Partendo da una riflessione a proposito della visione della malattia, si propone un confronto tra quella diffusa fra le società tradizionali con quella delle società occidentali. In particolare, si dà ampio spazio alla riflessione sul rapporto fra mente e corpo, spesso dimenticato dalla moderna biomedicina, ma punto cruciale all'interno delle terapie tradizionali. Risulta evidente che anche le cure ad esse proposte nei due diversi contesti possono notevolmente differenziarsi, variando l'orizzonte di significato e di interpretazione dell'esperienza in cui la terapia è inserita. Si inserisce qui la figura dello sciamano come possibile intermediario della cura all'interno di una società amerindiana, i Cuna. Egli, attraverso la sua particolare natura, è in grado di entrare in comunicazione con gli spiriti che popolano l'universo invisibile, responsabili per il più delle volte delle patologie riportate dai pazienti. Di seguito è riportata un'approfondita analisi di una terapia proposta ad una donna che si trova a dover affrontare un parto difficoltoso. Si tratta del Muu Ikala, canto rituale recitato dallo sciamano: il testo racconta del viaggio che il nele fa, accompagnato dai suoi spiriti ausiliari, verso la dimora di Muu, potenza responsabile della formazione del feto che tuttavia si è impadronita dell'anima della donna. Lo scopo è quello di riportarla all'ammalata e fare in modo che in lei si ristabilisca l'equilibrio corporeo che consentirà la felice risoluzione del parto. Ne seguono poi tre diverse interpretazioni, proposte da Claude Lévi-Strauss, Carlo Severi e Daniele Di Lernia, in cui ciascun autore mette il luce differenti aspetti e propone una propria interpretazione dell'efficacia del canto. Ancora una volta si evidenzia l'importanza del rapporto mente-corpo nella risoluzione della patologia. Ecco apparire il parallelismo con la più moderna psicosomatica che tuttavia, a seguito di un'analisi della sua evoluzione, risulta in realtà mantenere la distinzione mente-corpo. Si avvicinerà invece maggiormente alla loro unione, l'interpretazione proposta da Lévi-Strauss in cui il rituale sciamanico viene paragonato alla psicoterapia. In realtà, così inteso il parallelismo si mostrerà passibile di una serie di critiche; tuttavia la similitudine che è possibile trovare è quella fra l'effettiva modificazione fisica che il canto apporta, e quella stimolata dalla psicoterapia a livello cerebrale, come dimostrato in diversi studi. Si conclude con l'analisi dei motivi per i quali non sembra per ora possibile l'applicazione transculturale del modello di terapia proposto in contesto tradizionale, nonché della diffusione della nuova visione dell'uomo come composto da mente e corpo uniti in un'unica realtà. Tali ragioni non risultano di ordine biologico, quanto piuttosto di semplice problematica disposizione alla credenza.

Mente e corpo: l'unione inscindibile in una tradizione sciamanica amerindiana

MERLO, STEFANIA
2014/2015

Abstract

Partendo da una riflessione a proposito della visione della malattia, si propone un confronto tra quella diffusa fra le società tradizionali con quella delle società occidentali. In particolare, si dà ampio spazio alla riflessione sul rapporto fra mente e corpo, spesso dimenticato dalla moderna biomedicina, ma punto cruciale all'interno delle terapie tradizionali. Risulta evidente che anche le cure ad esse proposte nei due diversi contesti possono notevolmente differenziarsi, variando l'orizzonte di significato e di interpretazione dell'esperienza in cui la terapia è inserita. Si inserisce qui la figura dello sciamano come possibile intermediario della cura all'interno di una società amerindiana, i Cuna. Egli, attraverso la sua particolare natura, è in grado di entrare in comunicazione con gli spiriti che popolano l'universo invisibile, responsabili per il più delle volte delle patologie riportate dai pazienti. Di seguito è riportata un'approfondita analisi di una terapia proposta ad una donna che si trova a dover affrontare un parto difficoltoso. Si tratta del Muu Ikala, canto rituale recitato dallo sciamano: il testo racconta del viaggio che il nele fa, accompagnato dai suoi spiriti ausiliari, verso la dimora di Muu, potenza responsabile della formazione del feto che tuttavia si è impadronita dell'anima della donna. Lo scopo è quello di riportarla all'ammalata e fare in modo che in lei si ristabilisca l'equilibrio corporeo che consentirà la felice risoluzione del parto. Ne seguono poi tre diverse interpretazioni, proposte da Claude Lévi-Strauss, Carlo Severi e Daniele Di Lernia, in cui ciascun autore mette il luce differenti aspetti e propone una propria interpretazione dell'efficacia del canto. Ancora una volta si evidenzia l'importanza del rapporto mente-corpo nella risoluzione della patologia. Ecco apparire il parallelismo con la più moderna psicosomatica che tuttavia, a seguito di un'analisi della sua evoluzione, risulta in realtà mantenere la distinzione mente-corpo. Si avvicinerà invece maggiormente alla loro unione, l'interpretazione proposta da Lévi-Strauss in cui il rituale sciamanico viene paragonato alla psicoterapia. In realtà, così inteso il parallelismo si mostrerà passibile di una serie di critiche; tuttavia la similitudine che è possibile trovare è quella fra l'effettiva modificazione fisica che il canto apporta, e quella stimolata dalla psicoterapia a livello cerebrale, come dimostrato in diversi studi. Si conclude con l'analisi dei motivi per i quali non sembra per ora possibile l'applicazione transculturale del modello di terapia proposto in contesto tradizionale, nonché della diffusione della nuova visione dell'uomo come composto da mente e corpo uniti in un'unica realtà. Tali ragioni non risultano di ordine biologico, quanto piuttosto di semplice problematica disposizione alla credenza.
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