La bilancia dei pagamenti (Bdp), con il suo saldo inteso al netto di ogni operazione finanziaria o di regolamento ufficiale, ha oggi, per i paesi aderenti all'Unione Economica e Monetaria europea (UEM), valore di bilancia regionale all'interno della bilancia dei pagamenti dell'Eurozona. Quindi, non è più uno strumento per la politica monetaria, ma assume un ruolo significativo nell'analisi economica della formazione e dell'uso delle risorse. L'analisi dell'andamento dei saldi annuali della Bdp dell'ultimo ventennio evidenzia come per l'Italia l'adozione della moneta unica abbia indotto la generale tendenza ad assumere una complessiva posizione debitoria con l'estero, culminata nel 2010 con un disavanzo delle partite correnti pari al 3,4% del PIL. La crisi finanziaria mondiale iniziata nel 2008, e che ha avuto i massimi effetti sull'economia domestica nel 2011, ha comportato il riequilibrio della Bdp tramite la riduzione dei flussi commerciali mondiali, la risultante catena di riduzione delle esportazioni, dell'impiego dei fattori produttivi e delle importazioni. A tal fine hanno contribuito l'aggiustamento dei prezzi relativi e il deprezzamento del tasso di cambio nominale; ma, quando le esportazioni hanno ripreso vigore, spinti dalla ripresa della domanda mondiale, le importazioni sono rimaste deboli, mostrando la debolezza della domanda interna. L'attuale saldo positivo della Bdp ha indotto il ridimensionamento degli investimenti domestici, in quanto antagonisti, al pari dei consumi, con l'eccedenza corrente con l'estero; il risultato è il depauperamento del capitale produttivo nazionale. I saldi annuali della Bdp dell'UEM presentano una generale posizione creditoria nei confronti del resto del mondo. La situazione è però significativamente eterogenea, in quanto fortemente influenzata dall'avanzo corrente della Germania. Paesi accomunati dalla stessa moneta fisica hanno generato livelli di competitività differenti, rilevando le significative difficoltà nel correggere tali differenze produttive tramite l'aggiustamento dei valori nominali del cambio della moneta. L'analisi della Bdp italiana nel contesto dell'Eurozona mostra infatti le criticità generate dall'appartenenza ad un'area valutaria non ottimale e soggetta ad andamenti asimmetrici nel mercato dei beni. Ciò ha condotto ad una diversa dinamica dei prezzi interni tra i vari paesi dell'Eurozona, generando tassi di cambio reali divergenti. All'interno dell'UEM, l'avanzo complessivo della Bdp ha indotto l'apprezzamento della moneta unica e la susseguente ulteriore riduzione di competitività dei paesi già in disavanzo commerciale. Nel periodo pre-crisi i disavanzi dei paesi del mediterraneo, tra cui l'Italia, erano stati generati dall'elevato potere d'acquisto della moneta unica e dalla facilità di finanziamento internazionale. Il sistema produttivo tedesco ha giovato di tale situazione di debolezza strutturale dei paesi in deficit finanziandone i disavanzi commerciali con i risparmi risultanti dalla contrazione dei propri consumi interni. Infatti, quando un paese dell'area Euro è in deficit nella bilancia dei pagamenti, il meccanismo del sistema TARGET2 impone automaticamente che il disavanzo intra-europeo venga finanziato dal paese creditore. L'analisi mostra come l'adozione di misure restrittive di svalutazione interna, quali disoccupazione e incremento delle imposte, siano legate all'asimmetria competitiva tra i paesi dell'Eurozona e derivante dagli squilibri presenti nella Bdp.
La bilancia dei pagamenti italiana nel contesto dell'Unione Economica e Monetaria Europea
VANELLA, GIUSEPPE
2014/2015
Abstract
La bilancia dei pagamenti (Bdp), con il suo saldo inteso al netto di ogni operazione finanziaria o di regolamento ufficiale, ha oggi, per i paesi aderenti all'Unione Economica e Monetaria europea (UEM), valore di bilancia regionale all'interno della bilancia dei pagamenti dell'Eurozona. Quindi, non è più uno strumento per la politica monetaria, ma assume un ruolo significativo nell'analisi economica della formazione e dell'uso delle risorse. L'analisi dell'andamento dei saldi annuali della Bdp dell'ultimo ventennio evidenzia come per l'Italia l'adozione della moneta unica abbia indotto la generale tendenza ad assumere una complessiva posizione debitoria con l'estero, culminata nel 2010 con un disavanzo delle partite correnti pari al 3,4% del PIL. La crisi finanziaria mondiale iniziata nel 2008, e che ha avuto i massimi effetti sull'economia domestica nel 2011, ha comportato il riequilibrio della Bdp tramite la riduzione dei flussi commerciali mondiali, la risultante catena di riduzione delle esportazioni, dell'impiego dei fattori produttivi e delle importazioni. A tal fine hanno contribuito l'aggiustamento dei prezzi relativi e il deprezzamento del tasso di cambio nominale; ma, quando le esportazioni hanno ripreso vigore, spinti dalla ripresa della domanda mondiale, le importazioni sono rimaste deboli, mostrando la debolezza della domanda interna. L'attuale saldo positivo della Bdp ha indotto il ridimensionamento degli investimenti domestici, in quanto antagonisti, al pari dei consumi, con l'eccedenza corrente con l'estero; il risultato è il depauperamento del capitale produttivo nazionale. I saldi annuali della Bdp dell'UEM presentano una generale posizione creditoria nei confronti del resto del mondo. La situazione è però significativamente eterogenea, in quanto fortemente influenzata dall'avanzo corrente della Germania. Paesi accomunati dalla stessa moneta fisica hanno generato livelli di competitività differenti, rilevando le significative difficoltà nel correggere tali differenze produttive tramite l'aggiustamento dei valori nominali del cambio della moneta. L'analisi della Bdp italiana nel contesto dell'Eurozona mostra infatti le criticità generate dall'appartenenza ad un'area valutaria non ottimale e soggetta ad andamenti asimmetrici nel mercato dei beni. Ciò ha condotto ad una diversa dinamica dei prezzi interni tra i vari paesi dell'Eurozona, generando tassi di cambio reali divergenti. All'interno dell'UEM, l'avanzo complessivo della Bdp ha indotto l'apprezzamento della moneta unica e la susseguente ulteriore riduzione di competitività dei paesi già in disavanzo commerciale. Nel periodo pre-crisi i disavanzi dei paesi del mediterraneo, tra cui l'Italia, erano stati generati dall'elevato potere d'acquisto della moneta unica e dalla facilità di finanziamento internazionale. Il sistema produttivo tedesco ha giovato di tale situazione di debolezza strutturale dei paesi in deficit finanziandone i disavanzi commerciali con i risparmi risultanti dalla contrazione dei propri consumi interni. Infatti, quando un paese dell'area Euro è in deficit nella bilancia dei pagamenti, il meccanismo del sistema TARGET2 impone automaticamente che il disavanzo intra-europeo venga finanziato dal paese creditore. L'analisi mostra come l'adozione di misure restrittive di svalutazione interna, quali disoccupazione e incremento delle imposte, siano legate all'asimmetria competitiva tra i paesi dell'Eurozona e derivante dagli squilibri presenti nella Bdp.File | Dimensione | Formato | |
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