Dans Le mythe de Sisyphe on développe le concepte de l'absurde et le rapport qui naît entre l'absurde et le suicide. Une fois compris l'écart entre ses raisonnables désirs de compréhension et de bonheur et la réponse muette du monde qui l'entoure, l'homme se demande si la vie vaut la peine d'être vécue. L'homme ne peut pas s'empêcher de se poser la question et le problème ne peut pas rester sans réponse. L'absurde pourrait être symbolisé par la condamne de Sisyphe, qui doit transporter le rocher jusqu'au sommet de la montagne et le voir ensuite revenir vers le bas sans cesse. Mais Sisyphe est conscient, parfaitement lucide, et c'est là qui demeure sa grandeur, dans l'acceptation délibérée de son existence absurde. L'homme aussi comprend l'absurdité de sa vie, mais la conscience de cette absurdité dépasse la tension vers le suicide. Sa révolte, sa liberté, sa passion seront sans conséquences. Il ne croit pas en Dieu et, en étant sûr de mourir mais refusant la mort, libre de l'espoir du surnaturel qui le tenait prisonnier, l'homme pourra finalement connaître la passion de vivre dans un monde ramené à son indifférence totale.

Ne Le mythe de Sisyphe viene sviluppato il concetto dell'assurdo e il rapporto che si viene a determinare tra l'assurdo e il suicidio. Presa coscienza del divario tra i suoi desideri ragionevoli di comprensione e di felicità e la muta risposta del mondo che lo circonda, l'uomo si chiede se la vita valga la pena di essere vissuta. L'uomo non può non porsi questa domanda e il problema non può restare senza risposta. L'assurdo potrebbe essere simboleggiato dalla condanna di Sisifo, che deve trasportare il masso sino in cima alla montagna per poi vederlo ritornare a valle costantemente. Ma Sisifo è cosciente, perfettamente lucido, e in ciò risiede la sua grandezza, nell'accettazione cosciente della sua assurda esistenza. Anche all'uomo appare evidente l'assurdo dell'esistenza, ma nella coscienza di quell'assurdità supera la tensione verso il suicidio. La sua rivolta, la sua libertà, la sua passione saranno senza conseguenze. Non crede in Dio e, sicuro di morire ma rifiutando la morte, libero dalla speranza del soprannaturale che lo teneva imprigionato, l'uomo infine potrà conoscere la passione di vivere in un mondo restituito alla sua totale indifferenza.

La mort et la vie: Le mythe de Sisyphe d'Albert Camus

GAY, DANIELA
2014/2015

Abstract

Ne Le mythe de Sisyphe viene sviluppato il concetto dell'assurdo e il rapporto che si viene a determinare tra l'assurdo e il suicidio. Presa coscienza del divario tra i suoi desideri ragionevoli di comprensione e di felicità e la muta risposta del mondo che lo circonda, l'uomo si chiede se la vita valga la pena di essere vissuta. L'uomo non può non porsi questa domanda e il problema non può restare senza risposta. L'assurdo potrebbe essere simboleggiato dalla condanna di Sisifo, che deve trasportare il masso sino in cima alla montagna per poi vederlo ritornare a valle costantemente. Ma Sisifo è cosciente, perfettamente lucido, e in ciò risiede la sua grandezza, nell'accettazione cosciente della sua assurda esistenza. Anche all'uomo appare evidente l'assurdo dell'esistenza, ma nella coscienza di quell'assurdità supera la tensione verso il suicidio. La sua rivolta, la sua libertà, la sua passione saranno senza conseguenze. Non crede in Dio e, sicuro di morire ma rifiutando la morte, libero dalla speranza del soprannaturale che lo teneva imprigionato, l'uomo infine potrà conoscere la passione di vivere in un mondo restituito alla sua totale indifferenza.
ITA
Dans Le mythe de Sisyphe on développe le concepte de l'absurde et le rapport qui naît entre l'absurde et le suicide. Une fois compris l'écart entre ses raisonnables désirs de compréhension et de bonheur et la réponse muette du monde qui l'entoure, l'homme se demande si la vie vaut la peine d'être vécue. L'homme ne peut pas s'empêcher de se poser la question et le problème ne peut pas rester sans réponse. L'absurde pourrait être symbolisé par la condamne de Sisyphe, qui doit transporter le rocher jusqu'au sommet de la montagne et le voir ensuite revenir vers le bas sans cesse. Mais Sisyphe est conscient, parfaitement lucide, et c'est là qui demeure sa grandeur, dans l'acceptation délibérée de son existence absurde. L'homme aussi comprend l'absurdité de sa vie, mais la conscience de cette absurdité dépasse la tension vers le suicide. Sa révolte, sa liberté, sa passion seront sans conséquences. Il ne croit pas en Dieu et, en étant sûr de mourir mais refusant la mort, libre de l'espoir du surnaturel qui le tenait prisonnier, l'homme pourra finalement connaître la passion de vivre dans un monde ramené à son indifférence totale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/75783