A oltre dieci anni dall'avvio del processo di riforma che ha introdotto gli strumenti e le norme della previdenza complementare, in Italia lo sviluppo dei fondi pensione registra ancora gravi ritardi rispetto al Regno Unito e agli Stati Uniti. Sotto molti punti di vista lo sviluppo della previdenza integrativa rimane insoddisfacente. Le attività dei fondi pensione rappresentano meno del 2,8 % del Pil, un valore ben lontano dai livelli, assai elevati, che si registrano nel Regno Unito ( circa il 66 % ) e negli Stati Uniti (circa il 90 % ). Per di più, la lenta espansione dei fondi pensione procede in modo diseguale tra le diverse categorie di lavoratori. La diffusione della previdenza integrativa è infatti particolarmente bassa tra i giovani, le donne, i lavoratori autonomi e quelli addetti alle imprese di minori dimensioni. Si tratta di categorie che più delle altre sono penalizzate dalla discontinuità e dalla variabilità dei redditi, per le quali la possibilità di accumulare risorse previdenziali lungo un orizzonte temporale esteso rappresenta un vantaggio particolarmente rilevante. Ciò si spiega anche in relazione al fatto che nei paesi anglosassoni la realtà della previdenza complementare è assai risalente mentre, nel nostro paese, una definizione organica di norme nel settore dei fondi pensione è avvenuta soltanto negli anni '90 ( D. Lgs. n. 123/1993 ). Il ritardo nel campo della previdenza integrativa contribuisce a limitare l'articolazione del mercato dei capitali italiano. I paesi in cui i fondi pensione sono più sviluppati ( come il Regno Unito e gli Stati Uniti ) hanno infatti sistemi finanziari anch'essi particolarmente sviluppati sia nel comparto del capitale di rischio, sia in quello obbligazionario. Assai stretto risulta il legame tra fondi pensione e borsa: la presenza degli investitori istituzionali favorisce la quotazione anche di imprese di minore dimensione e stimola la concorrenza tra operatori in campi essenziali per il funzionamento del mercato, quali la raccolta di ordini, la negoziazione e il collocamento di titoli, l'attività di ricerca. Negli anni più recenti i fondi pensione hanno significativamente contribuito all'apertura del sistema finanziario alle innovazioni, fornendo risorse agli operatori e strumenti di finanziamento, che in paesi importanti come il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno stimolato la ristrutturazione del sistema produttivo. In Italia, il basso numero di imprese quotate e , più in generale, la scarsa articolazione del mercato privato dei capitali rischiano a loro volta di limitare le opportunità di diversificazione dei fondi pensione, che potrebbero indirizzare i loro investimenti prevalentemente verso i mercati esteri. Pertanto i potenziali benefici dello sviluppo dei fondi pensione potranno affluire al nostro sistema finanziario solo se la loro crescita sarà accompagnata da una parallela espansione del sistema finanziario. I lavoratori sono solo in parte consapevoli dei tagli apportati alle pensioni pubbliche e spesso sovrastimano le risorse di cui disporranno nella fase del pensionamento.
La garanzia della prestazione dei fondi pensionistici privati in Italia Regno Unito e Stati Uniti
FUIANO, ANTONELLO
2009/2010
Abstract
A oltre dieci anni dall'avvio del processo di riforma che ha introdotto gli strumenti e le norme della previdenza complementare, in Italia lo sviluppo dei fondi pensione registra ancora gravi ritardi rispetto al Regno Unito e agli Stati Uniti. Sotto molti punti di vista lo sviluppo della previdenza integrativa rimane insoddisfacente. Le attività dei fondi pensione rappresentano meno del 2,8 % del Pil, un valore ben lontano dai livelli, assai elevati, che si registrano nel Regno Unito ( circa il 66 % ) e negli Stati Uniti (circa il 90 % ). Per di più, la lenta espansione dei fondi pensione procede in modo diseguale tra le diverse categorie di lavoratori. La diffusione della previdenza integrativa è infatti particolarmente bassa tra i giovani, le donne, i lavoratori autonomi e quelli addetti alle imprese di minori dimensioni. Si tratta di categorie che più delle altre sono penalizzate dalla discontinuità e dalla variabilità dei redditi, per le quali la possibilità di accumulare risorse previdenziali lungo un orizzonte temporale esteso rappresenta un vantaggio particolarmente rilevante. Ciò si spiega anche in relazione al fatto che nei paesi anglosassoni la realtà della previdenza complementare è assai risalente mentre, nel nostro paese, una definizione organica di norme nel settore dei fondi pensione è avvenuta soltanto negli anni '90 ( D. Lgs. n. 123/1993 ). Il ritardo nel campo della previdenza integrativa contribuisce a limitare l'articolazione del mercato dei capitali italiano. I paesi in cui i fondi pensione sono più sviluppati ( come il Regno Unito e gli Stati Uniti ) hanno infatti sistemi finanziari anch'essi particolarmente sviluppati sia nel comparto del capitale di rischio, sia in quello obbligazionario. Assai stretto risulta il legame tra fondi pensione e borsa: la presenza degli investitori istituzionali favorisce la quotazione anche di imprese di minore dimensione e stimola la concorrenza tra operatori in campi essenziali per il funzionamento del mercato, quali la raccolta di ordini, la negoziazione e il collocamento di titoli, l'attività di ricerca. Negli anni più recenti i fondi pensione hanno significativamente contribuito all'apertura del sistema finanziario alle innovazioni, fornendo risorse agli operatori e strumenti di finanziamento, che in paesi importanti come il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno stimolato la ristrutturazione del sistema produttivo. In Italia, il basso numero di imprese quotate e , più in generale, la scarsa articolazione del mercato privato dei capitali rischiano a loro volta di limitare le opportunità di diversificazione dei fondi pensione, che potrebbero indirizzare i loro investimenti prevalentemente verso i mercati esteri. Pertanto i potenziali benefici dello sviluppo dei fondi pensione potranno affluire al nostro sistema finanziario solo se la loro crescita sarà accompagnata da una parallela espansione del sistema finanziario. I lavoratori sono solo in parte consapevoli dei tagli apportati alle pensioni pubbliche e spesso sovrastimano le risorse di cui disporranno nella fase del pensionamento.File | Dimensione | Formato | |
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