The idea behind the research was to analyze the concept of beauty through a wider perspective, thus trying to move away from its more superficial conception. "Beauty as a way to heal" was born after a conversation held with a teacher from our course, who emphasized the need to give greater importance to beauty in our internships. For these reasons, thanks to our co-rapporteur, we were able to understand how beauty is not a stand-alone factor, but how it is closely linked to participatory processes and the exercise of power. Through qualitative research, the anthropological research path seeks to analyze in more depth these last two concepts. Thanks to the internship experiences, which took place in different services in terms of place and users to which they were addressed, we were able to see how important it is to give more importance to the concept of exercising power within a service dedicated to people with disabilities. Similarly, the community that takes care of minors offered us a tool to find out how much participatory processes are inserted within their daily lives. In relation to these two concepts, the authors who most place themselves in the theoretical basis to which we have referred are R. Sennett, V. Porcellana, S. Stefani, N. Curto, A. Appadurai, A. Frisina and L. Milani. In addition, further food for thought was given us by the “Costruire Bellezza” project implemented in a service for homeless people in Turin. The latter allowed us to talk with a designer and anthropologist who directed us towards a more in-depth analysis of our projects. In fact, deciding to use a different perspective has opened up other possibilities for us to approach the realities in which we were inserted.
L’idea che sottende il nostro percorso di ricerca è quella di provare ad analizzare il concetto di bellezza attraverso una prospettiva più ampia, cercando quindi di eliminare la sua concezione più superficiale. “La bellezza come strumento di cura” nasce grazie al confronto tenuto con una docente del nostro corso di laurea, la quale ha fatto scaturire in noi la necessità di dare importanza a questo elemento all’interno dei nostri percorsi di tirocinio. Successivamente, grazie alla nostra correlatrice, abbiamo avuto modo di comprendere come la bellezza non sia un fattore a sé stante, ma di come essa sia strettamente collegata ai processi partecipativi e all’esercizio del potere. Tramite una ricerca qualitativa, il nostro percorso di ricerca di stampo antropologico cerca di analizzare questi ultimi due concetti in maniera più approfondita. Grazie alle nostre due esperienze di tirocinio, svoltesi in servizi differenti per luogo ed utenza a cui sono rivolti, abbiamo avuto modo di constatare quanto all’interno di un servizio dedicato a persone con disabilità sia fondamentale dare importanza al concetto di esercizio del potere. Allo stesso modo, la comunità che si occupa di accogliere i minori ci ha offerto uno strumento per scoprire quanto i processi partecipativi siano inseriti all’interno della loro quotidianità. Rispetto a questi due concetti, gli autori che si collocano maggiormente nella base teorica a cui abbiamo fatto riferimento sono R. Sennett, V. Porcellana, S. Stefani, N. Curto, A. Appadurai, A. Frisina e L. Milani. Inoltre, un ulteriore spunto di riflessione ci è stato fornito dal progetto “Costruire Bellezza” attuato in un servizio per persone senza dimora a Torino. Quest’ultimo ci ha permesso di confrontarci con un designer e antropologo che ci ha indirizzate verso un’analisi più approfondita dei nostri progetti. Infatti, utilizzare una prospettiva differente ha aperto in noi possibilità altre di approccio alle realtà in cui eravamo inserite.
La bellezza come strumento di cura: dai processi partecipativi all'esercizio del potere
SCAPOLA, SARA
2020/2021
Abstract
L’idea che sottende il nostro percorso di ricerca è quella di provare ad analizzare il concetto di bellezza attraverso una prospettiva più ampia, cercando quindi di eliminare la sua concezione più superficiale. “La bellezza come strumento di cura” nasce grazie al confronto tenuto con una docente del nostro corso di laurea, la quale ha fatto scaturire in noi la necessità di dare importanza a questo elemento all’interno dei nostri percorsi di tirocinio. Successivamente, grazie alla nostra correlatrice, abbiamo avuto modo di comprendere come la bellezza non sia un fattore a sé stante, ma di come essa sia strettamente collegata ai processi partecipativi e all’esercizio del potere. Tramite una ricerca qualitativa, il nostro percorso di ricerca di stampo antropologico cerca di analizzare questi ultimi due concetti in maniera più approfondita. Grazie alle nostre due esperienze di tirocinio, svoltesi in servizi differenti per luogo ed utenza a cui sono rivolti, abbiamo avuto modo di constatare quanto all’interno di un servizio dedicato a persone con disabilità sia fondamentale dare importanza al concetto di esercizio del potere. Allo stesso modo, la comunità che si occupa di accogliere i minori ci ha offerto uno strumento per scoprire quanto i processi partecipativi siano inseriti all’interno della loro quotidianità. Rispetto a questi due concetti, gli autori che si collocano maggiormente nella base teorica a cui abbiamo fatto riferimento sono R. Sennett, V. Porcellana, S. Stefani, N. Curto, A. Appadurai, A. Frisina e L. Milani. Inoltre, un ulteriore spunto di riflessione ci è stato fornito dal progetto “Costruire Bellezza” attuato in un servizio per persone senza dimora a Torino. Quest’ultimo ci ha permesso di confrontarci con un designer e antropologo che ci ha indirizzate verso un’analisi più approfondita dei nostri progetti. Infatti, utilizzare una prospettiva differente ha aperto in noi possibilità altre di approccio alle realtà in cui eravamo inserite.File | Dimensione | Formato | |
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