The work tries to investigate, taking its cue from the essay by Pino Arlacchi 2007 "Why there is no mafia in Sardinia", whether effectively, as it states, the island has remained immune from the presence of "mafia" criminal organizations, including autochthonous ones, or whether it is necessary to take note and for what reasons, if any, of a mafia expansion that has taken place. The analysis required both the reference to scientific contributions intersecting law, sociology, anthropology, economics, statistics, journalistic sources, studies on Sardinian crime; and significantly the direct elaboration of investigative and analytical results contained in reports and reports DIA, DNA, UIF Bank of Italy, ANAC, Court of Appeal and Public Prosecutor's Office of the Court of Cagliari, in comparison with the path of economic and social development of the island but without being able to count on repeated and undisputed facts of mafia association recognized by the court (except for the only and dating Piroddi case and more). There are six chapters. The first critically exposes some positions expressed by scholars of the mafia theme in Sardinia, starting with Arlacchi. The second comments on the DIA documents, DNA; Anti-Mafia Parliamentary Commission; Presidency of the CdApp and PG of the Rep. of Cagliari from which it emerges that, although there is no evidence of native organizations structured as mafias (with the exception of the Nigerian mafia), significant infiltration of traditional mafias must also be admitted in the P.A. and that it would be inadequate to argue that the "isolation" and cultural characteristics of Sardinian "pride" have prevented them. The third chapter identifies symptomatic situations of mafia presence, not episodic also on the basis of the results focused in terms of Enterprise and Power Syndicate.The fourth looks at the relationship between mafia and economic crime to examine the contextual factors that would facilitate the presence of mafias in new areas: together with agency factors, they contribute to identifying conditions of "infiltration" and "imitation" distinct from rootedness and hybridization. The mafias would have seized the convenience of the drug market and the opportunities for laundering the real estate sector by expanding on the island and weaving networks when the operating conditions have become more profitable but it is not possible to grasp a widespread active reaction to illegality and corruption, with a political class not exempt from criticism for the relationship with the representatives "polluted" by nepotism.The fifth identifies agency factors of mafia infiltration in Sardinia consistent with the expansion of traditional mafias in recent years and with some of the criminal resources typical of the same. The sixth draws the considerations of the analysis conducted and highlights that, even if the elements of detected crime do not assume all the characteristics of mafia associations in the land of origin or in other areas of expansion, they equally possess marked criminal and social dangerousness linked to the infiltration itself. Consequently, it is not possible to draw definitive conclusions on how this expansive process will evolve, because the social, economic and political order is exposed to pressures, crises, fractures and changes all to be investigated.
Il lavoro cerca di indagare, prendendo spunto dal saggio di Pino Arlacchi 2007 “Perché non c’è la mafia in Sardegna”, se effettivamente come in esso sostenuto l’Isola sia rimasta immune da presenza di organizzazioni criminali “mafiose” anche autoctone oppure se si debba prendere atto e per quali ragioni eventualmente di un’avvenuta espansione mafiosa. L’analisi ha richiesto sia il richiamo a contributi scientifici intersecanti diritto, sociologia, antropologia, economia, statistica, fonti giornalistiche, studi sulla criminalità sarda; sia in modo significativo la diretta elaborazione di risultati investigativi e d’analisi contenuti in relazioni e rapporti DIA, DNA, UIF Banca d’Italia, ANAC, Corte d’Appello e Procura della Repubblica del Tribunale di Cagliari, nel confronto con il percorso di sviluppo economico e sociale dell’Isola ma senza potere contare su ripetuti ed incontestati fatti di associazione mafiosa riconosciuta giudizialmente (salvo l’unico e risalente caso Piroddi e più). Sei i capitoli. Il primo espone criticamente alcune posizioni espresse da studiosi del tema mafioso in Sardegna, a partire da Arlacchi. Il secondo commenta i documenti DIA, DNA; Commissione Parlamentare Antimafia; Presidenza della CdApp e PG della Rep. di Cagliari da cui emerge che, pur mancando prove di organizzazioni autoctone strutturate come mafie (con eccezione la mafia nigeriana) si devono però ammettere significative infiltrazioni delle mafie tradizionali anche nella P.A. e che sarebbe inadeguato sostenere che l’ “isolamento” ed i caratteri culturali della “fierezza” sarda le abbiano impedite. Il terzo capitolo individua situazioni sintomatiche di presenza mafiosa, non episodica anche in base ai risultati focalizzati in termini di Enterprise e Power Syndicate. Il quarto guarda al rapporto fra criminalità mafiosa ed economica per vagliare i fattori di contesto che agevolerebbero la presenza delle mafie in nuove aree: insieme ai fattori di agenzia concorrono a identificare condizioni di “infiltrazione” ed “imitazione” distinte da radicamento ed ibridazione. Le mafie avrebbero colto la convenienza del mercato delle droghe e le opportunità di riciclaggio del settore immobiliare espandendosi nell’Isola e tessendo reti quando le condizioni operative sono divenute più profittevoli ma non si riesce a cogliere una diffusa reazione attiva all’illegalità ed alla corruzione, con una classe politica non esente da critiche per il rapporto con i rappresentati “inquinato” da clientele. Il quinto individua fattori di agenzia dell’infiltrazione mafiosa in Sardegna coerenti con l’espansione delle mafie tradizionali degli anni scorsi e con alcune delle risorse criminali tipiche delle stesse. Il sesto trae le considerazioni dell’analisi condotta ed evidenzia che, anche se gli elementi di criminalità rilevata non assumono tutte le caratteristiche dei sodalizi mafiosi in terra d’origine o in altre aree di espansione, essi possiedono egualmente marcata pericolosità criminale e sociale legata all’infiltrazione stessa. Non convenendo di conseguenza con conclusioni negazioniste tout court della presenza mafiosa in Sardegna, non è però neppure possibile trarne di definitive su come evolverà questo processo espansivo, perché l’assetto sociale economico e politico è esposto a pressioni, crisi, fratture e mutamenti tutti da investigare.
Mafie di Sardegna. Una questione aperta.
GRANATELLI, MAURIZIO
2023/2024
Abstract
Il lavoro cerca di indagare, prendendo spunto dal saggio di Pino Arlacchi 2007 “Perché non c’è la mafia in Sardegna”, se effettivamente come in esso sostenuto l’Isola sia rimasta immune da presenza di organizzazioni criminali “mafiose” anche autoctone oppure se si debba prendere atto e per quali ragioni eventualmente di un’avvenuta espansione mafiosa. L’analisi ha richiesto sia il richiamo a contributi scientifici intersecanti diritto, sociologia, antropologia, economia, statistica, fonti giornalistiche, studi sulla criminalità sarda; sia in modo significativo la diretta elaborazione di risultati investigativi e d’analisi contenuti in relazioni e rapporti DIA, DNA, UIF Banca d’Italia, ANAC, Corte d’Appello e Procura della Repubblica del Tribunale di Cagliari, nel confronto con il percorso di sviluppo economico e sociale dell’Isola ma senza potere contare su ripetuti ed incontestati fatti di associazione mafiosa riconosciuta giudizialmente (salvo l’unico e risalente caso Piroddi e più). Sei i capitoli. Il primo espone criticamente alcune posizioni espresse da studiosi del tema mafioso in Sardegna, a partire da Arlacchi. Il secondo commenta i documenti DIA, DNA; Commissione Parlamentare Antimafia; Presidenza della CdApp e PG della Rep. di Cagliari da cui emerge che, pur mancando prove di organizzazioni autoctone strutturate come mafie (con eccezione la mafia nigeriana) si devono però ammettere significative infiltrazioni delle mafie tradizionali anche nella P.A. e che sarebbe inadeguato sostenere che l’ “isolamento” ed i caratteri culturali della “fierezza” sarda le abbiano impedite. Il terzo capitolo individua situazioni sintomatiche di presenza mafiosa, non episodica anche in base ai risultati focalizzati in termini di Enterprise e Power Syndicate. Il quarto guarda al rapporto fra criminalità mafiosa ed economica per vagliare i fattori di contesto che agevolerebbero la presenza delle mafie in nuove aree: insieme ai fattori di agenzia concorrono a identificare condizioni di “infiltrazione” ed “imitazione” distinte da radicamento ed ibridazione. Le mafie avrebbero colto la convenienza del mercato delle droghe e le opportunità di riciclaggio del settore immobiliare espandendosi nell’Isola e tessendo reti quando le condizioni operative sono divenute più profittevoli ma non si riesce a cogliere una diffusa reazione attiva all’illegalità ed alla corruzione, con una classe politica non esente da critiche per il rapporto con i rappresentati “inquinato” da clientele. Il quinto individua fattori di agenzia dell’infiltrazione mafiosa in Sardegna coerenti con l’espansione delle mafie tradizionali degli anni scorsi e con alcune delle risorse criminali tipiche delle stesse. Il sesto trae le considerazioni dell’analisi condotta ed evidenzia che, anche se gli elementi di criminalità rilevata non assumono tutte le caratteristiche dei sodalizi mafiosi in terra d’origine o in altre aree di espansione, essi possiedono egualmente marcata pericolosità criminale e sociale legata all’infiltrazione stessa. Non convenendo di conseguenza con conclusioni negazioniste tout court della presenza mafiosa in Sardegna, non è però neppure possibile trarne di definitive su come evolverà questo processo espansivo, perché l’assetto sociale economico e politico è esposto a pressioni, crisi, fratture e mutamenti tutti da investigare.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/7883