Il presente elaborato nasce con l'obiettivo di comprendere le dinamiche paternaliste e patriarcali all'interno del dibattito pubblico e ciò è possibile attraverso lo studio del processo che ha portato alla nascita della politica sociale del consultorio familiare, introdotta con la legge n. 405/1975. Il progetto di ricerca si pone, dunque, l'obiettivo di osservare come la sessualità sia strettamente legata alla politica e al potere. Oggetto di analisi è il progetto di legge e le assemblee parlamentari che hanno portato all'istituzionalizzazione del consultorio familiare. Questo tipo di analisi qualitativa consente, infatti, di osservare come il paradigma paternalista e il potere patriarcale abbiano dato forma al dibattito sociopolitico degli anni Settanta. Alla luce dei costrutti teorici circa il paradigma paternalista e i genders studies si è cercato di rispondere all'obiettivo della ricerca, ovvero comprendere se la politica del consultorio familiare nasce con l'intento di emancipare o liberale coloro che vi si rivolgono. La policy del consultorio nasce dall'impulso dei movimenti femministi degli anni Settanta con l'intento di permettere alle donne di avere accedere a un servizio sanitario dedicato alla maternità e alla loro sessualità, tuttavia ci si chiede se sia una politica che verte all'imposizione di stili di vita considerati ideali. L'analisi del materiale empirico è avvenuta attraverso l'utilizzo del software Nvivo per facilitare la definizione delle categorie empiriche individuate in seguito alla luce dei costrutti teorici presentati. In conclusione, si osserva come il consultorio familiare viene concepito dal legislatore come un dispositivo in quanto ha la capacità di orientare, modellare e controllare le condotte e i discorsi degli individui,in particolare delle donne, verso una sessualità considerata legittima. La legittimità di determinate condotte sessuali viene definita in modo particolare dalla Democrazia Cristiana e dal Movimento Sociale Italiano, i quali più volte presentano perplessità e timori circa l'utilizzo della contraccezione orale da parte delle donne. Ciò nonostante, l'emancipazione sessuale delle donne viene garantita nella misura in cui viene garantito loro l'utilizzo di anticoncezionali e l'accesso alle informazioni relative alla loro assunzione, riconoscendo alle donne un ruolo diverso da quello di madre e slegando la sessualità femminile dalla funzione riproduttiva. Alle donne, infatti, viene riconosciuto il diritto di decidereil numero dei figli abolendo l'articolo 553 del Codice penale e liberandole da un retaggio fascistache ancora condizionava la loro libertà.

La nascita del consultorio familiare. Tra paternalismo ed emancipazione

NICOLINI, ARIANNA
2020/2021

Abstract

Il presente elaborato nasce con l'obiettivo di comprendere le dinamiche paternaliste e patriarcali all'interno del dibattito pubblico e ciò è possibile attraverso lo studio del processo che ha portato alla nascita della politica sociale del consultorio familiare, introdotta con la legge n. 405/1975. Il progetto di ricerca si pone, dunque, l'obiettivo di osservare come la sessualità sia strettamente legata alla politica e al potere. Oggetto di analisi è il progetto di legge e le assemblee parlamentari che hanno portato all'istituzionalizzazione del consultorio familiare. Questo tipo di analisi qualitativa consente, infatti, di osservare come il paradigma paternalista e il potere patriarcale abbiano dato forma al dibattito sociopolitico degli anni Settanta. Alla luce dei costrutti teorici circa il paradigma paternalista e i genders studies si è cercato di rispondere all'obiettivo della ricerca, ovvero comprendere se la politica del consultorio familiare nasce con l'intento di emancipare o liberale coloro che vi si rivolgono. La policy del consultorio nasce dall'impulso dei movimenti femministi degli anni Settanta con l'intento di permettere alle donne di avere accedere a un servizio sanitario dedicato alla maternità e alla loro sessualità, tuttavia ci si chiede se sia una politica che verte all'imposizione di stili di vita considerati ideali. L'analisi del materiale empirico è avvenuta attraverso l'utilizzo del software Nvivo per facilitare la definizione delle categorie empiriche individuate in seguito alla luce dei costrutti teorici presentati. In conclusione, si osserva come il consultorio familiare viene concepito dal legislatore come un dispositivo in quanto ha la capacità di orientare, modellare e controllare le condotte e i discorsi degli individui,in particolare delle donne, verso una sessualità considerata legittima. La legittimità di determinate condotte sessuali viene definita in modo particolare dalla Democrazia Cristiana e dal Movimento Sociale Italiano, i quali più volte presentano perplessità e timori circa l'utilizzo della contraccezione orale da parte delle donne. Ciò nonostante, l'emancipazione sessuale delle donne viene garantita nella misura in cui viene garantito loro l'utilizzo di anticoncezionali e l'accesso alle informazioni relative alla loro assunzione, riconoscendo alle donne un ruolo diverso da quello di madre e slegando la sessualità femminile dalla funzione riproduttiva. Alle donne, infatti, viene riconosciuto il diritto di decidereil numero dei figli abolendo l'articolo 553 del Codice penale e liberandole da un retaggio fascistache ancora condizionava la loro libertà.
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