I tre catasti presi in esame risalgono al 1366, 1442, 1466 e riguardano esclusivamente il Quartiere Gialdo di Chieri. Tramite la loro analisi si possono seguire sia le parabole ascendenti e discendenti di alcune famiglie illustri di Chieri, alcune delle quali scomparvero a cavallo tra i due secoli, sia lo sviluppo architettonico ed economico del quartiere. Inoltre tramite i due catasti Quattrocenteschi è possibile riuscire a delineare le zone d'influenza di determinate famiglie, i settori dedicati al commercio e alle attività artigianali. Il catasto del 1366 è invece utile per ricostruire le consorterie chieresi e i beni tenuti in comune dai loro membri. Purtroppo questo catasto non riporta il nome delle vie, ma solo genericamente il quartiere in cui è collocato il bene. È possibile, infatti, imbattersi, come negli altri due catasti, in proprietà site negli altri tre quartieri cittadini: Albussano, Vairo e Arene, o trovare permute di beni acquistati da abitanti degli altri quartieri, ma collocati in quello preso in esame. Dalle denunce si possono ottenere informazioni sui proprietari; infatti, a volte, riportano il mestiere esercitato e, in alcuni casi, i membri della famiglia a carico, sopratutto se sono mogli o fratelli minorenni. Capita anche che venga registrato il nome del padre del denunciante. Dalle descrizioni delle abitazioni si possono invece ottenere dati , anche se molto scarni, sulle tipologie edilizie presenti a Chieri nel periodo analizzato e tramite l'indicazione delle vie la loro collocazione. Infine, attraverso le coerenze è possibile venire a conoscenza della localizzazione di edifici di culto e d'importanza civile. I catasti testimoniano inoltre la scomparsa di alcune famiglie importanti della Chieri Duecentasca e Trecentesca. Nei catasti Quattrocenteschi non vengono più riportate le famiglie degli Aicardi, Fogla (o Foglia), Seaceri e i Tagloto, dalle quali presero il nome alcune vie cittadine e che nel catasto del 1366 denunciano ancora cospicui patrimoni, sia terrieri che immobiliari. Il XV sec. fu anche testimone della perdita d'importanza delle consorterie, che ricoprivano ancora una certo ruolo agli inizi del XIV sec. I consortili di famiglie chieresi avevano infatti una funzione economica e si occupavano anche di aprire banchi di prestito in altre località Piemontesi, di norma raggiungibili in un giorno di viaggio. Le città scelte erano normalmente poli e snodi viari, in modo da poter approfittare della maggiore intensità di transito e di scambio di merci. La loro perdita di prestigio si denota dalla scomparsa del nome degli ¿alberghi¿ che non vengono più registrati dai singoli nelle denuncie, ma sopratutto dalla vendita degli immobili comuni, spesso ceduti a persone estranee alla consorteria, come artigiani o commercianti, oppure direttamente a membri della fazione opposta: i nobili detti ¿de no albergo¿. Nei casi più estremi questi beni subiscono un abbandono che li porta alla scomparsa già verso la metà del XV sec, come la torre dei Merlenghi che dal 1466 non viene più registrata dai catasti.

Il quartiere Gialdo di Chieri attraverso i catasti del 1366, 1442 e 1466

SAORIN, FEDERICA
2009/2010

Abstract

I tre catasti presi in esame risalgono al 1366, 1442, 1466 e riguardano esclusivamente il Quartiere Gialdo di Chieri. Tramite la loro analisi si possono seguire sia le parabole ascendenti e discendenti di alcune famiglie illustri di Chieri, alcune delle quali scomparvero a cavallo tra i due secoli, sia lo sviluppo architettonico ed economico del quartiere. Inoltre tramite i due catasti Quattrocenteschi è possibile riuscire a delineare le zone d'influenza di determinate famiglie, i settori dedicati al commercio e alle attività artigianali. Il catasto del 1366 è invece utile per ricostruire le consorterie chieresi e i beni tenuti in comune dai loro membri. Purtroppo questo catasto non riporta il nome delle vie, ma solo genericamente il quartiere in cui è collocato il bene. È possibile, infatti, imbattersi, come negli altri due catasti, in proprietà site negli altri tre quartieri cittadini: Albussano, Vairo e Arene, o trovare permute di beni acquistati da abitanti degli altri quartieri, ma collocati in quello preso in esame. Dalle denunce si possono ottenere informazioni sui proprietari; infatti, a volte, riportano il mestiere esercitato e, in alcuni casi, i membri della famiglia a carico, sopratutto se sono mogli o fratelli minorenni. Capita anche che venga registrato il nome del padre del denunciante. Dalle descrizioni delle abitazioni si possono invece ottenere dati , anche se molto scarni, sulle tipologie edilizie presenti a Chieri nel periodo analizzato e tramite l'indicazione delle vie la loro collocazione. Infine, attraverso le coerenze è possibile venire a conoscenza della localizzazione di edifici di culto e d'importanza civile. I catasti testimoniano inoltre la scomparsa di alcune famiglie importanti della Chieri Duecentasca e Trecentesca. Nei catasti Quattrocenteschi non vengono più riportate le famiglie degli Aicardi, Fogla (o Foglia), Seaceri e i Tagloto, dalle quali presero il nome alcune vie cittadine e che nel catasto del 1366 denunciano ancora cospicui patrimoni, sia terrieri che immobiliari. Il XV sec. fu anche testimone della perdita d'importanza delle consorterie, che ricoprivano ancora una certo ruolo agli inizi del XIV sec. I consortili di famiglie chieresi avevano infatti una funzione economica e si occupavano anche di aprire banchi di prestito in altre località Piemontesi, di norma raggiungibili in un giorno di viaggio. Le città scelte erano normalmente poli e snodi viari, in modo da poter approfittare della maggiore intensità di transito e di scambio di merci. La loro perdita di prestigio si denota dalla scomparsa del nome degli ¿alberghi¿ che non vengono più registrati dai singoli nelle denuncie, ma sopratutto dalla vendita degli immobili comuni, spesso ceduti a persone estranee alla consorteria, come artigiani o commercianti, oppure direttamente a membri della fazione opposta: i nobili detti ¿de no albergo¿. Nei casi più estremi questi beni subiscono un abbandono che li porta alla scomparsa già verso la metà del XV sec, come la torre dei Merlenghi che dal 1466 non viene più registrata dai catasti.
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