Climate change is negatively impacting both aquatic and terrestrial ecosystems, causing habitats to be uninhabitable and threatening the survival of countless organisms. Freshwater ecosystems, often overlooked in scientific research on global warming, are particularly vulnerable. This study aims to provide a scientific foundation for policy decisions aimed at conserving freshwater fish populations. Data on species distribution, catch rates, and mortality events in lakes were collected from global and local sources. Behavioral and physiological factors were incorporated into a predictive model of temperature, which was then compared to a simpler model that ignored these factors. According to the results, a significant portion of geographic areas will be threatened for most fish species under a warming scenario of 4°C, assuming no species dispersal. However, the outlook is less negative if species can migrate between basins and temperature increases are more gradual. Sub-arid and tropical regions are particularly vulnerable. In temperate zones, southern lakes are more likely to be affected than northern ones. Smaller species and those with limited geographic ranges are at higher risk. While local extinction is not certain, the refined model, incorporating physiological and behavioral factors, predicts a 90% chance of local extinction for coldwater fish under the most severe warming scenario. Die-offs have been associated with a 12% increase in temperature compared to the summer mean of surface water in lakes. These events are projected to double by mid-century and quadruple by the end of the century. While fish species may adapt, the pace of global change could overtake their ability to do so.Removing anthropogenic infrastructures, such as dams, can help mitigate the effects of global warming on fish populations. Continuous monitoring of fish communities is essential to fill any knowledge gap. The potential impacts of global warming on fish populations extend beyond the aquatic realm, affecting human communities and economic services. Urgent policy action is necessary to safeguard both fish and human well-being.
Il cambiamento climatico sta impattando negativamente i vari ecosistemi acquatici e terrestri, rendendo inospitali i vari habitat e minacciando gli organismi viventi. Gli ecosistemi di acqua dolce, al contrario degli altri ecosistemi, sono stati trascurati dalle ricerche di valutazione dell’impatto del riscaldamento globale. Questo elaborato fornisce una base scientifica per incentivare la presa di decisioni politiche a favore della conservazione dell’ittiofauna di acqua dolce. Sono stati raccolti, a livello globale e locale (in due stati degli Stati Uniti d’America), dati sulla distribuzione delle specie da diversi database, dati sulla cattura e le segnalazioni di morie nei laghi. É stata valutata la percentuale di area minacciata per ogni specie e la risposta dell’abbondanza alla temperatura. Inoltre, sono state utilizzate le caratteristiche comportamentali e fisiologiche incorporate in un modello di previsione relativo alla temperatura per stimare l’abbondanza dei pesci nei laghi e confrontate con un modello semplificato che ignora alcune delle variabili di analisi del primo modello. Secondo i risultati ottenuti, la maggior parte delle aree geografiche sarà minacciata per gran parte delle specie ittiche a causa di un aumento di temperatura di 4°C e da una limitata capacità di dispersione. Si ottengono risultati più ottimistici se si presuppone un possibile spostamento delle specie tra i vari bacini idrografici e un aumento delle temperature più contenuto nel tempo. Le regioni più vulnerabili saranno quelle caratterizzate da climi sub aridi e tropicali. Nelle aree temperate, in laghi meridionali saranno colpiti maggiormente rispetto a quelli settentrionali. Al diminuire delle dimensioni e dell'areale, le specie risultano maggiormente minacciate, ma non è possibile ipotizzare con certezza l'estinzione locale: secondo il modello semplificato, l'estinzione locale non è prevista, mentre il modello più specifico prevede una probabilità del 90% di estinzione locale per i pesci stenotermi di acqua fredda nelle condizioni termiche più pessimistiche, mentre per le specie euriterme si prevede un leggero miglioramento. Durante le morie si è misurato un incremento della temperatura del 12% rispetto alla media estiva della temperatura superficiale dei laghi. Si prevede un raddoppio delle morie entro la metà del secolo e un incremento di quattro volte entro la fine del secolo. Le specie potrebbero evitare l’estinzione adattandosi alle nuove condizioni ambientali, ma questa ipotesi sembra poco affidabile data la rapidità del cambiamento. La rimozione degli sbarramenti di origine antropica, come le dighe, all’interno dei bacini idrografici potrebbe mitigare i possibili effetti del riscaldamento sulle comunità ittiche. Inoltre, il monitoraggio delle comunità ittiche potrebbe colmare le lacune che attualmente non permettono una corretta previsione del rischio per gli ecosistemi lacustri e fluviali. Questi possibili esiti sulle comunità ittiche avrebbero conseguenze non solo sulla biodiversità e sull’abbondanza dei pesci, ma anche in contesti socio economici nelle comunità che si basano sulla pesca nei corsi d’acqua. È necessario quindi intervenire a livello politico e scientifico al fine di salvaguardare le comunità ittiche e antropiche che si basano sulla pesca.
Effetti del riscaldamento globale sulle popolazioni di ittiofauna nei sistemi di acqua dolce
ZEPPEGNO, MARCO
2023/2024
Abstract
Il cambiamento climatico sta impattando negativamente i vari ecosistemi acquatici e terrestri, rendendo inospitali i vari habitat e minacciando gli organismi viventi. Gli ecosistemi di acqua dolce, al contrario degli altri ecosistemi, sono stati trascurati dalle ricerche di valutazione dell’impatto del riscaldamento globale. Questo elaborato fornisce una base scientifica per incentivare la presa di decisioni politiche a favore della conservazione dell’ittiofauna di acqua dolce. Sono stati raccolti, a livello globale e locale (in due stati degli Stati Uniti d’America), dati sulla distribuzione delle specie da diversi database, dati sulla cattura e le segnalazioni di morie nei laghi. É stata valutata la percentuale di area minacciata per ogni specie e la risposta dell’abbondanza alla temperatura. Inoltre, sono state utilizzate le caratteristiche comportamentali e fisiologiche incorporate in un modello di previsione relativo alla temperatura per stimare l’abbondanza dei pesci nei laghi e confrontate con un modello semplificato che ignora alcune delle variabili di analisi del primo modello. Secondo i risultati ottenuti, la maggior parte delle aree geografiche sarà minacciata per gran parte delle specie ittiche a causa di un aumento di temperatura di 4°C e da una limitata capacità di dispersione. Si ottengono risultati più ottimistici se si presuppone un possibile spostamento delle specie tra i vari bacini idrografici e un aumento delle temperature più contenuto nel tempo. Le regioni più vulnerabili saranno quelle caratterizzate da climi sub aridi e tropicali. Nelle aree temperate, in laghi meridionali saranno colpiti maggiormente rispetto a quelli settentrionali. Al diminuire delle dimensioni e dell'areale, le specie risultano maggiormente minacciate, ma non è possibile ipotizzare con certezza l'estinzione locale: secondo il modello semplificato, l'estinzione locale non è prevista, mentre il modello più specifico prevede una probabilità del 90% di estinzione locale per i pesci stenotermi di acqua fredda nelle condizioni termiche più pessimistiche, mentre per le specie euriterme si prevede un leggero miglioramento. Durante le morie si è misurato un incremento della temperatura del 12% rispetto alla media estiva della temperatura superficiale dei laghi. Si prevede un raddoppio delle morie entro la metà del secolo e un incremento di quattro volte entro la fine del secolo. Le specie potrebbero evitare l’estinzione adattandosi alle nuove condizioni ambientali, ma questa ipotesi sembra poco affidabile data la rapidità del cambiamento. La rimozione degli sbarramenti di origine antropica, come le dighe, all’interno dei bacini idrografici potrebbe mitigare i possibili effetti del riscaldamento sulle comunità ittiche. Inoltre, il monitoraggio delle comunità ittiche potrebbe colmare le lacune che attualmente non permettono una corretta previsione del rischio per gli ecosistemi lacustri e fluviali. Questi possibili esiti sulle comunità ittiche avrebbero conseguenze non solo sulla biodiversità e sull’abbondanza dei pesci, ma anche in contesti socio economici nelle comunità che si basano sulla pesca nei corsi d’acqua. È necessario quindi intervenire a livello politico e scientifico al fine di salvaguardare le comunità ittiche e antropiche che si basano sulla pesca.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/7901