In 2006, former Mexican president Felipe Calderon, in conjunction with the United States, launched a massive Crackdown against drug trafficking organizations, escalating a conflict that would contribute to the deaths of tens of thousands of people in drug-related violence. While the United States has supplied funding and intelligence to increase Mexico's institutional capacity to address drug trafficking, its primary focus has been on stanching the flow of drugs into the country and domestic law enforcement. Meanwhile, gradual moves have been made at the U.S. state level toward legalization and decriminalization of marijuana, one of the primary substances involved in the drug war, raising new questions about overall policy. Mexico's drug cartels have splintered, forgered alliances, battled one another for territory, and evolved over the decades. Today, Mexico is a major supplier of heroin to the U.S. market, and the largest foreign supplier of methanphetamine and marijuana. More than 90 percent of cocaine now travels through Mexico into the United States
La guerra messicana della droga non è una semplice questione d'ordine interno, bensì un autentico conflitto armato tra le forze dell'ordine e le milizie dei cartelli, che- armate e addestrate come forze speciali- hanno provocato più vittime della guerra in Afghanistan. Tale conflitto è dovuto al controllo del business della droga. Oltre alla droga, la posizione privilegiata del Messico ha consentito lo sviluppo d'altre attività parallele, come il racket dell'immigrazione clandestina e del contrabbando d'armi. Il rafforzamento nel territorio del potere dei cartelli si verificò attorno alla metà degli anni Ottanta, quando le organizzazioni criminali diventarono affidabili anche nel trasporto negli USA della cocaina. Il fondatore dei cartelli della droga messicani è Miguel Angel Félix Gallardo, un ex agente della polizia giudiziaria che negli anni Ottanta gestiva tutto il commercio illegale di droga nel Paese. Gallardo appaltò ad alcune organizzazioni criminali locali singole porzioni della distribuzione e commercio, arrivando ad assumere una posizione sempre più esterna e di raccordo. La sua cattura nell'aprile del 1989 fu comunque una forte scossa per la tenuta dell'organizzazione. Nacquero numerosi cartelli indipendenti e in conflitto tra di loro. Se inizialmente il Messico era soltanto una terra di passaggio per droghe prodotte e distribuite dai colombiani, oggi è diventato la principale rotta di rifornimento, nonché un notevole centro di produzione. E' così nato un business di 40 miliardi di dollari. Attività parallele alla droga sono il contrabbando d'armi e il racket dell'immigrazione clandestina. I cartelli sfruttano anche il dramma dei migranti che cercano fortuna negli USA, costringendoli, dietro minace di morte o tortura, a compiere attività legate ai propri traffici, partecipando al trasporto delle sostanze oltreconfine. Spesso queste persone, usate come corrieri, vengono poi eliminate e seppellite in fosse comuni. In base ai dati forniti dalla presidenza messicana, il numero di morti causate dal traffico di droga è stato di 2119 nel 2006, di 2826 nel 2007, di 6837 nel 2008, di 9614 nel 2009 e d'oltre 15000 nel 2010. Soltanto dal 2011 è lentamente diminuito, con una inversione di tendenza che ha caratterizzato anche il 2012. E come effetto delle azioni intraprese dalle autorità per ristabilire l'ordine nelle zone sotto il controllo dei trafficanti, inizierà una drammatica conta dei morti che continua ancora oggi. In tutto furono 50.000 i soldati coinvolti nelle azioni contro i cartelli nei principali Stati al confine con gli USA
I Narcos all'assalto del Messico
DE GRANDIS, ALESSANDRO
2014/2015
Abstract
La guerra messicana della droga non è una semplice questione d'ordine interno, bensì un autentico conflitto armato tra le forze dell'ordine e le milizie dei cartelli, che- armate e addestrate come forze speciali- hanno provocato più vittime della guerra in Afghanistan. Tale conflitto è dovuto al controllo del business della droga. Oltre alla droga, la posizione privilegiata del Messico ha consentito lo sviluppo d'altre attività parallele, come il racket dell'immigrazione clandestina e del contrabbando d'armi. Il rafforzamento nel territorio del potere dei cartelli si verificò attorno alla metà degli anni Ottanta, quando le organizzazioni criminali diventarono affidabili anche nel trasporto negli USA della cocaina. Il fondatore dei cartelli della droga messicani è Miguel Angel Félix Gallardo, un ex agente della polizia giudiziaria che negli anni Ottanta gestiva tutto il commercio illegale di droga nel Paese. Gallardo appaltò ad alcune organizzazioni criminali locali singole porzioni della distribuzione e commercio, arrivando ad assumere una posizione sempre più esterna e di raccordo. La sua cattura nell'aprile del 1989 fu comunque una forte scossa per la tenuta dell'organizzazione. Nacquero numerosi cartelli indipendenti e in conflitto tra di loro. Se inizialmente il Messico era soltanto una terra di passaggio per droghe prodotte e distribuite dai colombiani, oggi è diventato la principale rotta di rifornimento, nonché un notevole centro di produzione. E' così nato un business di 40 miliardi di dollari. Attività parallele alla droga sono il contrabbando d'armi e il racket dell'immigrazione clandestina. I cartelli sfruttano anche il dramma dei migranti che cercano fortuna negli USA, costringendoli, dietro minace di morte o tortura, a compiere attività legate ai propri traffici, partecipando al trasporto delle sostanze oltreconfine. Spesso queste persone, usate come corrieri, vengono poi eliminate e seppellite in fosse comuni. In base ai dati forniti dalla presidenza messicana, il numero di morti causate dal traffico di droga è stato di 2119 nel 2006, di 2826 nel 2007, di 6837 nel 2008, di 9614 nel 2009 e d'oltre 15000 nel 2010. Soltanto dal 2011 è lentamente diminuito, con una inversione di tendenza che ha caratterizzato anche il 2012. E come effetto delle azioni intraprese dalle autorità per ristabilire l'ordine nelle zone sotto il controllo dei trafficanti, inizierà una drammatica conta dei morti che continua ancora oggi. In tutto furono 50.000 i soldati coinvolti nelle azioni contro i cartelli nei principali Stati al confine con gli USAFile | Dimensione | Formato | |
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