Nelle pagine che seguono verrà illustrato come il chroma-key e il compositing nel cinema-video siano tecniche che hanno influito nei modi di rappresentare l'immagine in movimento. Descrivendo brevemente il funzionamento di queste, il chroma key permette di rendere uno sfondo di colore specifico, solitamente nella gamma blu o verde, come trasparente e sostituire dunque in post-produzione le aree trasparenti della prima immagine con contributi video di un'altra. Il mixer video seleziona la sorgente da usare in un determinato momento. La tecnica di compositing si fonda invece sul principio di combinare due sorgenti video sostituendo un colore o un range di colori nella prima con l'informazione proveniente dalla seconda. Le due tracce video vengono sovrapposte per produrre un nuovo fotogramma. Precisamente, con il compositing digitale il software riconosce pixel che hanno una specifica tonalità di colore come aree da sostituire e a quel punto ognuno di questi pixel viene sostituito con un pixel di un'altra immagine, allineata in modo che sembri parte dell'originale. La mia tesi si limiterà a descrivere queste tecniche dal punto di vista del linguaggio, attraverso significative esemplificazioni. Non verrà invece approfondito l'aspetto puramente tecnologico legato al loro utilizzo pratico. Nello svolgimento della trattazione descriverò anche il modo in cui l'idea creativa del regista possa riuscire a trovare forma all'interno di un processo di elaborazione digitale. A tale proposito mi occuperò di evoluzione linguistica ricercando esperienze cinematografiche dove oltre ad essere usato il chroma-key o il compositing, si siano indagati modi nuovi di gestire non solo la narrazione ma l'impianto visivo del film stesso. La mia ricerca è partita da video sperimentali di fine anni '80, quando queste tecniche mostravano risultati ancora grezzi, fino ad arrivare a impieghi più evoluti e definiti, che trasformano fumetti e illustrazioni in opere cinematografiche. Per la fase sperimentale ho analizzato alcuni video di Zbig e Boustani. Il primo utilizza il chroma-key non come promotore della narrazione ma soprattutto come creatore di un vero e proprio linguaggio, dove la grande innovazione sta nel dare vita ad un universo anti-realistico. Il video di Boustani invece crea dei dipinti in digitale attraverso il compositing. Questi costituirono una fondamentale ispirazione per coloro che si avvicinarono allo stesso stile negli anni successivi. Tra i registi che furono influenzati da queste innovazioni tecnologiche, ho analizzato Pitof, Rodriguez e McKean, rappresentanti di una fase più evoluta di utilizzo delle tecniche in questione. In particolare la mia analisi si è soffermata sugli aspetti stilistici, linguistici e tecnici di questi due registi. Ho dunque esaminato e descritto in maniera dettagliata alcune scene o sequenze dei loro lungometraggi. Ho inoltre ritenuto importante riportare in ogni capitolo una breve presentazione del regista in esame, prima di discutere il suo lavoro. Questo per fornire un quadro più generale sulla formazione del suo stile e sul carattere dei generi precedenti. E' interessante difatti osservare come spesso tecnici e illustratori siano diventati registi grazie alle nuove tecniche digitali.

L'evoluzione del Linguaggio Digitale: Chroma-key e Compositing

FOGGETTI, ALESSANDRO COSIMO
2014/2015

Abstract

Nelle pagine che seguono verrà illustrato come il chroma-key e il compositing nel cinema-video siano tecniche che hanno influito nei modi di rappresentare l'immagine in movimento. Descrivendo brevemente il funzionamento di queste, il chroma key permette di rendere uno sfondo di colore specifico, solitamente nella gamma blu o verde, come trasparente e sostituire dunque in post-produzione le aree trasparenti della prima immagine con contributi video di un'altra. Il mixer video seleziona la sorgente da usare in un determinato momento. La tecnica di compositing si fonda invece sul principio di combinare due sorgenti video sostituendo un colore o un range di colori nella prima con l'informazione proveniente dalla seconda. Le due tracce video vengono sovrapposte per produrre un nuovo fotogramma. Precisamente, con il compositing digitale il software riconosce pixel che hanno una specifica tonalità di colore come aree da sostituire e a quel punto ognuno di questi pixel viene sostituito con un pixel di un'altra immagine, allineata in modo che sembri parte dell'originale. La mia tesi si limiterà a descrivere queste tecniche dal punto di vista del linguaggio, attraverso significative esemplificazioni. Non verrà invece approfondito l'aspetto puramente tecnologico legato al loro utilizzo pratico. Nello svolgimento della trattazione descriverò anche il modo in cui l'idea creativa del regista possa riuscire a trovare forma all'interno di un processo di elaborazione digitale. A tale proposito mi occuperò di evoluzione linguistica ricercando esperienze cinematografiche dove oltre ad essere usato il chroma-key o il compositing, si siano indagati modi nuovi di gestire non solo la narrazione ma l'impianto visivo del film stesso. La mia ricerca è partita da video sperimentali di fine anni '80, quando queste tecniche mostravano risultati ancora grezzi, fino ad arrivare a impieghi più evoluti e definiti, che trasformano fumetti e illustrazioni in opere cinematografiche. Per la fase sperimentale ho analizzato alcuni video di Zbig e Boustani. Il primo utilizza il chroma-key non come promotore della narrazione ma soprattutto come creatore di un vero e proprio linguaggio, dove la grande innovazione sta nel dare vita ad un universo anti-realistico. Il video di Boustani invece crea dei dipinti in digitale attraverso il compositing. Questi costituirono una fondamentale ispirazione per coloro che si avvicinarono allo stesso stile negli anni successivi. Tra i registi che furono influenzati da queste innovazioni tecnologiche, ho analizzato Pitof, Rodriguez e McKean, rappresentanti di una fase più evoluta di utilizzo delle tecniche in questione. In particolare la mia analisi si è soffermata sugli aspetti stilistici, linguistici e tecnici di questi due registi. Ho dunque esaminato e descritto in maniera dettagliata alcune scene o sequenze dei loro lungometraggi. Ho inoltre ritenuto importante riportare in ogni capitolo una breve presentazione del regista in esame, prima di discutere il suo lavoro. Questo per fornire un quadro più generale sulla formazione del suo stile e sul carattere dei generi precedenti. E' interessante difatti osservare come spesso tecnici e illustratori siano diventati registi grazie alle nuove tecniche digitali.
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