La crisi del 2007/2008 ha innestato un circolo vizioso che produce i suoi effetti tutt'ora in molte aree del mondo. Io mi sono soffermata sull'analisi delle politiche di aggiustamento attuate nell'Eurozona e in particolare nei paesi del sud Europa, denominati PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), in risposta alle problematiche generate da essa. In linea generale in questi paesi sono state attuate politiche di austerità che hanno comportato tagli radicali nella spesa pubblica e riduzioni dei salari. Caratteristica fondamentale dei paesi periferici oggetto della mia analisi è il ruolo predominante dello Stato. Infatti in queste realtà i rispettivi Stati hanno supportato gli oneri dei programmi di aggiustamento, cercando di promuovere una crescita attraverso la distribuzione di denaro sotto forma di sovvenzioni alle imprese e sotto forma di sussidi alle famiglie, affinché possano affrontare gli shock economici, piuttosto che fornire mezzi ed incentivi medianti i quali essi possano adeguarsi alla nuova situazione. Tuttavia una regolazione basata sull'erogazione di sussidi ed sovvenzioni non stimola gli operatori a cercare di mettere in atto comportamenti che possano trainare una crescita, piuttosto in una certa misura li disincentiva poiché possono godere di supporti privilegiati. Questa direzione adottata da tali paesi li ha in un certo modo danneggiati rispetto ad esempio ai paesi come la Germania o l'Inghilterra, ove protagoniste della situazione sono le imprese, che cercano di ripristinare e mantenere la competitività, in modo da garantire una crescita reale, solida e duratura. Un grande supporto è stato fornito dall'Unione Monetaria e dal Fondo Monetario Internazionale che con i programmi di salvataggio hanno sostenuto questi paesi con notevoli finanziamenti, in particolare la Grecia. Gli effetti di queste politiche di austerità differiscono da paese a paese, ma solamente l'Irlanda sembra presentare una ripresa della crescita economica. Infatti, nonostante negli tre paesi vi siano stati lievi miglioramenti in alcune variabili, come una riduzione del tasso di disoccupazione (ad eccezione della Grecia) e aumenti del PIL, bisogna sottolineare che i miglioramenti sono stati minimi rispetto alla consistenza delle riforme strutturali implementate negli anni che hanno seguito la crisi. Tuttavia è molto difficile individuare attualmente l'andamento effettivo di queste politiche poiché molto sono ancora in atto. Inoltre la maggior parte di queste riforme avevano un'ottica di breve periodo, perciò gli effetti nel lungo periodo sono ancora sconosciuti. Infine bisogna sottolineare che i miglioramenti rilevati sono stati realizzati anche grazie ai finanziamenti dell'Unione Monetaria e del Fondo Monetario Internazionale. Sarà necessario analizzare se negli anni a venire questi stati riusciranno ad operare senza ulteriori supporti ed in maniera indipendente
Crisi nell'Eurozona e Riforme Strutturali nei Paesi dell'Europa del Sud
RATHORE, VINITA
2014/2015
Abstract
La crisi del 2007/2008 ha innestato un circolo vizioso che produce i suoi effetti tutt'ora in molte aree del mondo. Io mi sono soffermata sull'analisi delle politiche di aggiustamento attuate nell'Eurozona e in particolare nei paesi del sud Europa, denominati PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), in risposta alle problematiche generate da essa. In linea generale in questi paesi sono state attuate politiche di austerità che hanno comportato tagli radicali nella spesa pubblica e riduzioni dei salari. Caratteristica fondamentale dei paesi periferici oggetto della mia analisi è il ruolo predominante dello Stato. Infatti in queste realtà i rispettivi Stati hanno supportato gli oneri dei programmi di aggiustamento, cercando di promuovere una crescita attraverso la distribuzione di denaro sotto forma di sovvenzioni alle imprese e sotto forma di sussidi alle famiglie, affinché possano affrontare gli shock economici, piuttosto che fornire mezzi ed incentivi medianti i quali essi possano adeguarsi alla nuova situazione. Tuttavia una regolazione basata sull'erogazione di sussidi ed sovvenzioni non stimola gli operatori a cercare di mettere in atto comportamenti che possano trainare una crescita, piuttosto in una certa misura li disincentiva poiché possono godere di supporti privilegiati. Questa direzione adottata da tali paesi li ha in un certo modo danneggiati rispetto ad esempio ai paesi come la Germania o l'Inghilterra, ove protagoniste della situazione sono le imprese, che cercano di ripristinare e mantenere la competitività, in modo da garantire una crescita reale, solida e duratura. Un grande supporto è stato fornito dall'Unione Monetaria e dal Fondo Monetario Internazionale che con i programmi di salvataggio hanno sostenuto questi paesi con notevoli finanziamenti, in particolare la Grecia. Gli effetti di queste politiche di austerità differiscono da paese a paese, ma solamente l'Irlanda sembra presentare una ripresa della crescita economica. Infatti, nonostante negli tre paesi vi siano stati lievi miglioramenti in alcune variabili, come una riduzione del tasso di disoccupazione (ad eccezione della Grecia) e aumenti del PIL, bisogna sottolineare che i miglioramenti sono stati minimi rispetto alla consistenza delle riforme strutturali implementate negli anni che hanno seguito la crisi. Tuttavia è molto difficile individuare attualmente l'andamento effettivo di queste politiche poiché molto sono ancora in atto. Inoltre la maggior parte di queste riforme avevano un'ottica di breve periodo, perciò gli effetti nel lungo periodo sono ancora sconosciuti. Infine bisogna sottolineare che i miglioramenti rilevati sono stati realizzati anche grazie ai finanziamenti dell'Unione Monetaria e del Fondo Monetario Internazionale. Sarà necessario analizzare se negli anni a venire questi stati riusciranno ad operare senza ulteriori supporti ed in maniera indipendenteFile | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/76918