Un aspetto fondamentale per la neuropsicologia è il senso di body ownership, ovvero il senso di consapevolezza corporea che consente di percepire l'appartenenza delle parti del corpo a un insieme unitario che coincide con il proprio corpo. In questa tesi si riporta il caso di un soggetto sperimentale, F.R., che presenta una condizione neuropsicologica in cui il senso di body ownership è compromesso a causa di una lesione cerebrale nell'emisfero destro del cervello causata da un ictus ischemico. Tale lesione ha provocato al soggetto sperimentale un fenomeno di embodiment patologico ed un'emiparesi sinistra. L'esperimento svolto, nello specifico, dimostra come, quando siano presenti sia la mano sinistra del soggetto sperimentale sia la mano sinistra di uno sperimentatore, il soggetto sperimentale affermi che la mano dello sperimentatore sia in realtà la propria, a condizione che la mano aliena, ovvero quella dello sperimentatore, sia posta in coordinate egocentriche rispetto al soggetto. Il paradigma utilizzato in questo esperimento prevede che al soggetto sperimentale vengano fatte indossare lenti prismatiche da 20 diottrie che provocano uno spostamento del campo visivo di 11° verso destra, per verificare se gli effetti dell'adattamento prismatico sarebbero stati tanto significativi quanto quelli presentati da un soggetto non affetto da embodiment patologico. La procedura sperimentale seguita risulta costituita da tre principali fasi: Fase di pre-test, Fase di adattamento prismatico di tipo visuomotorio, Fase di post-test. La Fase di pre-test prevede sia compiti di tipo qualitativo: completamento del quadrante di un orologio, copia di un candelabro, copia di margherite (Marshall & Halligan, 1993), sia compiti di tipo quantitativo: compito di bisezione (Wilson et al., 1987), compito di open-loop. Gli stessi compiti vengono ripetuti nella Fase di post-test per verificare gli effetti dell'adattamento prismatico. La fase di adattamento visuomotorio prevede che il soggetto sperimentale, che indossa le lenti prismatiche, esegua con la mano alcuni movimenti di puntamento verso target specifici. Nel caso analizzato in questa tesi, come già affermato, il soggetto sperimentale, presentando un fenomeno di embodiment, ritiene che la mano sinistra dello sperimentatore sia effettivamente la sua e che dunque sia il suo stesso arto ad eseguire i movimenti di puntamento con l'ausilio di un ulteriore sperimentatore che ne indirizzi gli spostamenti. Per questo motivo nel caso di pazienti con embodiment risulta interessante osservare il seguente risultato: il tipo di adattamento prismatico svolto è più simile ad un adattamento di tipo visuomotorio piuttosto che ad uno di tipo oculomotorio che non prevede movimenti di puntamento con l'arto, ma semplici spostamenti degli occhi in direzione di specifici target. Si può dunque affermare, come mostrano i risultati della Fase di post-test, che l'adattamento prismatico risulti efficace anche nel caso di soggetti affetti da embodiment patologico, dal momento che essi incorporano la mano dello sperimentatore modificando il proprio schema corporeo tanto da considerare propria ed appartenente al proprio corpo la mano aliena.

L'ADATTAMENTO PRISMATICO IN PAZIENTI AFFETTI DA EMBODIMENT PATOLOGICO DI PARTI DEL CORPO ALTRUI

FRIGERIO, MARTA
2014/2015

Abstract

Un aspetto fondamentale per la neuropsicologia è il senso di body ownership, ovvero il senso di consapevolezza corporea che consente di percepire l'appartenenza delle parti del corpo a un insieme unitario che coincide con il proprio corpo. In questa tesi si riporta il caso di un soggetto sperimentale, F.R., che presenta una condizione neuropsicologica in cui il senso di body ownership è compromesso a causa di una lesione cerebrale nell'emisfero destro del cervello causata da un ictus ischemico. Tale lesione ha provocato al soggetto sperimentale un fenomeno di embodiment patologico ed un'emiparesi sinistra. L'esperimento svolto, nello specifico, dimostra come, quando siano presenti sia la mano sinistra del soggetto sperimentale sia la mano sinistra di uno sperimentatore, il soggetto sperimentale affermi che la mano dello sperimentatore sia in realtà la propria, a condizione che la mano aliena, ovvero quella dello sperimentatore, sia posta in coordinate egocentriche rispetto al soggetto. Il paradigma utilizzato in questo esperimento prevede che al soggetto sperimentale vengano fatte indossare lenti prismatiche da 20 diottrie che provocano uno spostamento del campo visivo di 11° verso destra, per verificare se gli effetti dell'adattamento prismatico sarebbero stati tanto significativi quanto quelli presentati da un soggetto non affetto da embodiment patologico. La procedura sperimentale seguita risulta costituita da tre principali fasi: Fase di pre-test, Fase di adattamento prismatico di tipo visuomotorio, Fase di post-test. La Fase di pre-test prevede sia compiti di tipo qualitativo: completamento del quadrante di un orologio, copia di un candelabro, copia di margherite (Marshall & Halligan, 1993), sia compiti di tipo quantitativo: compito di bisezione (Wilson et al., 1987), compito di open-loop. Gli stessi compiti vengono ripetuti nella Fase di post-test per verificare gli effetti dell'adattamento prismatico. La fase di adattamento visuomotorio prevede che il soggetto sperimentale, che indossa le lenti prismatiche, esegua con la mano alcuni movimenti di puntamento verso target specifici. Nel caso analizzato in questa tesi, come già affermato, il soggetto sperimentale, presentando un fenomeno di embodiment, ritiene che la mano sinistra dello sperimentatore sia effettivamente la sua e che dunque sia il suo stesso arto ad eseguire i movimenti di puntamento con l'ausilio di un ulteriore sperimentatore che ne indirizzi gli spostamenti. Per questo motivo nel caso di pazienti con embodiment risulta interessante osservare il seguente risultato: il tipo di adattamento prismatico svolto è più simile ad un adattamento di tipo visuomotorio piuttosto che ad uno di tipo oculomotorio che non prevede movimenti di puntamento con l'arto, ma semplici spostamenti degli occhi in direzione di specifici target. Si può dunque affermare, come mostrano i risultati della Fase di post-test, che l'adattamento prismatico risulti efficace anche nel caso di soggetti affetti da embodiment patologico, dal momento che essi incorporano la mano dello sperimentatore modificando il proprio schema corporeo tanto da considerare propria ed appartenente al proprio corpo la mano aliena.
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