Nella tesi viene tracciata l'evoluzione del linguaggio sportivo dalla sua nascita fino ai giorni nostri. Sono stati presi in considerazione alcuni momenti storici particolari: il periodo sotto l'Unità d'Italia, il ventennio fascista, il secondo dopoguerra e gli anni attuali. Nella seconda metà dell'800 il lessico sportivo è scarno, povero, la penisola sta diventando uno stato unitario e manca una lingua comune. Anche l'attività fisica è poco praticata e solo dalle classi sociali più benestanti. Nascono in questo periodo il ¿Bollettino trimestrale del Club alpino¿ di Torino e poco tempo dopo ¿La Ginnastica¿ a Livorno. I giornalisti non sono visti di buon occhio, anche perché trattano una materia bassa e letta anche dalla gente ignorante. Con le prime sfide calcistiche e la nascita di alcuni periodici ancora noti oggi, come la ¿Gazzetta dello Sport¿, l'interesse del pubblico si catalizza su questi argomenti. Sono anni in cui si svolgono le prime sfide del Giro d'Italia e la Milano - San Remo. Durante il ventennio fascista l'attività fisica viene esaltata, il Duce capisce l'importanza che riveste lo sport che supporta con fondi e strutture adeguate alle competizioni. Il linguaggio con cui vengono scritti gli articoli è ridondante e retorico, prendendo in prestito le strutture della letteratura. Bruno Roghi lavora in questo periodo. Il suo è ¿dannunzianesimo¿ applicato allo sport, in quanto porta la poesia nel giornalismo sportivo. Nel secondo dopoguerra la condizione del giornalista sportivo è profondamente mutata: è riconosciuto e stimato, tanto da essere considerato quasi un divo. Gianni Brera è il primo fautore di un rinnovamento linguistico, apportando neologismi e novità lessicali. Giovanni Arpino trascorre gran parte della sua esistenza tra Bra e Torino. A ¿La Stampa¿ collabora come giornalista sportivo, ma la sua esperienza viene dalla letteratura. In lui coesistono l'anima dello scrittore e quello del reporter e lo si legge chiaramente nei suoi articoli. I personaggi sono descritti come ritratti, acquistano materialità e umanità, come nel caso di Augusto Manzo, Pelè, Facchetti, Bearzot e altri grandi campioni. Arpino ha una grande sensibilità per i particolari che individua e descrive con attenzione. Tra i suoi libri c'è Azzurro tenebra, il romanzo che racconta la disfatta della Nazionale ai Mondiali in Germania nel 1974. I giocatori sono esattamente quelli che hanno partecipato alle competizione internazionale e vengono resi riconoscibili dalle loro personalità e da pseudonimi che li rendono chiaramente identificabili. C'è sinergia tra giornalista e romanziere, l'uno fornisce all'altro preziosi strumenti. Per Arpino, appassionato di calcio soprattutto, la Juventus e il Torino sono squadre che gli stanno particolarmente a cuore. La Juventus è un esempio di stile, di eleganza. E' la Signora di fronte alla quale togliersi il cappello e che di anno in anno mantiene intatta la propria grandezza. Il Torino è la squadra operaia, che rappresenta i sogni e le speranze dei lavoratori indaffarati sotto la Mole. L'esempio migliore di ¿collaborazione¿ fra giornalista e scrittore è nelle poesie che dedica a Maradona e alle due squadre torinesi. Il calcio è una materia poco incline a essere tramutata in versi, eppure Arpino riesce anche in questo esperimento con ottimi risultati.

Arpino, randagio è il giornalista Come un romanziere prestato alla carta stampata inventa un nuovo modo di raccontare lo sport

MOLLO, ELEONORA
2009/2010

Abstract

Nella tesi viene tracciata l'evoluzione del linguaggio sportivo dalla sua nascita fino ai giorni nostri. Sono stati presi in considerazione alcuni momenti storici particolari: il periodo sotto l'Unità d'Italia, il ventennio fascista, il secondo dopoguerra e gli anni attuali. Nella seconda metà dell'800 il lessico sportivo è scarno, povero, la penisola sta diventando uno stato unitario e manca una lingua comune. Anche l'attività fisica è poco praticata e solo dalle classi sociali più benestanti. Nascono in questo periodo il ¿Bollettino trimestrale del Club alpino¿ di Torino e poco tempo dopo ¿La Ginnastica¿ a Livorno. I giornalisti non sono visti di buon occhio, anche perché trattano una materia bassa e letta anche dalla gente ignorante. Con le prime sfide calcistiche e la nascita di alcuni periodici ancora noti oggi, come la ¿Gazzetta dello Sport¿, l'interesse del pubblico si catalizza su questi argomenti. Sono anni in cui si svolgono le prime sfide del Giro d'Italia e la Milano - San Remo. Durante il ventennio fascista l'attività fisica viene esaltata, il Duce capisce l'importanza che riveste lo sport che supporta con fondi e strutture adeguate alle competizioni. Il linguaggio con cui vengono scritti gli articoli è ridondante e retorico, prendendo in prestito le strutture della letteratura. Bruno Roghi lavora in questo periodo. Il suo è ¿dannunzianesimo¿ applicato allo sport, in quanto porta la poesia nel giornalismo sportivo. Nel secondo dopoguerra la condizione del giornalista sportivo è profondamente mutata: è riconosciuto e stimato, tanto da essere considerato quasi un divo. Gianni Brera è il primo fautore di un rinnovamento linguistico, apportando neologismi e novità lessicali. Giovanni Arpino trascorre gran parte della sua esistenza tra Bra e Torino. A ¿La Stampa¿ collabora come giornalista sportivo, ma la sua esperienza viene dalla letteratura. In lui coesistono l'anima dello scrittore e quello del reporter e lo si legge chiaramente nei suoi articoli. I personaggi sono descritti come ritratti, acquistano materialità e umanità, come nel caso di Augusto Manzo, Pelè, Facchetti, Bearzot e altri grandi campioni. Arpino ha una grande sensibilità per i particolari che individua e descrive con attenzione. Tra i suoi libri c'è Azzurro tenebra, il romanzo che racconta la disfatta della Nazionale ai Mondiali in Germania nel 1974. I giocatori sono esattamente quelli che hanno partecipato alle competizione internazionale e vengono resi riconoscibili dalle loro personalità e da pseudonimi che li rendono chiaramente identificabili. C'è sinergia tra giornalista e romanziere, l'uno fornisce all'altro preziosi strumenti. Per Arpino, appassionato di calcio soprattutto, la Juventus e il Torino sono squadre che gli stanno particolarmente a cuore. La Juventus è un esempio di stile, di eleganza. E' la Signora di fronte alla quale togliersi il cappello e che di anno in anno mantiene intatta la propria grandezza. Il Torino è la squadra operaia, che rappresenta i sogni e le speranze dei lavoratori indaffarati sotto la Mole. L'esempio migliore di ¿collaborazione¿ fra giornalista e scrittore è nelle poesie che dedica a Maradona e alle due squadre torinesi. Il calcio è una materia poco incline a essere tramutata in versi, eppure Arpino riesce anche in questo esperimento con ottimi risultati.
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