Gli interventi psicologici durante il periodo di sviluppo dei bambini hanno da sempre affascinato gli specialisti in questo settore. Ne sono un esempio gli esperimenti di John Watson sul piccolo Albert, suo figlio. La tesi alla base del suo esperimento era che le fobie fossero in realtà un qualcosa di appreso e che il condizionamento potesse esserne sia la causa che la cura. A questo scopo, lo psicologo fece sviluppare al bambino una fobia verso i topolini bianchi; ben presto, però, questa si trasformò in una fobia verso tutto ciò che potesse anche solo ricordare i topolini bianchi, come le pellicce e perfino la barba di babbo natale. Altre ricerche, come quelle di Piaget, si sono concentrate sulla comprensione del pensiero infantile, come questo si sviluppasse e in quali fasi potesse essere suddiviso. Sebbene i suoi stessi successori svilupparono il suo pensiero in modo molto più efficace, è proprio Piaget che venne ricordato come uno dei padri dell'epistemologia genetica, che corrisponde allo studio dei processi cognitivi (Luccio, R. 2009, La psicologia: un profilo storico). Quando si parla però dello studio dei bambini malati, le cose si complicano. I bambini piccoli non hanno ancora un'idea precisa di loro stessi e del mondo che li circonda, quindi fare affidamento sulle loro percezioni può rivelarsi fuorviante, sebbene molto interessante per capire il loro pensiero. Questa caratteristica dei bambini piccoli, a livello familiare, si riflette in un'incapacità dei genitori di comprendere il bambino quando questo manifesti dei disturbi a livello psicologico. Storie familiari complicate, un ricovero ospedaliero o il lutto di una persona cara possono suscitare dei cambiamenti psicologici nel bambino che i genitori spesso, e in modo erroneo, attribuiscono ad eventi non imputabili alle dinamiche familiari. Gandolfi e Martinelli (2008) definiscono questo tipo di bambino come ¿rotto¿, in quanto questa è la visione che la famiglia ha di lui: un individuo che si è discostato dalle pratiche abituali della famiglia per mettere in atto comportamenti per loro incomprensibili. Per poter aiutare il bambino a superare questi periodi per lui potenzialmente problematici è necessario che la famiglia capisca con prontezza la natura del disagio del bambino e che si attivi per porvi rimedio. In molti casi, però, l'aiuto di uno specialista è la soluzione migliore per poter risolvere quei problemi che altrimenti rimarrebbero in sospeso e che peggiorerebbero con il progredire dello sviluppo. La perdita di una persona cara, allo stesso modo delle patologie e dei traumi infantili, può essere una causa di ¿rottura¿ del bambino. Lasciare che il bambino rimanga con le idee confuse sul concetto di morte e sul lutto può diventare fonte di malessere interiore: un bambino a cui non sia stata spiegata la natura definitiva della morte, ad esempio, può vivere con il pensiero che la persona morta possa tornare. Esempi di questo tipo fanno intuire quanto sia facile per un individuo ai primi anni di età incorrere in fantasie irrealizzabili, spesso supportate da un pensiero magico molto sviluppato. I genitori, e in casi più complessi il clinico, devono quindi, nel modo più semplice ma esaustivo, far comprendere al bambino il concetto di morte, che cosa implichi e quali siano le sue conseguenze.
Analisi delle situazioni critiche durante lo sviluppo del bambino: la malattia e l'elaborazione del lutto
TRUCCO, MARIAVITTORIA
2014/2015
Abstract
Gli interventi psicologici durante il periodo di sviluppo dei bambini hanno da sempre affascinato gli specialisti in questo settore. Ne sono un esempio gli esperimenti di John Watson sul piccolo Albert, suo figlio. La tesi alla base del suo esperimento era che le fobie fossero in realtà un qualcosa di appreso e che il condizionamento potesse esserne sia la causa che la cura. A questo scopo, lo psicologo fece sviluppare al bambino una fobia verso i topolini bianchi; ben presto, però, questa si trasformò in una fobia verso tutto ciò che potesse anche solo ricordare i topolini bianchi, come le pellicce e perfino la barba di babbo natale. Altre ricerche, come quelle di Piaget, si sono concentrate sulla comprensione del pensiero infantile, come questo si sviluppasse e in quali fasi potesse essere suddiviso. Sebbene i suoi stessi successori svilupparono il suo pensiero in modo molto più efficace, è proprio Piaget che venne ricordato come uno dei padri dell'epistemologia genetica, che corrisponde allo studio dei processi cognitivi (Luccio, R. 2009, La psicologia: un profilo storico). Quando si parla però dello studio dei bambini malati, le cose si complicano. I bambini piccoli non hanno ancora un'idea precisa di loro stessi e del mondo che li circonda, quindi fare affidamento sulle loro percezioni può rivelarsi fuorviante, sebbene molto interessante per capire il loro pensiero. Questa caratteristica dei bambini piccoli, a livello familiare, si riflette in un'incapacità dei genitori di comprendere il bambino quando questo manifesti dei disturbi a livello psicologico. Storie familiari complicate, un ricovero ospedaliero o il lutto di una persona cara possono suscitare dei cambiamenti psicologici nel bambino che i genitori spesso, e in modo erroneo, attribuiscono ad eventi non imputabili alle dinamiche familiari. Gandolfi e Martinelli (2008) definiscono questo tipo di bambino come ¿rotto¿, in quanto questa è la visione che la famiglia ha di lui: un individuo che si è discostato dalle pratiche abituali della famiglia per mettere in atto comportamenti per loro incomprensibili. Per poter aiutare il bambino a superare questi periodi per lui potenzialmente problematici è necessario che la famiglia capisca con prontezza la natura del disagio del bambino e che si attivi per porvi rimedio. In molti casi, però, l'aiuto di uno specialista è la soluzione migliore per poter risolvere quei problemi che altrimenti rimarrebbero in sospeso e che peggiorerebbero con il progredire dello sviluppo. La perdita di una persona cara, allo stesso modo delle patologie e dei traumi infantili, può essere una causa di ¿rottura¿ del bambino. Lasciare che il bambino rimanga con le idee confuse sul concetto di morte e sul lutto può diventare fonte di malessere interiore: un bambino a cui non sia stata spiegata la natura definitiva della morte, ad esempio, può vivere con il pensiero che la persona morta possa tornare. Esempi di questo tipo fanno intuire quanto sia facile per un individuo ai primi anni di età incorrere in fantasie irrealizzabili, spesso supportate da un pensiero magico molto sviluppato. I genitori, e in casi più complessi il clinico, devono quindi, nel modo più semplice ma esaustivo, far comprendere al bambino il concetto di morte, che cosa implichi e quali siano le sue conseguenze.File | Dimensione | Formato | |
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