L'accompagnamento del morente è una questione complessa, che suscita profonde emozioni in coloro che lo assistono: spezza la sicurezza del quotidiano, mette in dubbio l'utilità delle cure, scompiglia le relazioni familiari. È un continuo richiamo all'inadeguatezza e solleva, in quanti accompagnano il morente, e nel morente stesso, molteplici paure. L'accompagnamento del morente richiede appropriate abilità comunicative e relazionali. Il malato terminale non parla solo verbalmente: egli parla con il corpo, si esprime con la gestualità, il respiro, le tensioni muscolari e la mimica. Gli operatori che circondano il paziente devono essere in grado di comprendere questo linguaggio, tradurlo ai familiari e adeguarsi ad esso, per far sì che il canale di comunicazione non sia escluso e che quindi, all'isolamento proprio del malato terminale si aggiunga l'isolamento dovuto all'incomprensione dei suoi messaggi. Alla luce di questi presupposti ho approfondito il mio studio circa un particolare approccio definito aptonomia o approccio tattile-affettivo, introdotto per la prima volta nei reparti di cure palliative dalla psicologa e psicoterapeuta Marie De Hennezel, il quale pone l'accento sul senso del con-tatto come uno dei valori cardine della terapia.

Aptonomia: l'esperienza del tocco come approccio assistenziale al malato terminale

SCARPA, ELENA
2014/2015

Abstract

L'accompagnamento del morente è una questione complessa, che suscita profonde emozioni in coloro che lo assistono: spezza la sicurezza del quotidiano, mette in dubbio l'utilità delle cure, scompiglia le relazioni familiari. È un continuo richiamo all'inadeguatezza e solleva, in quanti accompagnano il morente, e nel morente stesso, molteplici paure. L'accompagnamento del morente richiede appropriate abilità comunicative e relazionali. Il malato terminale non parla solo verbalmente: egli parla con il corpo, si esprime con la gestualità, il respiro, le tensioni muscolari e la mimica. Gli operatori che circondano il paziente devono essere in grado di comprendere questo linguaggio, tradurlo ai familiari e adeguarsi ad esso, per far sì che il canale di comunicazione non sia escluso e che quindi, all'isolamento proprio del malato terminale si aggiunga l'isolamento dovuto all'incomprensione dei suoi messaggi. Alla luce di questi presupposti ho approfondito il mio studio circa un particolare approccio definito aptonomia o approccio tattile-affettivo, introdotto per la prima volta nei reparti di cure palliative dalla psicologa e psicoterapeuta Marie De Hennezel, il quale pone l'accento sul senso del con-tatto come uno dei valori cardine della terapia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/77744