Senecio inaequidens DC. (volgarmente detto Senecione), neofita di origine sudafricana, rappresenta una delle specie aliene invasive a più rapida espansione in tutta Europa, anche in territorio montano. L'introduzione avvenne all'inizio del 900 in svariate località europee, accomunate dalla presenza di stabilimenti industriali legati alla lavorazione della lana. Nei territori di origine, la specie occupa i grandi altipiani del Sudafrica, dello Swaziland e del Lesotho, a un'altitudine compresa tra i 1400 e i 2800 m. In Europa, l'altitudine, collegata alla relativa diminuzione della temperatura, costituisce indubbiamente un fattore limitante fondamentale per la diffusione del Senecione; tuttavia, in Valle d'Aosta, la specie è stata segnalata sporadicamente oltre i 1700 m di quota. Le Alpi, intese come barriera orografica, non impediscono il passaggio dal centroeuropea al mediterraneo, risultando infatti colonizzate. Sebbene sia giunto sulle Alpi occidentali solamente alla fine del 900 (1990 in Valle d'Aosta), l'elevata rusticità, la prolungata fioritura e la produzione significativa di propaguli, ha permesso al Senecione di insediarsi in numerose nicchie prive di competizione, sia in ambienti ruderali, sia in ambienti naturaliformi. Il vento rappresenta il veicolo principale di dispersione degli acheni. Inoltre, i fenomeni di turbolenza dell'aria, generati dai mezzi lungo le direttrici stradali e le massicciate ferroviarie, giocano un ruolo primario nell'espansione dell'areale della specie. Recenti studi hanno dimostrato come alcune popolazioni europee della specie, siano risultate pre-adattate alle condizioni ambientali dei luoghi d'introduzione e che quindi abbiano potuto comportarsi da invasive. L'aspetto sanitario rappresenta sicuramente l'elemento di maggiore criticità per prati e pascoli invasi dal Senecione, infatti S. inaequidens è specie tossica, sia per l'uomo, sia per il bestiame. La tossicità è legata alla presenza di alcaloidi pirrolizidinici (PA), ovvero fitocomposti naturali ad azione epatotossica, principalmente sintetizzati nelle radici, poi distribuiti tramite i vasi conduttori in tutta la pianta e allocati anche negli acheni. In molte regioni delle Alpi occidentali, l'allevamento tradizionale basato su prati da sfalcio nel fondovalle e pascoli in quota, rappresenta un elemento portante dell'economia, dell'immagine e della cultura tradizionale. Il controllo della specie presenta oggettive difficoltà; innanzitutto in numerose aree non è più ipotizzabile l'eradicazione della specie, a causa delle elevate dimensioni raggiunte dai popolamenti. Tuttavia il contenimento in ambito agricolo, tramite principalmente l'estirpazione manuale o talvolta il diserbo chimico, risulta essere praticabile e auspicabile, in modo da salvaguardare determinate parcelle destinate al foraggio. Recenti studi in Valle d'Aosta dimostrano come la diffusione della specie sia tuttora a uno stadio provvisorio, infatti le nicchie potenzialmente occupabili dal Senecione sono ancora numerosissime; il fattore limitante principale dell'attuale diffusione della specie è stato finora il ridotto tempo dalla prima introduzione. La divulgazione e la sensibilizzazione di questa tematica assume un ruolo centrale in questo momento. La popolazione rurale deve essere messa a conoscenza dei rischi e dell'evoluzione della situazione fornendole gli strumenti necessari per l'identificazione e il contenimento della specie.
Diffusione ed impatto della specie alloctona invasiva Senecio inaequidens DC. nelle Alpi occidentali
MAINETTI, ANDREA
2014/2015
Abstract
Senecio inaequidens DC. (volgarmente detto Senecione), neofita di origine sudafricana, rappresenta una delle specie aliene invasive a più rapida espansione in tutta Europa, anche in territorio montano. L'introduzione avvenne all'inizio del 900 in svariate località europee, accomunate dalla presenza di stabilimenti industriali legati alla lavorazione della lana. Nei territori di origine, la specie occupa i grandi altipiani del Sudafrica, dello Swaziland e del Lesotho, a un'altitudine compresa tra i 1400 e i 2800 m. In Europa, l'altitudine, collegata alla relativa diminuzione della temperatura, costituisce indubbiamente un fattore limitante fondamentale per la diffusione del Senecione; tuttavia, in Valle d'Aosta, la specie è stata segnalata sporadicamente oltre i 1700 m di quota. Le Alpi, intese come barriera orografica, non impediscono il passaggio dal centroeuropea al mediterraneo, risultando infatti colonizzate. Sebbene sia giunto sulle Alpi occidentali solamente alla fine del 900 (1990 in Valle d'Aosta), l'elevata rusticità, la prolungata fioritura e la produzione significativa di propaguli, ha permesso al Senecione di insediarsi in numerose nicchie prive di competizione, sia in ambienti ruderali, sia in ambienti naturaliformi. Il vento rappresenta il veicolo principale di dispersione degli acheni. Inoltre, i fenomeni di turbolenza dell'aria, generati dai mezzi lungo le direttrici stradali e le massicciate ferroviarie, giocano un ruolo primario nell'espansione dell'areale della specie. Recenti studi hanno dimostrato come alcune popolazioni europee della specie, siano risultate pre-adattate alle condizioni ambientali dei luoghi d'introduzione e che quindi abbiano potuto comportarsi da invasive. L'aspetto sanitario rappresenta sicuramente l'elemento di maggiore criticità per prati e pascoli invasi dal Senecione, infatti S. inaequidens è specie tossica, sia per l'uomo, sia per il bestiame. La tossicità è legata alla presenza di alcaloidi pirrolizidinici (PA), ovvero fitocomposti naturali ad azione epatotossica, principalmente sintetizzati nelle radici, poi distribuiti tramite i vasi conduttori in tutta la pianta e allocati anche negli acheni. In molte regioni delle Alpi occidentali, l'allevamento tradizionale basato su prati da sfalcio nel fondovalle e pascoli in quota, rappresenta un elemento portante dell'economia, dell'immagine e della cultura tradizionale. Il controllo della specie presenta oggettive difficoltà; innanzitutto in numerose aree non è più ipotizzabile l'eradicazione della specie, a causa delle elevate dimensioni raggiunte dai popolamenti. Tuttavia il contenimento in ambito agricolo, tramite principalmente l'estirpazione manuale o talvolta il diserbo chimico, risulta essere praticabile e auspicabile, in modo da salvaguardare determinate parcelle destinate al foraggio. Recenti studi in Valle d'Aosta dimostrano come la diffusione della specie sia tuttora a uno stadio provvisorio, infatti le nicchie potenzialmente occupabili dal Senecione sono ancora numerosissime; il fattore limitante principale dell'attuale diffusione della specie è stato finora il ridotto tempo dalla prima introduzione. La divulgazione e la sensibilizzazione di questa tematica assume un ruolo centrale in questo momento. La popolazione rurale deve essere messa a conoscenza dei rischi e dell'evoluzione della situazione fornendole gli strumenti necessari per l'identificazione e il contenimento della specie.File | Dimensione | Formato | |
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