The Tamburo Abissino U.100 (Abyssinian Drum U.100) from the Royal Armory of Turin witnesses the diplomatic relations between the Ethiopian Empire of Menelik II (1889-1913) and the Kingdom of Italy of Umberto I of Savoy (1878-1900). The proposed study is the result of a complex interdisciplinary research developed in progress, in which historical research and preliminary studies to the intervention have provided adequate knowledge of the object, with which it was possible to define a suitable restoration methodology. The research starts from the identification of the artifact as a kebero, symbol of the Ethiopian Orthodox Church; this was also possible due to the finding of a very close specimen kept at the Linden Museum in Stuttgart. The analysis of the archival sources and the study of the inscriptions present on the sound box allowed to outline the troubled conservation history of the object: initially destined for the Trinity church in Dabra Berhan, Ethiopia, it became part of the donation to Umberto I, King of Italy. The Tamburo Abissino U. 100 became part of the Royal Armory of Turin in 1890. The preliminary study of the restoration begins on a careful visual analysis, with which it was possible to put forward some hypotheses of technological and conservative nature, which were deepened through an important diagnostic campaign. Non-destructive and micro-destructive analyses were performed such as UV fluorescence, radiography, XRF, LIBS. The latter was carried out with the collaboration of the researchers of the CNR of Pisa, with the aim of identify the silvering technique that affects the sound box of the drum: the comparison with the XRF analysis made it possible to identify an alloy with a particular composition, characterized by an internal portion rich in copper and zinc and an external superficial portion rich in silver. The silvering could be produced by plating or by depletion silvering. The restoration was characterized by cautious and thoughtful procedures, in order to respect the historical requirement of the object, allowing it to be properly read. The metal elements were affected by a gradual and modulated partial cleaning of the surface alteration, carried out with a swab. At the end, the indispensable surface protection was performed. The leather elements were affected by dry cleaning. The fabric element was affected by controlled micro-aspiration and needle consolidation of the coating. At the end of the research some guidelines are provided for the correct conservation; it is proposed an exhibition hypothesis to favor the exposure of the object.
Il Tamburo Abissino U.100 proveniente dall’Armeria Reale di Torino è testimone dei rapporti diplomatici tra l’Impero d’Etiopia di Menelik II (1889-1913) ed il Regno d’Italia di Umberto I di Savoia (1878-1900). Lo studio proposto è frutto di una complessa ricerca interdisciplinare sviluppatasi in progress, in cui la ricerca storica e gli studi preliminari all’intervento hanno fornito un’adeguata conoscenza dell'oggetto, con cui è stato possibile definire una idonea metodologia di restauro. La ricerca muove dall'identificazione del manufatto come kebero, simbolo della Chiesa Ortodossa Etiope; questo è stato possibile anche al riscontro di un esemplare con caratteristiche affini conservato presso il Linden Museum di Stoccarda. L'analisi delle fonti archivistiche e lo studio delle iscrizioni presenti sulla cassa di risonanza hanno permesso di delineare la travagliata storia conservativa dell'oggetto: inizialmente destinato alla chiesa della Trinità della regione di Dabra Berhan, in Etiopia, entra a far parte nel 1889 della donazione a Umberto I Re d'Italia. Il Tamburo Abissino U. 100 entra a far parte dell'Armeria Reale di Torino nel 1890. Lo studio preliminare al restauro pone le basi su un'attenta analisi visiva, con la quale è stato possibile avanzare alcune ipotesi di carattere tecnologico e conservativo, approfondite attraverso un’articolata campagna diagnostica. Sono state effettuate analisi non-distruttive e micro-distruttive quali fluorescenza UV, radiografia, XRF, LIBS. Quest’ultima è stata effettuata con la collaborazione dei ricercatori del CNR di Pisa al fine di individuare la tecnica di argentatura che interessa la cassa del Tamburo Abissino: il confronto con l’analisi XRF ha permesso di individuare una lega dalla composizione particolare, caratterizzata da una porzione interna ricca di rame e zinco ed una porzione esterna superficiale ricca di argento. L’argentatura potrebbe essere prodotta per applicazione meccanica di una lamina d’argento (plating) oppure per arricchimento superficiale d’argento (depletion silvering). L'intervento di restauro è stato caratterizzato da procedimenti cauti e ponderati, al fine di rispettare l'istanza storica del Tamburo Abissino U. 100, permettendone un'idonea lettura e fruizione. Gli elementi metallici sono stati interessati da una parziale pulitura graduale e modulata dell’alterazione superficiale, effettuata a tampone. Al termine è stata eseguita l’indispensabile protezione superficiale. Gli elementi in cuoio sono stati interessati da pulitura a secco. L’elemento in tessuto è stato interessato da micro-aspirazione controllata e consolidamento ad ago di alcune lacune del rivestimento. Al termine della ricerca sono fornite alcune linee guida per la corretta conservazione e un'ipotesi espositiva per favorire l'esposizione dell'oggetto.
Il riutilizzo di un dono: il caso del kebero - Tamburo Abissino U.100 - proveniente dall'Armeria Reale di Torino.
MANENTI, GLORIA
2020/2021
Abstract
Il Tamburo Abissino U.100 proveniente dall’Armeria Reale di Torino è testimone dei rapporti diplomatici tra l’Impero d’Etiopia di Menelik II (1889-1913) ed il Regno d’Italia di Umberto I di Savoia (1878-1900). Lo studio proposto è frutto di una complessa ricerca interdisciplinare sviluppatasi in progress, in cui la ricerca storica e gli studi preliminari all’intervento hanno fornito un’adeguata conoscenza dell'oggetto, con cui è stato possibile definire una idonea metodologia di restauro. La ricerca muove dall'identificazione del manufatto come kebero, simbolo della Chiesa Ortodossa Etiope; questo è stato possibile anche al riscontro di un esemplare con caratteristiche affini conservato presso il Linden Museum di Stoccarda. L'analisi delle fonti archivistiche e lo studio delle iscrizioni presenti sulla cassa di risonanza hanno permesso di delineare la travagliata storia conservativa dell'oggetto: inizialmente destinato alla chiesa della Trinità della regione di Dabra Berhan, in Etiopia, entra a far parte nel 1889 della donazione a Umberto I Re d'Italia. Il Tamburo Abissino U. 100 entra a far parte dell'Armeria Reale di Torino nel 1890. Lo studio preliminare al restauro pone le basi su un'attenta analisi visiva, con la quale è stato possibile avanzare alcune ipotesi di carattere tecnologico e conservativo, approfondite attraverso un’articolata campagna diagnostica. Sono state effettuate analisi non-distruttive e micro-distruttive quali fluorescenza UV, radiografia, XRF, LIBS. Quest’ultima è stata effettuata con la collaborazione dei ricercatori del CNR di Pisa al fine di individuare la tecnica di argentatura che interessa la cassa del Tamburo Abissino: il confronto con l’analisi XRF ha permesso di individuare una lega dalla composizione particolare, caratterizzata da una porzione interna ricca di rame e zinco ed una porzione esterna superficiale ricca di argento. L’argentatura potrebbe essere prodotta per applicazione meccanica di una lamina d’argento (plating) oppure per arricchimento superficiale d’argento (depletion silvering). L'intervento di restauro è stato caratterizzato da procedimenti cauti e ponderati, al fine di rispettare l'istanza storica del Tamburo Abissino U. 100, permettendone un'idonea lettura e fruizione. Gli elementi metallici sono stati interessati da una parziale pulitura graduale e modulata dell’alterazione superficiale, effettuata a tampone. Al termine è stata eseguita l’indispensabile protezione superficiale. Gli elementi in cuoio sono stati interessati da pulitura a secco. L’elemento in tessuto è stato interessato da micro-aspirazione controllata e consolidamento ad ago di alcune lacune del rivestimento. Al termine della ricerca sono fornite alcune linee guida per la corretta conservazione e un'ipotesi espositiva per favorire l'esposizione dell'oggetto.File | Dimensione | Formato | |
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