La grande e vasta bibliografia più e meno recente sulle prime forme di attività mentale e di personalità già nella vita intrauterina e nel periodo immediatamente successivo alla nascita del cucciolo d'uomo, così definito da Bick (1962), è inserita in un contesto interdisciplinare che tocca svariati ambiti di ricerca e di studio: da quella medica, filosofica, neuropsichiatrica a quella della psicologia dello sviluppo, della psicologia prenatale, della psicoanalisi e della psichiatria perinatale. Nella trattazione l'oggetto di studio suole essere il bambino in divenire, dapprima embrione, poi feto, poi e/o prematuro, poi bambino o bebè (secondo l'accezione di Golse), nel suo sviluppo neurofisiologico e psichico mentale inserito in un contesto di relazioni costanti: relazione con l'ambiente e relazione con la madre. Leggendo le pagine di questo lavoro sarà evidente l'ipotesi di una continuità della vita psichica prima e dopo la nascita, ed emergerà come il bambino in utero, soprattutto negli ultimi mesi di gestazione sia in grado di cominciare ad avere delle esperienze psichiche non disgiungibili né distinguibili all'inizio dalla propria esperienza corporea, fisiologica e sensoriale. Per alcuni autori tali elementi psichici possono essere parzialmente astratti, sintetizzati e dotati di significato dal bambino stesso, ancora in utero, mentre per altri, il bambino deve attendere la mente pensante della madre per effettuare questa funzione, che egli può solo introiettare da lei. Lo psichismo del bambino servirebbe in questo caso soprattutto come catalizzatore nell'incontro fra il bambino e la sua mamma. Con questi rudimenti mentali il piccolo arriva alla nascita permettendogli così di investire la madre con i suoi bisogni e di accendere in lui il desiderio di conoscere e inizialmente di conoscerla. È un desiderio radicato nel corpo che consiste nel voler entrare dentro di lei e prenderla dentro di sé in un interscambio relazionale che, secondo uno sviluppo normale, lo porta a riconoscersi come un essere autonomo separato dalla madre, strutturato in maniera ¿sufficientemente buona¿ per affrontare la vita. Questa spinta pulsionale a entrare dentro e a prendere dentro è colorata e accompagnata da una florida attività fantastica e simbolica che ne costituisce il significato individuale e che è alla base di tutti i processi creativi dell'essere umano ed è il significato che questa trattazione, attraverso la scelta bibliografica proposta, vuole dare al termine mente.
Nascita e sviluppo dell'attività mentale nella vita intrauterina.Relazione madre-feto-bambino e prematurità
MELFI, STEFANIA
2008/2009
Abstract
La grande e vasta bibliografia più e meno recente sulle prime forme di attività mentale e di personalità già nella vita intrauterina e nel periodo immediatamente successivo alla nascita del cucciolo d'uomo, così definito da Bick (1962), è inserita in un contesto interdisciplinare che tocca svariati ambiti di ricerca e di studio: da quella medica, filosofica, neuropsichiatrica a quella della psicologia dello sviluppo, della psicologia prenatale, della psicoanalisi e della psichiatria perinatale. Nella trattazione l'oggetto di studio suole essere il bambino in divenire, dapprima embrione, poi feto, poi e/o prematuro, poi bambino o bebè (secondo l'accezione di Golse), nel suo sviluppo neurofisiologico e psichico mentale inserito in un contesto di relazioni costanti: relazione con l'ambiente e relazione con la madre. Leggendo le pagine di questo lavoro sarà evidente l'ipotesi di una continuità della vita psichica prima e dopo la nascita, ed emergerà come il bambino in utero, soprattutto negli ultimi mesi di gestazione sia in grado di cominciare ad avere delle esperienze psichiche non disgiungibili né distinguibili all'inizio dalla propria esperienza corporea, fisiologica e sensoriale. Per alcuni autori tali elementi psichici possono essere parzialmente astratti, sintetizzati e dotati di significato dal bambino stesso, ancora in utero, mentre per altri, il bambino deve attendere la mente pensante della madre per effettuare questa funzione, che egli può solo introiettare da lei. Lo psichismo del bambino servirebbe in questo caso soprattutto come catalizzatore nell'incontro fra il bambino e la sua mamma. Con questi rudimenti mentali il piccolo arriva alla nascita permettendogli così di investire la madre con i suoi bisogni e di accendere in lui il desiderio di conoscere e inizialmente di conoscerla. È un desiderio radicato nel corpo che consiste nel voler entrare dentro di lei e prenderla dentro di sé in un interscambio relazionale che, secondo uno sviluppo normale, lo porta a riconoscersi come un essere autonomo separato dalla madre, strutturato in maniera ¿sufficientemente buona¿ per affrontare la vita. Questa spinta pulsionale a entrare dentro e a prendere dentro è colorata e accompagnata da una florida attività fantastica e simbolica che ne costituisce il significato individuale e che è alla base di tutti i processi creativi dell'essere umano ed è il significato che questa trattazione, attraverso la scelta bibliografica proposta, vuole dare al termine mente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/75910