Il genere Drosophila comprende circa 1500 specie di ditteri brachiceri a diffusione mondiale e racchiude, nel sottogenere, Sophophora due specie ad importanza mondiale: Drosophila suzukii e D. melanogaster. Quest’ultima è nativa del Sud-Est asiatico, segnalata per la prima volta nel 1916 a Yamacho, Giappone, da Shounen Matsumara; oggi risulta largamente diffusa a livello globale. Gli adulti di D. suzukii sono di piccole dimensioni; i maschi presentano due caratteristiche macchie scure a livello delle ali e setole molto sviluppate sui tarsomeri delle zampe protoraciche, mentre le femmine sono dotate di un ovopositore dentato. D. suzukii è caratterizzata da prolificità elevata e da un ciclo di sviluppo rapido che le consente di completare 3-13 generazioni/anno, con temperatura ottimale di 20°C e umidità relativa maggiore del 70%. Le femmine, grazie all’ovopositore dentato, recidono l’epicarpo per deporre le uova e le successive larve, mediante attività trofica, portano al deterioramento e rammollimento del frutto, il quale diventa substrato per infezioni fungine secondarie. Data la sua pericolosità, D. suzukii è stata inserita, nel 2010, nella lista A2 dell’EPPO come nuova minaccia. Il controllo chimico risulta difficile a causa dell’epoca di conduzione dei trattamenti, in prossimità della raccolta dei frutti, della recente revoca di principi attivi ad ampio spettro d’azione per l’elevato impatto ambientale e dell’insorgenza di forme di resistenza da parte dell’insetto. La scelta ottimale è l’attuazione di programmi di lotta integrata (IPM), che sfruttano la sinergia di strategie diverse al fine di contrastare la diffusione del drosofilide. Il monitoraggio iniziale viene eseguito mediante trappole alimentari di colore attrattivo (giallo o rosso): tra più diffuse in Italia vi sono Vaso Trap, Tap Trap, DROSOSAN Koppert, con all’interno un attrattivo alimentare, Droskidrink composto da una miscela di aceto di mele, vino rosso e zucchero di canna. Esse possono anche essere impiegate per la cattura massale in casi di forti infestazioni. Sotto il profilo agronomico occorre attuare tutte quelle pratiche che riducono il microhabitat fresco e umido, ottimale per il drosofilide e altresì l’utilizzo di tunnel alti, con coperture con reti a maglia o in PVC. Il contenimento di D. suzukii è inoltre attuato mediante ausilio di nemici naturali indigeni oppure esotici. Nella prima categoria vi sono i parassitoidi pupali Pachycrepoideus vindemmiae, Vrestovia fidenas e Trichopria drosophilae; quest’ultimo, in particolare, risulta la specie più efficiente e l’unica ad essere attualmente commercializzata in Italia per la lotta biologica aumentativa. Tra le specie alloctone vi sono i parassitoidi larvali Asobara japonica, Leptopilina japonica e Ganaspis brasiliensis; quest’ultimo sembra essere il parassitoide più specifico ed efficace per D. suzukii. Di conseguenza, la gestione di D. suzukii non può prescindere dall’implementazione di nuove strategie di lotta a basso impatto ambientale.
Gestione sostenibile di Drosophila suzukii
MIOLA, ELENA
2020/2021
Abstract
Il genere Drosophila comprende circa 1500 specie di ditteri brachiceri a diffusione mondiale e racchiude, nel sottogenere, Sophophora due specie ad importanza mondiale: Drosophila suzukii e D. melanogaster. Quest’ultima è nativa del Sud-Est asiatico, segnalata per la prima volta nel 1916 a Yamacho, Giappone, da Shounen Matsumara; oggi risulta largamente diffusa a livello globale. Gli adulti di D. suzukii sono di piccole dimensioni; i maschi presentano due caratteristiche macchie scure a livello delle ali e setole molto sviluppate sui tarsomeri delle zampe protoraciche, mentre le femmine sono dotate di un ovopositore dentato. D. suzukii è caratterizzata da prolificità elevata e da un ciclo di sviluppo rapido che le consente di completare 3-13 generazioni/anno, con temperatura ottimale di 20°C e umidità relativa maggiore del 70%. Le femmine, grazie all’ovopositore dentato, recidono l’epicarpo per deporre le uova e le successive larve, mediante attività trofica, portano al deterioramento e rammollimento del frutto, il quale diventa substrato per infezioni fungine secondarie. Data la sua pericolosità, D. suzukii è stata inserita, nel 2010, nella lista A2 dell’EPPO come nuova minaccia. Il controllo chimico risulta difficile a causa dell’epoca di conduzione dei trattamenti, in prossimità della raccolta dei frutti, della recente revoca di principi attivi ad ampio spettro d’azione per l’elevato impatto ambientale e dell’insorgenza di forme di resistenza da parte dell’insetto. La scelta ottimale è l’attuazione di programmi di lotta integrata (IPM), che sfruttano la sinergia di strategie diverse al fine di contrastare la diffusione del drosofilide. Il monitoraggio iniziale viene eseguito mediante trappole alimentari di colore attrattivo (giallo o rosso): tra più diffuse in Italia vi sono Vaso Trap, Tap Trap, DROSOSAN Koppert, con all’interno un attrattivo alimentare, Droskidrink composto da una miscela di aceto di mele, vino rosso e zucchero di canna. Esse possono anche essere impiegate per la cattura massale in casi di forti infestazioni. Sotto il profilo agronomico occorre attuare tutte quelle pratiche che riducono il microhabitat fresco e umido, ottimale per il drosofilide e altresì l’utilizzo di tunnel alti, con coperture con reti a maglia o in PVC. Il contenimento di D. suzukii è inoltre attuato mediante ausilio di nemici naturali indigeni oppure esotici. Nella prima categoria vi sono i parassitoidi pupali Pachycrepoideus vindemmiae, Vrestovia fidenas e Trichopria drosophilae; quest’ultimo, in particolare, risulta la specie più efficiente e l’unica ad essere attualmente commercializzata in Italia per la lotta biologica aumentativa. Tra le specie alloctone vi sono i parassitoidi larvali Asobara japonica, Leptopilina japonica e Ganaspis brasiliensis; quest’ultimo sembra essere il parassitoide più specifico ed efficace per D. suzukii. Di conseguenza, la gestione di D. suzukii non può prescindere dall’implementazione di nuove strategie di lotta a basso impatto ambientale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
883854_relazionefinaleelenamiola.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.23 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.23 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/79189