La tesi affronta lo spinoso tema delle violazioni dei diritti dell'uomo perpetrate attraverso la pratica dell'extraordinary rendition, ovvero la consegna interstatale di persone che vengono illegittimamente private della loro libertà e conseguentemente sottoposte a torture o maltrattamenti. Il punto di vista adottato è quello della Corte di Strasburgo, la cui giurisprudenza rivela un preoccupante impatto del fenomeno nel contesto europeo. Numerose extraordinary renditions risultano eseguite nell'ambito di un preciso piano di lotta al terrorismo predisposto dalla CIA in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001; a tale piano hanno collaborato, in diversi modi, più Stati facenti parte del Consiglio d'Europa, avallando l'azione degli agenti americani sul suolo europeo. Inoltre, anche nei casi non rientranti nel progetto statunitense, la rendition nasce dall'accordo tra Stati, cosicché la vittima rischia di apparire quale ¿merce di scambio¿ in balia di azioni arbitrarie e crudeli. Intenzione di chi scrive è fornire dapprima un inquadramento storico della pratica, elencandone alcuni casi celebri, per poi analizzare l'approccio della Corte di Strasburgo, che, nel corso degli anni, ne ha denunciato varie volte l'incompatibilità, sotto più profili, con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. In merito, la Corte ha ribadito ed ampliato un insieme di obblighi ¿positivi¿ e ¿negativi¿ molto chiaro per gli Stati, che però ad oggi risulta soltanto parzialmente rispettato, in quanto appare ancora forte la ¿complicità¿ interstatale basata sul reciproco accordo. Infine, nell'ultima parte dell'elaborato, si tenta di valutare se un episodio recente, che ha coinvolto il nostro Paese e sul quale non si è ancora fatta piena luce, possa o meno essere riconosciuto come extraordinary rendition: ci si riferisce al caso di Alma Shalabayeva e di sua figlia.

Extraordinary rendition e Corte europea dei diritti dell'uomo

PANZONE, MARCELLO
2014/2015

Abstract

La tesi affronta lo spinoso tema delle violazioni dei diritti dell'uomo perpetrate attraverso la pratica dell'extraordinary rendition, ovvero la consegna interstatale di persone che vengono illegittimamente private della loro libertà e conseguentemente sottoposte a torture o maltrattamenti. Il punto di vista adottato è quello della Corte di Strasburgo, la cui giurisprudenza rivela un preoccupante impatto del fenomeno nel contesto europeo. Numerose extraordinary renditions risultano eseguite nell'ambito di un preciso piano di lotta al terrorismo predisposto dalla CIA in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001; a tale piano hanno collaborato, in diversi modi, più Stati facenti parte del Consiglio d'Europa, avallando l'azione degli agenti americani sul suolo europeo. Inoltre, anche nei casi non rientranti nel progetto statunitense, la rendition nasce dall'accordo tra Stati, cosicché la vittima rischia di apparire quale ¿merce di scambio¿ in balia di azioni arbitrarie e crudeli. Intenzione di chi scrive è fornire dapprima un inquadramento storico della pratica, elencandone alcuni casi celebri, per poi analizzare l'approccio della Corte di Strasburgo, che, nel corso degli anni, ne ha denunciato varie volte l'incompatibilità, sotto più profili, con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. In merito, la Corte ha ribadito ed ampliato un insieme di obblighi ¿positivi¿ e ¿negativi¿ molto chiaro per gli Stati, che però ad oggi risulta soltanto parzialmente rispettato, in quanto appare ancora forte la ¿complicità¿ interstatale basata sul reciproco accordo. Infine, nell'ultima parte dell'elaborato, si tenta di valutare se un episodio recente, che ha coinvolto il nostro Paese e sul quale non si è ancora fatta piena luce, possa o meno essere riconosciuto come extraordinary rendition: ci si riferisce al caso di Alma Shalabayeva e di sua figlia.
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