In recent years, seabird populations have undergone a significant decline, primarily due to climate change and increased human activities. Monitoring these species is particularly challenging because they live in remote and hard-to-reach habitats. For this reason, it has become essential to develop new methods to effectively monitor and manage their colonies. This paper analyzes the use of passive acoustic monitoring (PAM), an innovative technique based on the collection of acoustic data in the study area. By comparing various studies, the effectiveness of this methodology is evaluated. The first study, conducted in southeastern Australia, examined Ardenna tenuirostris, a medium-sized seabird species. Using acoustic recorders, it was possible to monitor migration patterns during the breeding season and the species' daily activity. In the next two studies, conducted in the Aleutian Islands of Alaska, the focus was on populations of Synthliboramphus antiquus, Oceanodroma furcata, and Hydrobates leucorhoa, in a post-eradication context of human-introduced predators. PAM allowed the observation of behaviors such as nesting site selection, avoidance of full moonlight, and preference for the presence of other species. Furthermore, a correlation emerged between the time elapsed since eradication and the recovery of seabird populations, although this relationship was not always linear. In conclusion, passive acoustic monitoring proved to be an effective method for estimating colony sizes and tracking their trends over time. PAM demonstrated numerous advantages: it is a non-invasive technique, relatively inexpensive, and the equipment used is easy to install and retrieve. Additionally, it allows for data collection from multiple sites simultaneously, minimizing human disturbance to the studied populations and making it possible to monitor geographically remote and hard-to-reach areas. However, PAM is not a self-sufficient method for studying wildlife. The exclusive use of this technique does not provide sufficiently precise data. Therefore, it must be integrated with other monitoring methods and improved to increase its accuracy and effectiveness over time.
Negli ultimi anni, le popolazioni di uccelli marini hanno subito un declino significativo, causato principalmente dai cambiamenti climatici e dall’aumento delle attività antropiche. Il monitoraggio di queste specie risulta particolarmente complesso, poiché vivono in habitat remoti e di difficile accesso. Per questo motivo, è diventato essenziale sviluppare nuovi metodi per monitorare e gestire efficacemente le colonie. Questo elaborato analizza l'uso del monitoraggio acustico passivo (PAM), una tecnica innovativa che si basa sulla raccolta di dati acustici nell'area di studio. Attraverso il confronto di diversi studi, si valuta l’efficacia di questa metodologia. Il primo studio, condotto nel sud-est dell’Australia, ha esaminato l'Ardenna tenuirostris, una specie di uccello marino di medie dimensioni. Utilizzando registratori acustici, è stato possibile monitorare l’andamento delle migrazioni durante la stagione riproduttiva e l’attività della specie nell’arco della giornata. Nei successivi due studi, condotti nelle isole Aleutine in Alaska, l’attenzione si è concentrata sulle popolazioni di Synthliboramphus antiquus, Oceanodroma furcata e Hydrobates leucorhoa, in un contesto di studio post-eradicazione dei predatori introdotti dall’uomo. Il PAM ha permesso di osservare comportamenti come la scelta dei rifugi per la nidificazione, l’evitamento della luce della luna piena e la preferenza per la presenza di altre specie. Inoltre, è emersa una correlazione tra il tempo trascorso dall’eradicazione e il recupero delle popolazioni di uccelli marini, sebbene questa relazione non sia sempre stata lineare. In conclusione, il monitoraggio acustico passivo si è rivelato un metodo efficace per stimare le dimensioni delle colonie e monitorarne l’andamento nel tempo. Il PAM ha dimostrato numerosi vantaggi: è una tecnica non invasiva, relativamente economica, e gli strumenti utilizzati sono facili da installare e recuperare. Inoltre, consente di raccogliere dati da più siti simultaneamente, riducendo al minimo il disturbo antropico sulle popolazioni studiate e rendendo possibile il monitoraggio di aree geograficamente remote e difficili da raggiungere. Tuttavia, il PAM non è un metodo autosufficiente per lo studio della fauna selvatica. L’utilizzo esclusivo di questa tecnica non consente di ottenere dati sufficientemente precisi. Pertanto, è necessario integrarlo con altri metodi di monitoraggio e perfezionarlo per aumentarne l’accuratezza e l’efficacia nel tempo.
Il monitoraggio acustico passivo: tecniche innovative per lo studio e la conservazione degli uccelli marini
MURATORE, FRANCESCA
2023/2024
Abstract
Negli ultimi anni, le popolazioni di uccelli marini hanno subito un declino significativo, causato principalmente dai cambiamenti climatici e dall’aumento delle attività antropiche. Il monitoraggio di queste specie risulta particolarmente complesso, poiché vivono in habitat remoti e di difficile accesso. Per questo motivo, è diventato essenziale sviluppare nuovi metodi per monitorare e gestire efficacemente le colonie. Questo elaborato analizza l'uso del monitoraggio acustico passivo (PAM), una tecnica innovativa che si basa sulla raccolta di dati acustici nell'area di studio. Attraverso il confronto di diversi studi, si valuta l’efficacia di questa metodologia. Il primo studio, condotto nel sud-est dell’Australia, ha esaminato l'Ardenna tenuirostris, una specie di uccello marino di medie dimensioni. Utilizzando registratori acustici, è stato possibile monitorare l’andamento delle migrazioni durante la stagione riproduttiva e l’attività della specie nell’arco della giornata. Nei successivi due studi, condotti nelle isole Aleutine in Alaska, l’attenzione si è concentrata sulle popolazioni di Synthliboramphus antiquus, Oceanodroma furcata e Hydrobates leucorhoa, in un contesto di studio post-eradicazione dei predatori introdotti dall’uomo. Il PAM ha permesso di osservare comportamenti come la scelta dei rifugi per la nidificazione, l’evitamento della luce della luna piena e la preferenza per la presenza di altre specie. Inoltre, è emersa una correlazione tra il tempo trascorso dall’eradicazione e il recupero delle popolazioni di uccelli marini, sebbene questa relazione non sia sempre stata lineare. In conclusione, il monitoraggio acustico passivo si è rivelato un metodo efficace per stimare le dimensioni delle colonie e monitorarne l’andamento nel tempo. Il PAM ha dimostrato numerosi vantaggi: è una tecnica non invasiva, relativamente economica, e gli strumenti utilizzati sono facili da installare e recuperare. Inoltre, consente di raccogliere dati da più siti simultaneamente, riducendo al minimo il disturbo antropico sulle popolazioni studiate e rendendo possibile il monitoraggio di aree geograficamente remote e difficili da raggiungere. Tuttavia, il PAM non è un metodo autosufficiente per lo studio della fauna selvatica. L’utilizzo esclusivo di questa tecnica non consente di ottenere dati sufficientemente precisi. Pertanto, è necessario integrarlo con altri metodi di monitoraggio e perfezionarlo per aumentarne l’accuratezza e l’efficacia nel tempo.File | Dimensione | Formato | |
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Descrizione: Questo elaborato analizza il monitoraggio acustico passivo come nuova tecnica per monitorare le colonie di uccelli marini che sono di norma attivi nelle ore notturne e vivono in aree difficilmente raggiungibili dall'uomo.
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