I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione sono, secondo quanto riportato nel manuale diagnostico DSM-5, “disturbi caratterizzati da un disturbo persistente dell’alimentazione o del comportamento alimentare correlato che si traduce in un alterato consumo e assorbimento del cibo e che compromette significativamente la salute fisica e il funzionamento psicosociale”. Sono patologie invalidanti, potenzialmente mortali e ad alto costo per la sanità pubblica. Qualora si presentino in adolescenza possono comprometterne lo sviluppo fisico, ciò desta preoccupazioni essendo l’adolescenza la fascia maggiormente colpita, mentre il sesso prevalentemente interessato è quello femminile. L’eziopatogenesi multifattoriale dei Disturbi Alimentari (DA) rende necessario un intervento terapico che sia altrettanto multifattoriale. I trattamenti di elezione sono di tipo ambulatoriale, ma un 30% delle persone affette da Anoressia Nervosa (AN) richiedono un intervento ospedaliero. Questo progetto ha focalizzato l’attenzione sul trattamento ospedaliero dell’AN ed in particolare su di un fenomeno ad esso correlato: il “revolving door” (RD), termine usato in psichiatria per riferirsi a coloro che subiscono frequenti ri-ospedalizzazioni. Lo scopo dello studio è: 1) effettuare un periodo osservazionale longitudinale di almeno 3 anni e identificare eventuali riammissioni nei 36 mesi successivi alla dimissione; 2) individuare le caratteristiche dei pazienti con RD verso i pazienti senza RD; 3) individuare possibili fattori predittivi del reingresso e gli outcome del trattamento in questione. Il progetto ha coinvolto 186 pazienti affetti da AN. I dati necessari allo studio sono stati raccolti somministrando i seguenti questionari: Eating Disorder Inventory - 2 (EDI-2), State Trait Anxiety Inventory (STAI), Beck Depression Inventory (BDI), Body Shape Questionnaire (BSQ) e Eating Disorder Examination Questionnaire (EDE-Q). Circa il 40% del campione è stato ri-ospedalizzato: quasi la totalità dei pazienti con RD ha necessitato di una riammissione entro 12 mesi e circa la metà ha richiesto più di due riammissioni; i pazienti con sottotipo binge/purge di AN hanno necessitato più frequentemente di essere riammessi rispetto al sottotipo restrittivo; non sono emerse differenze nella risposta al trattamento tra i pazienti ri-ospedalizzati e non; la ri-ospedalizzazione è stata associata ad un miglioramento del BMI e ad un peggioramento dei sintomi depressivi; una durata inferiore della malattia sembrava predire una riammissione precoce, ma la significatività di tale risultato è stata persa a seguito del controllo statistico per le variabili di confondimento; alti livelli di impulso alla magrezza (DT) al basale hanno predetto significativamente una riammissione precoce, anche a seguito del controllo statistico per le variabili di confondimento; il miglioramento del BMI tra prima e seconda riammissione è risultato essere un predittore del tempo di riammissione, ma la significatività è stata persa dopo l’aggiunta di DT al modello. In conclusione il miglioramento del BMI durante il ricovero e soprattutto i livelli di DT all'ammissione sono fattori da tenere in considerazione al fine di strutturare un trattamento su misura e di rendere adeguato il percorso post-dimissione. Tali dati sottolineano come per il trattamento ospedaliero dell’AN il recupero del BMI, oltre al supporto psicologico, sia fondamentale. In tal senso il ruolo del nutrizionista può risultare fondamentale.
I Disturbi della Nutrizione e dell'Alimentazione: il trattamento ospedaliero dell'Anoressia Nervosa e il fenomeno del "revolving door"
PISANA, FRANCESCA MARIA
2020/2021
Abstract
I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione sono, secondo quanto riportato nel manuale diagnostico DSM-5, “disturbi caratterizzati da un disturbo persistente dell’alimentazione o del comportamento alimentare correlato che si traduce in un alterato consumo e assorbimento del cibo e che compromette significativamente la salute fisica e il funzionamento psicosociale”. Sono patologie invalidanti, potenzialmente mortali e ad alto costo per la sanità pubblica. Qualora si presentino in adolescenza possono comprometterne lo sviluppo fisico, ciò desta preoccupazioni essendo l’adolescenza la fascia maggiormente colpita, mentre il sesso prevalentemente interessato è quello femminile. L’eziopatogenesi multifattoriale dei Disturbi Alimentari (DA) rende necessario un intervento terapico che sia altrettanto multifattoriale. I trattamenti di elezione sono di tipo ambulatoriale, ma un 30% delle persone affette da Anoressia Nervosa (AN) richiedono un intervento ospedaliero. Questo progetto ha focalizzato l’attenzione sul trattamento ospedaliero dell’AN ed in particolare su di un fenomeno ad esso correlato: il “revolving door” (RD), termine usato in psichiatria per riferirsi a coloro che subiscono frequenti ri-ospedalizzazioni. Lo scopo dello studio è: 1) effettuare un periodo osservazionale longitudinale di almeno 3 anni e identificare eventuali riammissioni nei 36 mesi successivi alla dimissione; 2) individuare le caratteristiche dei pazienti con RD verso i pazienti senza RD; 3) individuare possibili fattori predittivi del reingresso e gli outcome del trattamento in questione. Il progetto ha coinvolto 186 pazienti affetti da AN. I dati necessari allo studio sono stati raccolti somministrando i seguenti questionari: Eating Disorder Inventory - 2 (EDI-2), State Trait Anxiety Inventory (STAI), Beck Depression Inventory (BDI), Body Shape Questionnaire (BSQ) e Eating Disorder Examination Questionnaire (EDE-Q). Circa il 40% del campione è stato ri-ospedalizzato: quasi la totalità dei pazienti con RD ha necessitato di una riammissione entro 12 mesi e circa la metà ha richiesto più di due riammissioni; i pazienti con sottotipo binge/purge di AN hanno necessitato più frequentemente di essere riammessi rispetto al sottotipo restrittivo; non sono emerse differenze nella risposta al trattamento tra i pazienti ri-ospedalizzati e non; la ri-ospedalizzazione è stata associata ad un miglioramento del BMI e ad un peggioramento dei sintomi depressivi; una durata inferiore della malattia sembrava predire una riammissione precoce, ma la significatività di tale risultato è stata persa a seguito del controllo statistico per le variabili di confondimento; alti livelli di impulso alla magrezza (DT) al basale hanno predetto significativamente una riammissione precoce, anche a seguito del controllo statistico per le variabili di confondimento; il miglioramento del BMI tra prima e seconda riammissione è risultato essere un predittore del tempo di riammissione, ma la significatività è stata persa dopo l’aggiunta di DT al modello. In conclusione il miglioramento del BMI durante il ricovero e soprattutto i livelli di DT all'ammissione sono fattori da tenere in considerazione al fine di strutturare un trattamento su misura e di rendere adeguato il percorso post-dimissione. Tali dati sottolineano come per il trattamento ospedaliero dell’AN il recupero del BMI, oltre al supporto psicologico, sia fondamentale. In tal senso il ruolo del nutrizionista può risultare fondamentale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/79121