Non esiste una definizione standard di spreco alimentare, così come non esistono metodologie uniformi per calcolarlo. Gli studi finora realizzati sullo spreco sono carenti, i dati raccolti spesso insufficienti. Di certo il cibo viene sprecato ad ogni stadio della filiera alimentare – dal campo alla tavola - nella produzione, trasformazione, vendita e consumo. La maggior parte delle ricerche - a livello globale - si concentra sulla formazione dello spreco a livello di produzione e distribuzione. In questi ambiti lo spreco pare inevitabile: molti scarti sono invedibili o derivanti da erronea gestione del magazzino, sovrapproduzione, prodotti deformati o danneggiati. Poche ricerche si concentrano invece sullo spreco alimentare generato a livello domestico. Nei Paesi Membri dell’Unione Europea, infatti, le famiglie – secondo dati elaborati da Eurostat- sono le principali responsabili dello spreco. Per inquadrare lo spreco alimentare e gettare luce su dati contrastanti emersi da diversi studi finora realizzati da centri di ricerca, associazioni e organizzazioni non governative, la tesi dopo aver presentato dati a livello globale, europeo e italiano, si concentra sull’analisi di dati estrapolati da un questionario sullo spreco somministrato la piattaforma di Google Form. Rispetto ai dati spiegati nei precedenti capitoli, i risultati ottenuti dal questionario rispecchiamo in parte le aspettative in quanto, sicuramente la fase del consumo domestico è stata considerata come la fase in cui si spreca di più e anche dai dati emersi dalla mia ricerca risulta essere così; infatti, lo spreco domestico genera 143 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. I motivi per cui si spreca di più sono risultati quelli più comuni cioè dimenticare di aver acquistato un determinato prodotto, calcolare male ciò che serve e paura di non avere abbastanza cibo nel frigorifero o in dispensa. Ciò che purtroppo non rispecchia le aspettative è il fatto che il 72% non utilizza mai app che aiutano a ridurre lo spreco nonostante quasi il 60% dei rispondenti conosca comunque app come Too Good To Go, ma poi di fatto non le utilizza. Questo significa che queste strategie non sono abbastanza conosciute o che i consumatori non sono consapevoli del reale problema del food Waste. Un altro aspetto da evidenziare è che l’80% degli individui ha ritenuto che le aziende oggi debbano sempre di più adottare comportamenti virtuosi contro lo spreco e adottare strategie di sostenibilità. Questo aspetto è molto importante per cercare di avere un mondo più pulito e sostenibile, è necessario che tutti ci sforziamo a migliorare le nostre abitudini. Sicuramente per far questo sarebbe opportuno ideare e progettare campagne di sensibilizzazione che riescano a coinvolgere maggiormente gli individui e che si pongano come obiettivo quello di informare i cittadini consumatori sul tema e di spronarli a modificare i propri comportamenti e inoltre, dovrebbero essere attuate più politiche di redistribuzione degli alimenti in surplus.

Lo spreco alimentare tra criticità e soluzioni: un'analisi delle buone pratiche di Lavazza ed un'indagine empirico-statistica

TOSCANO, VERONICA
2021/2022

Abstract

Non esiste una definizione standard di spreco alimentare, così come non esistono metodologie uniformi per calcolarlo. Gli studi finora realizzati sullo spreco sono carenti, i dati raccolti spesso insufficienti. Di certo il cibo viene sprecato ad ogni stadio della filiera alimentare – dal campo alla tavola - nella produzione, trasformazione, vendita e consumo. La maggior parte delle ricerche - a livello globale - si concentra sulla formazione dello spreco a livello di produzione e distribuzione. In questi ambiti lo spreco pare inevitabile: molti scarti sono invedibili o derivanti da erronea gestione del magazzino, sovrapproduzione, prodotti deformati o danneggiati. Poche ricerche si concentrano invece sullo spreco alimentare generato a livello domestico. Nei Paesi Membri dell’Unione Europea, infatti, le famiglie – secondo dati elaborati da Eurostat- sono le principali responsabili dello spreco. Per inquadrare lo spreco alimentare e gettare luce su dati contrastanti emersi da diversi studi finora realizzati da centri di ricerca, associazioni e organizzazioni non governative, la tesi dopo aver presentato dati a livello globale, europeo e italiano, si concentra sull’analisi di dati estrapolati da un questionario sullo spreco somministrato la piattaforma di Google Form. Rispetto ai dati spiegati nei precedenti capitoli, i risultati ottenuti dal questionario rispecchiamo in parte le aspettative in quanto, sicuramente la fase del consumo domestico è stata considerata come la fase in cui si spreca di più e anche dai dati emersi dalla mia ricerca risulta essere così; infatti, lo spreco domestico genera 143 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. I motivi per cui si spreca di più sono risultati quelli più comuni cioè dimenticare di aver acquistato un determinato prodotto, calcolare male ciò che serve e paura di non avere abbastanza cibo nel frigorifero o in dispensa. Ciò che purtroppo non rispecchia le aspettative è il fatto che il 72% non utilizza mai app che aiutano a ridurre lo spreco nonostante quasi il 60% dei rispondenti conosca comunque app come Too Good To Go, ma poi di fatto non le utilizza. Questo significa che queste strategie non sono abbastanza conosciute o che i consumatori non sono consapevoli del reale problema del food Waste. Un altro aspetto da evidenziare è che l’80% degli individui ha ritenuto che le aziende oggi debbano sempre di più adottare comportamenti virtuosi contro lo spreco e adottare strategie di sostenibilità. Questo aspetto è molto importante per cercare di avere un mondo più pulito e sostenibile, è necessario che tutti ci sforziamo a migliorare le nostre abitudini. Sicuramente per far questo sarebbe opportuno ideare e progettare campagne di sensibilizzazione che riescano a coinvolgere maggiormente gli individui e che si pongano come obiettivo quello di informare i cittadini consumatori sul tema e di spronarli a modificare i propri comportamenti e inoltre, dovrebbero essere attuate più politiche di redistribuzione degli alimenti in surplus.
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