesi si sia registrato un decremento della crescita di circa il 42,7%, S. boulardii B202011 si è rivelato comunque vitale e stabile per tutto il periodo di tempo considerato, mantenendo il logaritmo di crescita di 108. Ampliare la gamma di probiotici disponibili sul mercato, esplorando il potenziale dei lieviti, è di sicuro interesse poiché consente di coprire una più ampia serie di patologie, incluse quelle infettive di origine fungina e parassitaria. Il ceppo in studio, essendo un lievito, non dà origine a nessuno dei processi di trasferimento genico orizzontale messi in atto tipicamente dai batteri nei confronti di altri batteri e si inserirebbe pertanto nel mercato come lievito con proprietà probiotiche e come unica alternativa per non generare antibiotico-resistenza. Seppur consapevoli dei limiti di questo studio, in particolar modo la miscelazione manuale dell’additivo al mangime che potrebbe interferire con la perfetta riproducibilità e l’assenza di un confronto di stabilità con un additivo di natura batterica, riteniamo che il nostro lavoro ponga le basi per un iniziale utilizzo del S. boulardii come additivo alimentare per il consumo umano.File | Dimensione | Formato | |
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