The training activity has provided two stage periods: a practical training-application of three weeks at two farms in the Netherlands; and a study of different management of two Italian dairy farms, side by side with the two Dutch dairy farms. The first part of the work was held, by the dairy farm Merwehoeve de Groot and Van Den Broek in Netherlands, the objective was to learn different farming systems from Italian and to collect data for the analysis of the forage systems and management methods. During the first part of the stage, the candidate has followed the practical activities of the two dairy farms participating in the management of animals, milking, cleaning the stables, and the preparation of animals for a beauty exhibition. The second part, conducted at the Department of Agriculture, Forestry and Land Management of the University of Turin, has provided the data collection in two dairy farms in the province of Turin, to be compared with those collected from the Dutch farms. The study had the objectives to compare the feeding costs, and the farm managements, between the different dairy farms. The first phase of work has provided the data collection of farm management through a detailed questionnaire and the collection of samples of feeds. The questionnaire concerned the general overview of the dairy farm; the analysis of the diets of the lactating animals; the cultivated crops, the crop of productions and the fodder conservation management. The last part of the questionnaire is about the size and management of the bunker silos and management and number of slurry tanks and manure; and about the collection of data on market prices of raw materials used in ration, technical equipment costs and mechanical operations for growing fodder. The dairy farm examined, were marked with the letters A and B for the two Dutch and C and D for the two Italian. The dairy farms analyzed, breeded only Friesian cows. At the time of holding in dairy farms were present: 301 animals, of which 185 in lactation in Farm A; 113 animals of which 58 in lactation in farm B; 470 animals of which 250 lactation in farm C; and 301 animals of which 131 lactation in farm D. The cultivated area allows the four dairy farms to produce a large part of the feed used for animals (124 ha, 66 ha, 123 ha and 57 ha). The main point raised from the study is the origin of the protein component of the rations. The more productive Dutch farms (Farm A) presented a percentage of protein produced on farmland of 55.9%, the Farm B presented values of self-sufficiency of protein diversified in the summer and winter period due to grazing of cows in summer (58% in summer and 35% in winter). The Farm C presented a diet based on the use of maize silage (32.4% of ingested DM), hays and a high proportion of concentrates (46.5% of ingested DM), while the Farm D presented a diet based on the use of alfalfa silage (37% of ingested DM), maize silage (30% of ingested DM) and concentrates (33% of ingested DM). This managements led to meet the needs of protein in the rations of dairy cows by 22.9% of home-grown protein for Farm C and of 60,4% for Farm D. The different protein self-sufficiency of the dairy farm studied, affects the price of a litre of milk from 32.6% in Farm A to the maximum of 45.5% in Farm C.
L'attività di tirocinio ha previsto due momenti formativi: un tirocinio pratico-applicativo di tre settimane presso due aziende zootecniche olandesi; e uno studio della differente gestione aziendale di due aziende da latte nel Torinese affiancate alle due aziende olandesi. La prima parte del tirocinio si è svolta, nell'azienda Merwehoeve de Groot e nell'azienda Van Den Broek, in Olanda con lo scopo di apprendere sistemi di allevamento diversi da quelli italiani e di raccogliere i dati per l'analisi del sistema foraggero e delle modalità di gestione dell'alimentazione e della stalla. La seconda parte del tirocinio, condotta presso il Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio, ha previsto la raccolta dei dati aziendali in due aziende zootecniche da latte della provincia di Torino, da affiancare a quelli raccolti nell'esperienza olandese. La prova si è posta come obiettivo il confronto dei costi di alimentazione tra le differenti realtà aziendali. La prima fase del lavoro ha previsto la raccolta dei dati di gestione dell'azienda attraverso un dettagliato questionario e la raccolta di campioni degli alimenti in razione. Le aziende prese in esame sono state contrassegnate con le lettere A e B, per le due aziende olandesi e C e D per le due aziende italiane. Gli allevamenti studiati allevavano da bovini di razza Frisona: nell'Az. A erano presenti 301 capi di cui 185 in lattazione, nell'Az. B 113 capi di cui 58 in lattazione; nell'Az. C 470 capi di cui 250 in lattazione e nell'Az. D 301 capi di cui 131 in lattazione. La superficie coltivata permetteva alle quattro aziende di produrre un buona parte degli alimenti utilizzati per gli animali. Uno dei punti che ha differenziato le diverse aziende, è stata l'incidenza della provenienza della componente proteica della razione. L'azienda olandese più produttiva (Az. A) ha presentato una percentuale di proteina prodotta sui terreni aziendali pari al 55,9%, attraverso l'utilizzo del silomais e del siloloietto nella razione; la seconda azienda olandese (Az. B), che sfruttava il pascolo nel periodo estivo, ha presentato valori di autosufficienza aziendale diversificati nel periodo estivo e invernale (58% in estate e 35% in inverno). Le due aziende italiane presentavano due organizzazioni del sistema foraggero profondamente diversificate. L'Az. C presentava una dieta basata sull'impiego di silomais aziendale (32,4% della s.s. ingerita), fieni di loglio italico e prato stabile (21,1% della s.s. ingerita) e una rilevante quota di concentrati (46,5% della s.s. ingerita), mentre l'Az. D presentava l'utilizzo di insilato di erba medica (37% della s.s. ingerita), silomais (30% della s.s. ingerita) e concentrati (33% della s.s. ingerita). Tale impostazioni aziendali hanno portato al soddisfacimento dei fabbisogni di proteina della razione delle vacche in lattazione per una quota del 22,9% di proteina di provenienza aziendale nell'Az. C e del 60,4% nell'Az. D. La diversa autosufficienza proteica delle aziende studiate incide sul prezzo del litro di latte da un minimo del 32,6% nell'Az. A a un massimo del 45,5% nell'Az. C. Inoltre le due aziende italiane sono state anche confrontate all'interno di una filiera NO OGM in essere presso un caseificio piemontese. Emerge un aumento dell'incidenza dei costi di alimentazione diversificato tra le due aziende, che è principalmente da attribuire ai costi di certificazione per gli alimenti acquistati all'esterno.
Contributo dei foraggi aziendali al soddisfacimento dei fabbisogni proteici di bovine da latte ad alta produzione in alcune aziende piemontesi e olandesi
MACCHIORLATTI VIGNAT, ISABEL
2009/2010
Abstract
L'attività di tirocinio ha previsto due momenti formativi: un tirocinio pratico-applicativo di tre settimane presso due aziende zootecniche olandesi; e uno studio della differente gestione aziendale di due aziende da latte nel Torinese affiancate alle due aziende olandesi. La prima parte del tirocinio si è svolta, nell'azienda Merwehoeve de Groot e nell'azienda Van Den Broek, in Olanda con lo scopo di apprendere sistemi di allevamento diversi da quelli italiani e di raccogliere i dati per l'analisi del sistema foraggero e delle modalità di gestione dell'alimentazione e della stalla. La seconda parte del tirocinio, condotta presso il Dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio, ha previsto la raccolta dei dati aziendali in due aziende zootecniche da latte della provincia di Torino, da affiancare a quelli raccolti nell'esperienza olandese. La prova si è posta come obiettivo il confronto dei costi di alimentazione tra le differenti realtà aziendali. La prima fase del lavoro ha previsto la raccolta dei dati di gestione dell'azienda attraverso un dettagliato questionario e la raccolta di campioni degli alimenti in razione. Le aziende prese in esame sono state contrassegnate con le lettere A e B, per le due aziende olandesi e C e D per le due aziende italiane. Gli allevamenti studiati allevavano da bovini di razza Frisona: nell'Az. A erano presenti 301 capi di cui 185 in lattazione, nell'Az. B 113 capi di cui 58 in lattazione; nell'Az. C 470 capi di cui 250 in lattazione e nell'Az. D 301 capi di cui 131 in lattazione. La superficie coltivata permetteva alle quattro aziende di produrre un buona parte degli alimenti utilizzati per gli animali. Uno dei punti che ha differenziato le diverse aziende, è stata l'incidenza della provenienza della componente proteica della razione. L'azienda olandese più produttiva (Az. A) ha presentato una percentuale di proteina prodotta sui terreni aziendali pari al 55,9%, attraverso l'utilizzo del silomais e del siloloietto nella razione; la seconda azienda olandese (Az. B), che sfruttava il pascolo nel periodo estivo, ha presentato valori di autosufficienza aziendale diversificati nel periodo estivo e invernale (58% in estate e 35% in inverno). Le due aziende italiane presentavano due organizzazioni del sistema foraggero profondamente diversificate. L'Az. C presentava una dieta basata sull'impiego di silomais aziendale (32,4% della s.s. ingerita), fieni di loglio italico e prato stabile (21,1% della s.s. ingerita) e una rilevante quota di concentrati (46,5% della s.s. ingerita), mentre l'Az. D presentava l'utilizzo di insilato di erba medica (37% della s.s. ingerita), silomais (30% della s.s. ingerita) e concentrati (33% della s.s. ingerita). Tale impostazioni aziendali hanno portato al soddisfacimento dei fabbisogni di proteina della razione delle vacche in lattazione per una quota del 22,9% di proteina di provenienza aziendale nell'Az. C e del 60,4% nell'Az. D. La diversa autosufficienza proteica delle aziende studiate incide sul prezzo del litro di latte da un minimo del 32,6% nell'Az. A a un massimo del 45,5% nell'Az. C. Inoltre le due aziende italiane sono state anche confrontate all'interno di una filiera NO OGM in essere presso un caseificio piemontese. Emerge un aumento dell'incidenza dei costi di alimentazione diversificato tra le due aziende, che è principalmente da attribuire ai costi di certificazione per gli alimenti acquistati all'esterno.File | Dimensione | Formato | |
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