This thesis asserts that videopoetry, a genre with fluid and often contested boundaries, has existed since the birth of cinema and is more prevalent in contemporary literary practices than previously acknowledged. Focusing on the works of Claudia Rankine and Eileen Myles, this study demonstrates how they can be considered videopoems despite not often being recognized as such. The research begins by tracing the origins of videopoetry, linking its early development to the rise of cinema when filmmakers adapted famous poems to secure commercial success. However, as experimental art movements emerged, they distanced themselves from mainstream cinema’s profit-driven motives and began theorizing the potential of merging poetry with film. A pivotal figure in this shift, Maya Deren, pioneered independent cinema while laying the theoretical foundation that continues to shape contemporary videopoetry. The second chapter focuses on Claudia Rankine’s multimedia series Situations. These videos, blending Rankine’s poetic texts with visual imagery, voiceovers, and soundtracks, are analyzed as videopoems that engage with race, identity, and society. By examining these works, this thesis argues that Rankine’s use of videopoetry demonstrates its ability to articulate complex socio-political commentary through a distinctive interplay of verse and vision, while also enabling her to reach a broader audience than traditional poetry collections. Through videopoetry, Rankine raises awareness of often-avoided issues, encouraging critical reflection among her viewers. The final chapter extends this analysis to the works of Eileen Myles, who, though primarily associated with performative poetry, employs visual media in ways that position their work within the videopoetry genre by expanding the expressive possibilities of poetry. An examination of Myles’ videopoems illustrates how this hybrid form functions as a vertical exploration of moments and emotions—a concept grounded in Maya Deren’s theories. Myles and Rankine exemplify this introspective use of videopoetry, offering profound personal and collective narratives. In challenging any categorizations of videopoetry, this research reveals how the genre’s fluid boundaries allow it to thrive across different forms of contemporary cultural and artistic practices. The works of Rankine and Myles demonstrate the genre’s wide-reaching impact, further solidifying videopoetry’s significance in modern media landscapes.
Questa tesi sostiene che la videopoesia, un genere dai confini fluidi e spesso contestati, esiste sin dalla nascita del cinema ed è più diffusa nelle pratiche letterarie contemporanee di quanto si sia precedentemente riconosciuto. Focalizzandosi sulle opere di Claudia Rankine ed Eileen Myles, questo studio dimostra come esse possano essere considerate videopoesie, nonostante non vengano spesso riconosciute come tali. La ricerca inizia tracciando le origini della videopoesia, collegando il suo sviluppo iniziale alla nascita del cinema, quando i registi adattavano famose poesie per garantirsi il successo commerciale. Tuttavia, con l’emergere dei movimenti artistici sperimentali, questi si distanziarono dai motivi di profitto del cinema mainstream, cominciando a teorizzare il potenziale della fusione tra poesia e film. Una figura centrale in questo cambiamento è stata Maya Deren, pioniera del cinema indipendente, che ha posto le basi teoriche che continuano a plasmare la videopoesia contemporanea. Il secondo capitolo si concentra sulla serie multimediale Situations di Claudia Rankine. Questi video, che fondono i testi poetici di Rankine con immagini visive, voiceover e colonne sonore, sono analizzati come videopoesie che affrontano temi come razza, identità e società. Esaminando queste opere, la tesi sostiene che l’uso della videopoesia da parte di Rankine dimostra la sua capacità di articolare complesse riflessioni sociopolitiche attraverso un’interazione distintiva tra verso e visione, consentendole allo stesso tempo di raggiungere un pubblico più ampio rispetto alle raccolte poetiche tradizionali. Attraverso la videopoesia, Rankine solleva consapevolezza su questioni spesso evitate, incoraggiando una riflessione critica tra i suoi spettatori. Il capitolo finale estende questa analisi alle opere di Eileen Myles, che, pur essendo principalmente associati alla poesia performativa, utilizzano i media visivi in modi che collocano il loro lavoro all’interno del genere della videopoesia, espandendo le possibilità espressive della poesia. Un esame delle videopoesie di Myles illustra come questa forma ibrida funzioni come un’esplorazione verticale di momenti ed emozioni, un concetto fondato sulle teorie di Maya Deren. Myles e Rankine esemplificano questo uso introspettivo della videopoesia, offrendo profonde narrazioni personali e collettive. Mettendo in discussione ogni categorizzazione della videopoesia, questa ricerca rivela come i confini fluidi del genere le permettano di prosperare attraverso diverse forme di pratiche culturali e artistiche contemporanee. Le opere di Rankine e Myles dimostrano l’impatto di vasta portata del genere, consolidando ulteriormente l’importanza della videopoesia nei paesaggi mediatici moderni.
At the Intersection of Verse and Vision: Claudia Rankine, Eileen Myles, and the Evolution of Videopoetry
VILLANI, MARTINA
2023/2024
Abstract
Questa tesi sostiene che la videopoesia, un genere dai confini fluidi e spesso contestati, esiste sin dalla nascita del cinema ed è più diffusa nelle pratiche letterarie contemporanee di quanto si sia precedentemente riconosciuto. Focalizzandosi sulle opere di Claudia Rankine ed Eileen Myles, questo studio dimostra come esse possano essere considerate videopoesie, nonostante non vengano spesso riconosciute come tali. La ricerca inizia tracciando le origini della videopoesia, collegando il suo sviluppo iniziale alla nascita del cinema, quando i registi adattavano famose poesie per garantirsi il successo commerciale. Tuttavia, con l’emergere dei movimenti artistici sperimentali, questi si distanziarono dai motivi di profitto del cinema mainstream, cominciando a teorizzare il potenziale della fusione tra poesia e film. Una figura centrale in questo cambiamento è stata Maya Deren, pioniera del cinema indipendente, che ha posto le basi teoriche che continuano a plasmare la videopoesia contemporanea. Il secondo capitolo si concentra sulla serie multimediale Situations di Claudia Rankine. Questi video, che fondono i testi poetici di Rankine con immagini visive, voiceover e colonne sonore, sono analizzati come videopoesie che affrontano temi come razza, identità e società. Esaminando queste opere, la tesi sostiene che l’uso della videopoesia da parte di Rankine dimostra la sua capacità di articolare complesse riflessioni sociopolitiche attraverso un’interazione distintiva tra verso e visione, consentendole allo stesso tempo di raggiungere un pubblico più ampio rispetto alle raccolte poetiche tradizionali. Attraverso la videopoesia, Rankine solleva consapevolezza su questioni spesso evitate, incoraggiando una riflessione critica tra i suoi spettatori. Il capitolo finale estende questa analisi alle opere di Eileen Myles, che, pur essendo principalmente associati alla poesia performativa, utilizzano i media visivi in modi che collocano il loro lavoro all’interno del genere della videopoesia, espandendo le possibilità espressive della poesia. Un esame delle videopoesie di Myles illustra come questa forma ibrida funzioni come un’esplorazione verticale di momenti ed emozioni, un concetto fondato sulle teorie di Maya Deren. Myles e Rankine esemplificano questo uso introspettivo della videopoesia, offrendo profonde narrazioni personali e collettive. Mettendo in discussione ogni categorizzazione della videopoesia, questa ricerca rivela come i confini fluidi del genere le permettano di prosperare attraverso diverse forme di pratiche culturali e artistiche contemporanee. Le opere di Rankine e Myles dimostrano l’impatto di vasta portata del genere, consolidando ulteriormente l’importanza della videopoesia nei paesaggi mediatici moderni.File | Dimensione | Formato | |
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