Negli ultimi anni l’utilizzo del mais per l’alimentazione umana è aumentato, trainato da impieghi tradizionali quali la polenta e i cornflakes, e dai nuovi impieghi collegati al settore gluten free. Questo ha portato la filiera a segmentare tipologie varietali (specialty) e gestioni colturali e di prima trasformazione specifiche, mirate a precise esigenze di impiego. Per rispondere alle crescenti esigenze dei consumatori di prodotti con alto valore salutistico e organolettico, sono stati sviluppati, nell’ambito del progetto MECA coordinato dal molino Peila, degli ibridi innovativi, partendo dalle varietà a libera impollinazione del Pignoletto Rosso Canavesano. La presente tesi ha voluto valutare agronomicamente e qualitativamente le nuove cultivar, per lo sviluppo e la valorizzazione di una filiera territoriale ad alto valore aggiunto. In 2 aziende, a Ivrea e a Romano Canavese, la prima a conduzione biologica e l’altra convenzionale, sono stati messi a confronto 2 ibridi di Pignoletto Rosso (Peila 08 e Peila 48), la varietà a libera impollinazione parentale (Pignoletto rosso del canavese a libera impollinazione), 4 ibridi commerciali di riferimento per il settore alimentare (Lolita; P1547; DKC6092; PR32B10), 3 ibridi ottenuti dall’incrocio di altre varietà tradizionali italiane (Morello 213, SNH 9402; ISH 302V), 1 ibrido ad alto amilosio (Amylor). Inoltre, a Vische, su suoli fertili e a Strambino su suoli meno dotati, sono stati confrontati 3 ibridi (il Peila 48, Peila 08, ibrido testimone P1547) e la varietà a libera impollinazione Pignoletto, coltivati secondo diversi percorsi agronomici derivati dalla combinazione di 2 densità (6 e 8 piante/m2) e 3 dosi di azoto (150, 225 e 300 kg N/ha). Lo sviluppo di ibridi innovativi che garantiscano il raggiungimento dei molteplici obiettivi produttivi e qualitativi richiesti dalle filiere alimentari rappresenta una sfida complessa e per la quale è necessaria individuare un compromesso tra i differenti obiettivi richiesti. La maggiore qualità (attività antiossidante e resa molitoria) e sanità delle cariossidi degli ibridi di Pignoletto, rende questa materia prima interessante per lo sviluppo di prodotti alimentari ad alto valore aggiunto. Il gap produttivo, quantificato in questa sperimentazione, tra questi genotipi rispetto agli ibridi oggi utilizzati nelle filiere alimentari, sottolineano la necessità di indirizzare la loro coltivazione negli areali maidicoli meno vocati e con minor capacità produttive.

Caratterizzazione agronomica di ibridi di mais innovativi ottenuti da germoplasma locale

VERCELLINO, CORRADO
2020/2021

Abstract

Negli ultimi anni l’utilizzo del mais per l’alimentazione umana è aumentato, trainato da impieghi tradizionali quali la polenta e i cornflakes, e dai nuovi impieghi collegati al settore gluten free. Questo ha portato la filiera a segmentare tipologie varietali (specialty) e gestioni colturali e di prima trasformazione specifiche, mirate a precise esigenze di impiego. Per rispondere alle crescenti esigenze dei consumatori di prodotti con alto valore salutistico e organolettico, sono stati sviluppati, nell’ambito del progetto MECA coordinato dal molino Peila, degli ibridi innovativi, partendo dalle varietà a libera impollinazione del Pignoletto Rosso Canavesano. La presente tesi ha voluto valutare agronomicamente e qualitativamente le nuove cultivar, per lo sviluppo e la valorizzazione di una filiera territoriale ad alto valore aggiunto. In 2 aziende, a Ivrea e a Romano Canavese, la prima a conduzione biologica e l’altra convenzionale, sono stati messi a confronto 2 ibridi di Pignoletto Rosso (Peila 08 e Peila 48), la varietà a libera impollinazione parentale (Pignoletto rosso del canavese a libera impollinazione), 4 ibridi commerciali di riferimento per il settore alimentare (Lolita; P1547; DKC6092; PR32B10), 3 ibridi ottenuti dall’incrocio di altre varietà tradizionali italiane (Morello 213, SNH 9402; ISH 302V), 1 ibrido ad alto amilosio (Amylor). Inoltre, a Vische, su suoli fertili e a Strambino su suoli meno dotati, sono stati confrontati 3 ibridi (il Peila 48, Peila 08, ibrido testimone P1547) e la varietà a libera impollinazione Pignoletto, coltivati secondo diversi percorsi agronomici derivati dalla combinazione di 2 densità (6 e 8 piante/m2) e 3 dosi di azoto (150, 225 e 300 kg N/ha). Lo sviluppo di ibridi innovativi che garantiscano il raggiungimento dei molteplici obiettivi produttivi e qualitativi richiesti dalle filiere alimentari rappresenta una sfida complessa e per la quale è necessaria individuare un compromesso tra i differenti obiettivi richiesti. La maggiore qualità (attività antiossidante e resa molitoria) e sanità delle cariossidi degli ibridi di Pignoletto, rende questa materia prima interessante per lo sviluppo di prodotti alimentari ad alto valore aggiunto. Il gap produttivo, quantificato in questa sperimentazione, tra questi genotipi rispetto agli ibridi oggi utilizzati nelle filiere alimentari, sottolineano la necessità di indirizzare la loro coltivazione negli areali maidicoli meno vocati e con minor capacità produttive.
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