The Guarinian architecture has often been the subject of divergent critical opinions. The enigmatic, erudite, ingenious aspect of Guarini’s architectural conception is a source of questions on the part of scholars: it is understandable to wonder what are the sources, the architectural cultures in which he may have put his roots for the realization of his works. In addition, how he learns of particular architectural models so distant from those present in the Italian peninsula. Finally, what elements and how he manages to integrate in his works these innovative aspects with the Italian architectural tradition. This study investigates the developments, recovery and long-term nature of certain Islamic architectural models that have characterized the modern age: there is therefore an attempt to hypothesize some possible sources of Italian Baroque architecture and its analogies with Islamic and Mudejar architecture, and to go in search of how these Islamic models persist. Through the analysis of some works belonging especially to Guarino Guarini, it is possible to find such affinities. In fact, the contribution of two other exponents of Baroque architectural culture is fundamental for the development of this phenomenon: Francesco Borromini and Bernardo Antonio Vittone. Guarini refers to a bold construction technique with which he pushes the limit of the architectural invention beyond the usual Baroque universe, that of emotional manipulation and trompe-illusionismthe oeil, and enjoys full freedom to loosen ties with the classical tradition. On the one hand, it is inspired by French architecture, then fashionable, and at the same time uses Islamic elements to compose the openwork domes. Therefore, freedom in the use of non-traditional solutions comes from a harmonious process of thematic assimilation. His architecture is not limited to a closed system and a traditional style, but to an elaborate interweaving of trends, as shown by the structure of the dome of the Shroud, the most enigmatic of his works. The study is divided into two main parts: it is necessary to introduce this analysis by presenting a general framework on the peculiarities relevant to Italian Baroque architecture, Islamic architecture and Mudejar art, useful for a greater understanding and awareness of the historical-cultural context, the characteristic elements of these architectures and their correspondences. In the second part, following this premise, it is therefore possible to present and insert the specific architectures of the three professionals examined, that present in a more fortunate and significant way those elements that can be associated with those that are the most traceable and salient manifestations and influences of Islamic and Mudejar architecture for their geometry, size, shape and structural static. In an attempt to understand the processes of assimilation and the developments that have characterized the works of the three architects, who are so far from the baroque Italy of the second half of the seventeenth century, The studio offers itself as a path through which to relive and follow their stories.
L’architettura guariniana è stata spesso oggetto di opinioni critiche divergenti. L’aspetto enigmatico, erudito, ingegnoso della concezione architettonica del Guarini è fonte di interrogativi da parte degli studiosi: risulta comprensibile domandarsi quali siano le fonti, le culture architettoniche in cui possa aver messo le radici per la realizzazione delle sue opere. Inoltre, come venga a conoscenza di particolari modelli architettonici così distanti da quelli presenti nella penisola italiana. Infine, quali elementi e con che modalità riesca ad integrare nelle sue opere questi aspetti innovativi con la tradizione architettonica italiana. Questo studio si occupa di indagare quelli che sono gli sviluppi, il recupero e la lunga durata di certi modelli architettonici islamici che hanno caratterizzato l’età moderna: vi è dunque il tentativo di ipotizzare alcune possibili fonti dell’architettura barocca italiana e sue analogie con l’architettura islamica e mudéjar, e di andare alla ricerca di come questi modelli islamici perdurino. Attraverso l’analisi di alcune opere appartenenti soprattutto a Guarino Guarini, è possibile riscontrare tali affinità. Infatti, anche il contributo di altri due esponenti della cultura architettonica barocca è fondamentale per lo sviluppo di questo fenomeno: si tratta di Francesco Borromini e di Bernardo Antonio Vittone. Guarini si rifà a un’audace tecnica costruttiva con cui spinge il limite dell’invenzione architettonica oltre il consueto universo barocco, ovvero quello della manipolazione emotiva e dell’illusionismo trompe-l’oeil, e gode della piena libertà di allentare i vincoli con la tradizione classica. Da un lato si ispira all’architettura francese, allora di moda, e al contempo impiega elementi islamici per comporre le cupole traforate. Pertanto, la libertà nell’uso di soluzioni non tradizionali deriva da un processo armonico di assimilazione tematica. La sua architettura non si limita a un sistema concluso e a uno stile tradizionale, bensì a un elaborato intreccio di tendenze, come dimostra la struttura della cupola della Sindone, la più enigmatica tra le sue opere. Lo studio è suddiviso in due parti principali: risulta necessario introdurre quest’analisi presentando un quadro generale sulle peculiarità pertinenti all’architettura barocca italiana, all’architettura islamica e all’arte mudéjar, utili per una maggior comprensione e consapevolezza sul contesto storico-culturale, sugli elementi caratteristici di tali architetture e delle loro corrispondenze. Nella seconda parte, a seguito di questa premessa, è dunque possibile presentare ed inserire le specifiche architetture dei tre professionisti presi in esame, che presentano in maniera più fortunata e significativa quegli elementi che possono essere associati a quelle che sono le manifestazioni ed influenze più riconducibili e salienti delle architetture islamiche e mudéjar per la loro geometria, dimensione, forma e statica strutturale. Nel tentativo di comprendere i processi di assimilazione e gli sviluppi che hanno caratterizzato le opere dei tre architetti, che si mostrano così lontane dall’Italia barocca della seconda metà del Seicento, lo studio si offre come sentiero attraverso cui rivivere e percorrere le loro vicende.
Architettura islamica e architettura barocca Influenze e assonanze
RUSSO, AZAMI MARIA GRAZIA
2020/2021
Abstract
L’architettura guariniana è stata spesso oggetto di opinioni critiche divergenti. L’aspetto enigmatico, erudito, ingegnoso della concezione architettonica del Guarini è fonte di interrogativi da parte degli studiosi: risulta comprensibile domandarsi quali siano le fonti, le culture architettoniche in cui possa aver messo le radici per la realizzazione delle sue opere. Inoltre, come venga a conoscenza di particolari modelli architettonici così distanti da quelli presenti nella penisola italiana. Infine, quali elementi e con che modalità riesca ad integrare nelle sue opere questi aspetti innovativi con la tradizione architettonica italiana. Questo studio si occupa di indagare quelli che sono gli sviluppi, il recupero e la lunga durata di certi modelli architettonici islamici che hanno caratterizzato l’età moderna: vi è dunque il tentativo di ipotizzare alcune possibili fonti dell’architettura barocca italiana e sue analogie con l’architettura islamica e mudéjar, e di andare alla ricerca di come questi modelli islamici perdurino. Attraverso l’analisi di alcune opere appartenenti soprattutto a Guarino Guarini, è possibile riscontrare tali affinità. Infatti, anche il contributo di altri due esponenti della cultura architettonica barocca è fondamentale per lo sviluppo di questo fenomeno: si tratta di Francesco Borromini e di Bernardo Antonio Vittone. Guarini si rifà a un’audace tecnica costruttiva con cui spinge il limite dell’invenzione architettonica oltre il consueto universo barocco, ovvero quello della manipolazione emotiva e dell’illusionismo trompe-l’oeil, e gode della piena libertà di allentare i vincoli con la tradizione classica. Da un lato si ispira all’architettura francese, allora di moda, e al contempo impiega elementi islamici per comporre le cupole traforate. Pertanto, la libertà nell’uso di soluzioni non tradizionali deriva da un processo armonico di assimilazione tematica. La sua architettura non si limita a un sistema concluso e a uno stile tradizionale, bensì a un elaborato intreccio di tendenze, come dimostra la struttura della cupola della Sindone, la più enigmatica tra le sue opere. Lo studio è suddiviso in due parti principali: risulta necessario introdurre quest’analisi presentando un quadro generale sulle peculiarità pertinenti all’architettura barocca italiana, all’architettura islamica e all’arte mudéjar, utili per una maggior comprensione e consapevolezza sul contesto storico-culturale, sugli elementi caratteristici di tali architetture e delle loro corrispondenze. Nella seconda parte, a seguito di questa premessa, è dunque possibile presentare ed inserire le specifiche architetture dei tre professionisti presi in esame, che presentano in maniera più fortunata e significativa quegli elementi che possono essere associati a quelle che sono le manifestazioni ed influenze più riconducibili e salienti delle architetture islamiche e mudéjar per la loro geometria, dimensione, forma e statica strutturale. Nel tentativo di comprendere i processi di assimilazione e gli sviluppi che hanno caratterizzato le opere dei tre architetti, che si mostrano così lontane dall’Italia barocca della seconda metà del Seicento, lo studio si offre come sentiero attraverso cui rivivere e percorrere le loro vicende. File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/78798