n.d.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo rappresenta, sin dalla sua istituzione, l’organo preposto ad incentivare l’osservanza della CEDU e la sua corretta applicazione; il suo compito è quello di pronunciarsi in merito ai casi sottoposti dando, sulla base delle questioni e materie analizzate, orientamenti che saranno poi influenti nelle prassi nazionali. Nell’elaborato viene approfondito il suo ruolo in relazione al caso Strand Lobben e altri c. Norvegia, una fattispecie che si focalizza sul rapporto tra la madre biologica e suo figlio e il superiore interesse del minore, principio da calibrare con il diritto al rispetto della vita privata e familiare ex articolo 8 CEDU. Le autorità norvegesi, considerando la propria legislazione, hanno fronteggiato con interventi puntuali i crescenti timori del Servizio sociale sullo sviluppo psicofisico del bambino, decidendo, dopo molteplici processi interni, di sottrarre alla signora Strand Lobben la responsabilità genitoriale, procedendo con le misure di adozione. La vicenda, che vede il suo inizio nel 2008 e la sua fine nel 2019, pone la sua attenzione su un errato bilanciamento degli interessi delle parti e sulla conseguente violazione dell’articolo 8 della Convenzione, non riscontrata immediatamente dalla V Sezione della Corte EDU ma in un secondo momento dalla Grande Camera. La sentenza della Grande Camera si pone quindi come punto di partenza, soprattutto nei casi successivi, per comprendere come equilibrare correttamente gli interessi dei fanciulli e i diritti dei loro genitori, definendo, in questo modo, anche i confini del margine di apprezzamento riconosciuto agli Stati a livello internazionale.

Il principio del “superiore interesse del minore” nella giurisprudenza della Corte EDU: il caso Strand Lobben c. Norvegia

DONNADIO, MARIATERESA
2023/2024

Abstract

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo rappresenta, sin dalla sua istituzione, l’organo preposto ad incentivare l’osservanza della CEDU e la sua corretta applicazione; il suo compito è quello di pronunciarsi in merito ai casi sottoposti dando, sulla base delle questioni e materie analizzate, orientamenti che saranno poi influenti nelle prassi nazionali. Nell’elaborato viene approfondito il suo ruolo in relazione al caso Strand Lobben e altri c. Norvegia, una fattispecie che si focalizza sul rapporto tra la madre biologica e suo figlio e il superiore interesse del minore, principio da calibrare con il diritto al rispetto della vita privata e familiare ex articolo 8 CEDU. Le autorità norvegesi, considerando la propria legislazione, hanno fronteggiato con interventi puntuali i crescenti timori del Servizio sociale sullo sviluppo psicofisico del bambino, decidendo, dopo molteplici processi interni, di sottrarre alla signora Strand Lobben la responsabilità genitoriale, procedendo con le misure di adozione. La vicenda, che vede il suo inizio nel 2008 e la sua fine nel 2019, pone la sua attenzione su un errato bilanciamento degli interessi delle parti e sulla conseguente violazione dell’articolo 8 della Convenzione, non riscontrata immediatamente dalla V Sezione della Corte EDU ma in un secondo momento dalla Grande Camera. La sentenza della Grande Camera si pone quindi come punto di partenza, soprattutto nei casi successivi, per comprendere come equilibrare correttamente gli interessi dei fanciulli e i diritti dei loro genitori, definendo, in questo modo, anche i confini del margine di apprezzamento riconosciuto agli Stati a livello internazionale.
The principle of the "best interest of the child" in the European Court of Human Rights: the case of Strand Lobben v. Norway
n.d.
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