Il ricorso alle energie rinnovabili (eolico, idroelettrico, fotovoltaico, ecc.) è sempre più importante nell’ottica di rallentare gli effetti del cambiamento climatico e di una graduale decarbonizzazione del settore energetico. Il settore agricolo e il comparto agroalimentare sono importanti fornitori di biomassa per la digestione anaerobica, che permette la produzione di energia elettrica e termica a seguito della combustione del biogas. L'Italia è il secondo produttore europeo di biogas da fonti agricole: questo grazie alla politica di incentivazione che garantiva, per gli impianti costruiti prima del 31 dicembre 2012, la tariffa onnicomprensiva più alta in Europa (280€/MWh). A seguito dei successivi adeguamenti al ribasso della tariffa incentivante, il settore della digestione anaerobica ha subito un forte rallentamento in termini di nuove installazioni. Più recentemente, il biogas sta trovando un’ulteriore opportunità nella produzione di biometano tramite il processo di upgrading. Nel 2018 l’UE si è posta l’obbiettivo di diventare carbon neutral entro il 2050 e si prevede che biogas e biometano svolgeranno un ruolo importante in questa transizione. Attualmente, a livello europeo, la Germania è il primo produttore di biometano, seguita dalla Gran Bretagna, dai Paesi Bassi, dalla Danimarca e dalla Svezia. Secondo un’indagine della European Biogas Association, in quest’ultimo paese il consumo di biometano è addirittura doppio rispetto alla sua capacità produttiva. Con l’entrata in vigore del “Decreto interministeriale del 2 marzo 2018”, anche conosciuto come Decreto biometano, viene promosso in Italia l’impiego del biometano e degli altri carburanti avanzati nel settore dei trasporti. Il Decreto pone particolare attenzione all’incentivazione del biometano prodotto da scarti e sottoprodotti, anche provenienti dal settore agroalimentare. Sebbene il mercato offra attualmente svariate tecnologie per l’upgrading del biogas (a membrana, per adsorbimento, ecc.), sul territorio nazionale non si è ancora assistito allo sviluppo sperato il settore del biometano, nonostante l’ampia disponibilità di biomassa potenzialmente avviabile a digestione anaerobica. Quest’ultima, se sfruttata appieno, renderebbe possibile produrre circa 4 miliardi di metri cubi di biometano all'anno, che garantirebbero la copertura di una porzione significativa (circa il 5%) del fabbisogno di gas naturale del nostro paese. Tale situazione contrasta con la disponibilità di infrastrutture nazionali che vede l’Italia ai primi posti in Europa per veicoli circolanti a metano. L’attuale crisi energetica, che è scaturita a seguito della crisi internazionale in corso, potrebbe, nell’immediato futuro, costituire una forte spinta allo sviluppo del settore delle rinnovabili, incluso quello del biometano. L’autoproduzione di energia dovrebbe infatti consentire da un lato un maggiore controllo del prezzo finale e, dall’altro, di svincolarsi dalle dinamiche internazionali.

Biometano da biomasse agricolo-zootecniche: Attualità Potenzialità e Criticità

MOTTA, EDOARDO PAOLO
2020/2021

Abstract

Il ricorso alle energie rinnovabili (eolico, idroelettrico, fotovoltaico, ecc.) è sempre più importante nell’ottica di rallentare gli effetti del cambiamento climatico e di una graduale decarbonizzazione del settore energetico. Il settore agricolo e il comparto agroalimentare sono importanti fornitori di biomassa per la digestione anaerobica, che permette la produzione di energia elettrica e termica a seguito della combustione del biogas. L'Italia è il secondo produttore europeo di biogas da fonti agricole: questo grazie alla politica di incentivazione che garantiva, per gli impianti costruiti prima del 31 dicembre 2012, la tariffa onnicomprensiva più alta in Europa (280€/MWh). A seguito dei successivi adeguamenti al ribasso della tariffa incentivante, il settore della digestione anaerobica ha subito un forte rallentamento in termini di nuove installazioni. Più recentemente, il biogas sta trovando un’ulteriore opportunità nella produzione di biometano tramite il processo di upgrading. Nel 2018 l’UE si è posta l’obbiettivo di diventare carbon neutral entro il 2050 e si prevede che biogas e biometano svolgeranno un ruolo importante in questa transizione. Attualmente, a livello europeo, la Germania è il primo produttore di biometano, seguita dalla Gran Bretagna, dai Paesi Bassi, dalla Danimarca e dalla Svezia. Secondo un’indagine della European Biogas Association, in quest’ultimo paese il consumo di biometano è addirittura doppio rispetto alla sua capacità produttiva. Con l’entrata in vigore del “Decreto interministeriale del 2 marzo 2018”, anche conosciuto come Decreto biometano, viene promosso in Italia l’impiego del biometano e degli altri carburanti avanzati nel settore dei trasporti. Il Decreto pone particolare attenzione all’incentivazione del biometano prodotto da scarti e sottoprodotti, anche provenienti dal settore agroalimentare. Sebbene il mercato offra attualmente svariate tecnologie per l’upgrading del biogas (a membrana, per adsorbimento, ecc.), sul territorio nazionale non si è ancora assistito allo sviluppo sperato il settore del biometano, nonostante l’ampia disponibilità di biomassa potenzialmente avviabile a digestione anaerobica. Quest’ultima, se sfruttata appieno, renderebbe possibile produrre circa 4 miliardi di metri cubi di biometano all'anno, che garantirebbero la copertura di una porzione significativa (circa il 5%) del fabbisogno di gas naturale del nostro paese. Tale situazione contrasta con la disponibilità di infrastrutture nazionali che vede l’Italia ai primi posti in Europa per veicoli circolanti a metano. L’attuale crisi energetica, che è scaturita a seguito della crisi internazionale in corso, potrebbe, nell’immediato futuro, costituire una forte spinta allo sviluppo del settore delle rinnovabili, incluso quello del biometano. L’autoproduzione di energia dovrebbe infatti consentire da un lato un maggiore controllo del prezzo finale e, dall’altro, di svincolarsi dalle dinamiche internazionali.
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