Il sogno occupa una posizione importante all'interno della cultura greca. Legato ai più diversi aspetti della vita sociale, era voluto dalla credenza più diffusa venire dalla divinità. Una tradizione particolare collocava la sua origine nell'era precosmica: nella Teogonia i sogni sono detti figli di Notte. E, dunque, fratelli di Morte. Questo legame non esiste solo in Esiodo. Il sonno viene spesso descritto come una sorta di morte momentanea, in cui l'anima si stacca dal corpo e svolge funzioni che, quando l'individuo è desto, sono invece sopite. In Omero, il paese dei Sogni e il mondo dei morti hanno una collocazione spaziale contigua. Sogno ed anima sono spesso associati e presentano molte analogie, che si condensano in un'unica definizione dei due fenomeni: anima e sogno sono eidola, ovvero immagini, copie ¿parziali¿ del reale, uguali nell'aspetto a ciò di cui sono simulacro, ma prive di sostanza. Il connubio sogno-anima si suggella nel sogno di Achille in Il. XXIII. La psyche di Patroclo si manifesta durante la notte ad Achille addormentato. L'episodio è costruito secondo lo schema abituale del racconto di sogno omerico, di cui segue strutture e formularità. Il sogno omerico si inscrive nella definizione di ¿sogno oggettivo¿: un sogno che viene dalla divinità, ha un'entità autonoma, agisce esternamente al soggetto e comunica un messaggio chiaramente comprensibile, di cui, al risveglio, il sognatore riconosce il carattere divino. Nel caso di Achille, lo schema di fondo è questo, ma vi sono tratti che ne fanno un espisodio eccezionale: mentre solitamente il sogno è un messaggero della divinità (Zeus, Atena o Hermes), personaggio costruito ad hoc, qui la psyche agisce di propria volontà, muovendo autonomamente dall'aldilà per comunicare ciò che le sta a cuore, non un altrui messaggio. Manca dunque un ordine divino. A ciò consegue il fatto che il sogno non costrituisca un aiuto nel proseguimento della trama. Patroclo, inconsapevole di ciò che è accaduto dopo la sua morte, non sa che il proprio funerale è già stato organizzato. Il motivo della presenza di questo episodio è stato variamente interpretato. Per molti studiosi, infatti, è privo di senso nell'economia del racconto, perciò in passato l'episodio è stato considerato estraneo al testo originale. Il sogno contribuisce ad acuire la sofferenza di Achille. In questo senso, il sogno appare come un espediente per descrivere fino a che punto l'angoscia di Achille si spinga: il dolore di Achille è senza rimedio. Per questo la violenza dell'eroe è inarrestabile, ed egli si getta con ferocia incontro alla morte.
Sognare il morto: il sogno di Achille in Il. 23
PICEGHELLO, SILVIA
2009/2010
Abstract
Il sogno occupa una posizione importante all'interno della cultura greca. Legato ai più diversi aspetti della vita sociale, era voluto dalla credenza più diffusa venire dalla divinità. Una tradizione particolare collocava la sua origine nell'era precosmica: nella Teogonia i sogni sono detti figli di Notte. E, dunque, fratelli di Morte. Questo legame non esiste solo in Esiodo. Il sonno viene spesso descritto come una sorta di morte momentanea, in cui l'anima si stacca dal corpo e svolge funzioni che, quando l'individuo è desto, sono invece sopite. In Omero, il paese dei Sogni e il mondo dei morti hanno una collocazione spaziale contigua. Sogno ed anima sono spesso associati e presentano molte analogie, che si condensano in un'unica definizione dei due fenomeni: anima e sogno sono eidola, ovvero immagini, copie ¿parziali¿ del reale, uguali nell'aspetto a ciò di cui sono simulacro, ma prive di sostanza. Il connubio sogno-anima si suggella nel sogno di Achille in Il. XXIII. La psyche di Patroclo si manifesta durante la notte ad Achille addormentato. L'episodio è costruito secondo lo schema abituale del racconto di sogno omerico, di cui segue strutture e formularità. Il sogno omerico si inscrive nella definizione di ¿sogno oggettivo¿: un sogno che viene dalla divinità, ha un'entità autonoma, agisce esternamente al soggetto e comunica un messaggio chiaramente comprensibile, di cui, al risveglio, il sognatore riconosce il carattere divino. Nel caso di Achille, lo schema di fondo è questo, ma vi sono tratti che ne fanno un espisodio eccezionale: mentre solitamente il sogno è un messaggero della divinità (Zeus, Atena o Hermes), personaggio costruito ad hoc, qui la psyche agisce di propria volontà, muovendo autonomamente dall'aldilà per comunicare ciò che le sta a cuore, non un altrui messaggio. Manca dunque un ordine divino. A ciò consegue il fatto che il sogno non costrituisca un aiuto nel proseguimento della trama. Patroclo, inconsapevole di ciò che è accaduto dopo la sua morte, non sa che il proprio funerale è già stato organizzato. Il motivo della presenza di questo episodio è stato variamente interpretato. Per molti studiosi, infatti, è privo di senso nell'economia del racconto, perciò in passato l'episodio è stato considerato estraneo al testo originale. Il sogno contribuisce ad acuire la sofferenza di Achille. In questo senso, il sogno appare come un espediente per descrivere fino a che punto l'angoscia di Achille si spinga: il dolore di Achille è senza rimedio. Per questo la violenza dell'eroe è inarrestabile, ed egli si getta con ferocia incontro alla morte.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/77070