Questo studio nasce da un interesse personale verso la metodologia didattica del maestro Sergio Liberovici, scaturito dalla partecipazione ad alcune lezioni del corso di Metodologia dell'educazione musicale svoltesi presso il laboratorio Bimbi Suoni di Torino, spazio didattico in cui sono custoditi alcuni reperti musicali del Maestro ed in cui operano insegnanti da lui stesso formate. Liberovici non fu promotore di un metodo rigido, precostituito con l'obiettivo di trasmettere la musica come linguaggio formalizzato, bensì di una metodologia ¿aperta¿ rivolta al bambino, che nasce dall'esperienza (a partire dall'esplorazione del mondo dei suoni che gli sono propri e di cui si serve immediatamente per esprimersi) e cresce attraverso il rapporto personale, permettendo la costruzione di un mondo sonoro proposto dai bambini anziché imposto dagli adulti. Liberovici propose e realizzò un capovolgimento del rapporto didattico-musicale col bambino incarnando il proposito di `comportarsi' con i bambini, rispetto alla musica, in modo tale da non rimanere imprigionato nelle strette maglie di un metodo. Il primo capitolo verterà sulla biografia del Maestro, con l'obiettivo di mettere in luce la nascita del suo interesse verso la pedagogia musicale, avvenuta durante le ricerche sul canto popolare dei bambini nelle campagne e nelle periferie industriali. Liberovici rimase affascinato da quelle esperienze, maturando la convinzione che i bambini fossero depositari della tradizione orale della musica popolare e non «sacchi vuoti da riempire»: piuttosto persone che avevano delle cose da dire e sapevano dirle. Il secondo capitolo approfondirà la scoperta della musicalità infantile ed i suoi risvolti didattici, raccontando quella metodologia cui si accennava in precedenza, saldamente radicata nel mondo sonoro interiore al bambino, perché «la musica è dentro al bambino sin dal primo giorno di vita». I capitoli tre, quattro e cinque intendono sottolineare le significative convergenze di pensiero con compositori e teorici musicali del Novecento, quali John Cage, Pierre Schaffer e Murray Schafer. Del compositore statunitense verrà messa in evidenza la ricerca sul silenzio, spinta sino a negarne la presenza; del francese il concetto di musica `concreta', ottenuta mediante l'esplorazione e la manipolazione di oggetti quotidiani; del canadese la descrizione del paesaggio sonoro, con il suggerimento di recuperare la pratica dell'ascolto consapevole per gustare appieno la percezione sonora. Infine si ritrovano vicinanze con il pensiero del contemporaneo François Delalande, sostenitore di una `pedagogia del risveglio' musicale perseguita anche attraverso la rivisitazione del ruolo dell'educatore, impegnato non nella trasmissione ma nell'affiancamento al bambino.Il capitolo sei si occuperà della centralità del laboratorio musicale, spazio fisico in cui, secondo Liberovici, sarebbe possibile realizzare l'idea del comporre musica `con' i bambini, attraverso l'utilizzo di un apposito ed innovativo strumentario, le `scatole sonore', archetipi di strumenti musicali adulti. Infine nel capitolo sette verrà descritto un esempio di teatro musicale, `fatto globale' secondo il pensiero di Liberovici e per questo forma d'arte in sé completa, oltre che esperienza molto vicina al gioco del bambino (esperienza globale anch'essa, momento in cui il bambino utilizza simultaneamente tutti i mezzi espressivi a sua disposizione).
Il paesaggio sonoro del bambino.La metodologia didattica di Sergio Liberovici
SINICO, FABIANA
2009/2010
Abstract
Questo studio nasce da un interesse personale verso la metodologia didattica del maestro Sergio Liberovici, scaturito dalla partecipazione ad alcune lezioni del corso di Metodologia dell'educazione musicale svoltesi presso il laboratorio Bimbi Suoni di Torino, spazio didattico in cui sono custoditi alcuni reperti musicali del Maestro ed in cui operano insegnanti da lui stesso formate. Liberovici non fu promotore di un metodo rigido, precostituito con l'obiettivo di trasmettere la musica come linguaggio formalizzato, bensì di una metodologia ¿aperta¿ rivolta al bambino, che nasce dall'esperienza (a partire dall'esplorazione del mondo dei suoni che gli sono propri e di cui si serve immediatamente per esprimersi) e cresce attraverso il rapporto personale, permettendo la costruzione di un mondo sonoro proposto dai bambini anziché imposto dagli adulti. Liberovici propose e realizzò un capovolgimento del rapporto didattico-musicale col bambino incarnando il proposito di `comportarsi' con i bambini, rispetto alla musica, in modo tale da non rimanere imprigionato nelle strette maglie di un metodo. Il primo capitolo verterà sulla biografia del Maestro, con l'obiettivo di mettere in luce la nascita del suo interesse verso la pedagogia musicale, avvenuta durante le ricerche sul canto popolare dei bambini nelle campagne e nelle periferie industriali. Liberovici rimase affascinato da quelle esperienze, maturando la convinzione che i bambini fossero depositari della tradizione orale della musica popolare e non «sacchi vuoti da riempire»: piuttosto persone che avevano delle cose da dire e sapevano dirle. Il secondo capitolo approfondirà la scoperta della musicalità infantile ed i suoi risvolti didattici, raccontando quella metodologia cui si accennava in precedenza, saldamente radicata nel mondo sonoro interiore al bambino, perché «la musica è dentro al bambino sin dal primo giorno di vita». I capitoli tre, quattro e cinque intendono sottolineare le significative convergenze di pensiero con compositori e teorici musicali del Novecento, quali John Cage, Pierre Schaffer e Murray Schafer. Del compositore statunitense verrà messa in evidenza la ricerca sul silenzio, spinta sino a negarne la presenza; del francese il concetto di musica `concreta', ottenuta mediante l'esplorazione e la manipolazione di oggetti quotidiani; del canadese la descrizione del paesaggio sonoro, con il suggerimento di recuperare la pratica dell'ascolto consapevole per gustare appieno la percezione sonora. Infine si ritrovano vicinanze con il pensiero del contemporaneo François Delalande, sostenitore di una `pedagogia del risveglio' musicale perseguita anche attraverso la rivisitazione del ruolo dell'educatore, impegnato non nella trasmissione ma nell'affiancamento al bambino.Il capitolo sei si occuperà della centralità del laboratorio musicale, spazio fisico in cui, secondo Liberovici, sarebbe possibile realizzare l'idea del comporre musica `con' i bambini, attraverso l'utilizzo di un apposito ed innovativo strumentario, le `scatole sonore', archetipi di strumenti musicali adulti. Infine nel capitolo sette verrà descritto un esempio di teatro musicale, `fatto globale' secondo il pensiero di Liberovici e per questo forma d'arte in sé completa, oltre che esperienza molto vicina al gioco del bambino (esperienza globale anch'essa, momento in cui il bambino utilizza simultaneamente tutti i mezzi espressivi a sua disposizione).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/77815