Questa ricerca si propone di approfondire il tema dei “Patti di Saretto” del 30-31 maggio 1944 per analizzare il rapporto tra storia e memoria. Si è ritenuto utile concentrare l’attenzione, al fine di mettere maggiormente in evidenza l’elemento di “uso pubblico della storia” delle commemorazioni dei Patti, sulle personalità di Duccio Galimberti, sul quale esiste un’ampia produzione storiografica; di Jean Lippmann e dei suoi figli coinvolti negli eventi; di Max Juvénal, firmatario dei due Accordi di Saretto. Le ricerche presso gli Archivi comunali di Acceglio e di Dronero, l’A.N.P.I. e il Rifugio partigiano “La Margherita” di Dronero non hanno dato i frutti sperati. Sono stati recuperati in Italia e Francia i discorsi dei protagonisti degli incontri, che hanno rievocato nella loro qualità di testimoni e protagonisti, gli eventi del 1944. Nei discorsi e negli interventi tenuti nelle varie commemorazioni emerge una lettura dei “Patti” che ne sottolinea in particolare la dimensione europeista e internazionalista, nonché il poderoso afflato morale che investe la nozione stessa di politica. In tale ambito è forse opportuno ricordare il “Progetto di Costituzione confederale europea ed interna” di Duccio Galimberti e Antonino Repaci, redatto nel 1942-43, che sostituiva il principio dell’indipendenza con quello dell’autonomia, differenza notevole sia dal punto di vista etico, sia sul piano giuridico, che costituisce una premessa culturale rilevante per comprendere l’evoluzione successiva della concezione dell’unità europea. D’altro canto, i patti siglati a Saretto furono subito investiti da alcune riserve e critiche, incentrate in particolare sulla prescrizione della forma repubblicana dello Stato nonché sugli impegni di carattere militare, ritenuti irrealizzabili. Lo “spirito di Saretto” sembra quindi dover essere interpretato come memento di un federalismo europeo che vada oltre la semplice “comunità economica” e costituisca invece una prospettiva culturale e ideale di unione dei popoli in nome di una politica attiva e impegnata entro il profilo della costruzione di una democrazia reale ed egualitaria.
I “Patti di Saretto” del 30-31 maggio 1944 tra storia e memoria.
ARRIGONI, MARTA
2020/2021
Abstract
Questa ricerca si propone di approfondire il tema dei “Patti di Saretto” del 30-31 maggio 1944 per analizzare il rapporto tra storia e memoria. Si è ritenuto utile concentrare l’attenzione, al fine di mettere maggiormente in evidenza l’elemento di “uso pubblico della storia” delle commemorazioni dei Patti, sulle personalità di Duccio Galimberti, sul quale esiste un’ampia produzione storiografica; di Jean Lippmann e dei suoi figli coinvolti negli eventi; di Max Juvénal, firmatario dei due Accordi di Saretto. Le ricerche presso gli Archivi comunali di Acceglio e di Dronero, l’A.N.P.I. e il Rifugio partigiano “La Margherita” di Dronero non hanno dato i frutti sperati. Sono stati recuperati in Italia e Francia i discorsi dei protagonisti degli incontri, che hanno rievocato nella loro qualità di testimoni e protagonisti, gli eventi del 1944. Nei discorsi e negli interventi tenuti nelle varie commemorazioni emerge una lettura dei “Patti” che ne sottolinea in particolare la dimensione europeista e internazionalista, nonché il poderoso afflato morale che investe la nozione stessa di politica. In tale ambito è forse opportuno ricordare il “Progetto di Costituzione confederale europea ed interna” di Duccio Galimberti e Antonino Repaci, redatto nel 1942-43, che sostituiva il principio dell’indipendenza con quello dell’autonomia, differenza notevole sia dal punto di vista etico, sia sul piano giuridico, che costituisce una premessa culturale rilevante per comprendere l’evoluzione successiva della concezione dell’unità europea. D’altro canto, i patti siglati a Saretto furono subito investiti da alcune riserve e critiche, incentrate in particolare sulla prescrizione della forma repubblicana dello Stato nonché sugli impegni di carattere militare, ritenuti irrealizzabili. Lo “spirito di Saretto” sembra quindi dover essere interpretato come memento di un federalismo europeo che vada oltre la semplice “comunità economica” e costituisca invece una prospettiva culturale e ideale di unione dei popoli in nome di una politica attiva e impegnata entro il profilo della costruzione di una democrazia reale ed egualitaria.File | Dimensione | Formato | |
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