Con il termine stereoscopia si identifica una serie di tecniche finalizzate alla realizzazione e alla fruizione di immagini, siano esse statiche o in movimento, atte a trasmettere una illusione di tridimensionalità simile a quella che l'uomo percepisce grazie alla binocularità che caratterizza il suo apparato visivo. Il cervello ricava le informazioni spaziali di volume e posizione degli oggetti mirati interpretando le differenze tra le immagini fornite dai due occhi. Osservando una fotografia, un disegno, o un video, la bidimensionalità del supporto nega al cervello la possibilità di trarre informazioni spaziali derivanti dalla visione binoculare, in quanto fornisce ad ogni occhio la stessa porzione di immagine all'interno del campo visivo. Il fine della stereoscopia è quindi quello di dedicare ad ogni occhio un'immagine e mostrargliela, impedendogli di vedere quella rivolta all'occhio opposto. La riproduzione della profondità nella storia dell'arte è sempre stata oggetto di studi; si pensi, in ambito pittorico, alla prospettiva, o all'utilizzò del chiaroscuro: si tratta di tecniche e strumenti che cercano di rappresentare la terza dimensione su supporti piatti, simulando ciò che l'occhio umano è abituato a vedere, ma che prescindono dalla visione binoculare. Il 2009 sembra essere l'anno del cinema 3D: questa locuzione può essere fuorviante ed è quindi necessario non confondere il 3D inteso come strumento della computer grafica con ciò che invece viene trattato in questo testo, riferito alla tecnica di visione tridimensionale che ha invaso le sale durante questo anno. L'applicazione della stereoscopia in campo cinematografico non è una novità. A ben vedere la tecnica stereoscopica si avvicinò alla riproduzione di immagini in movimento ancor prima che il cinema nascesse, fondendosi con alcuni strumenti del precinema frutto di studi e brevetti durante l'Ottocento; prendendo in considerazione la storia del cinema dalla sua invenzione ai giorni nostri, quella che l'industria filmica sta vivendo è la terza ondata di produzioni 3D che viene proposta al pubblico. La stereo-mania ¿ intesa come ossessiva ricerca della tridimensionalità nella produzione di contenuti video ¿ incalzò in origine nei primi anni Cinquanta, definiti come età d'oro del cinema 3D; la seconda ondata si registrò nei primi anni Ottanta, etichettati come revival, e quella attuale è perciò la terza ondata, il secondo revival. Questo testo si propone quindi di fornire una panoramica sulla storia del cinema tridimensionale, da The Power of Love del 1923, primo film 3D fruibile in una sala cinematografica, fino a A Christmas Carol, nelle sale a dicembre 2009, analizzando gli strumenti utilizzati per la produzione e la fruizione dei film in stereoscopia e la loro evoluzione. Cercare di capire inoltre i motivi che hanno portato l'industria del cinema a fare propria la tecnica stereoscopica per poi abbandonarla rapidamente nelle precedenti ondate di film 3D, permette di analizzare meglio la situazione di questi anni, nel tentativo di capire se ancora una volta ci troviamo di fronte a una moda, o se la stereoscopia potrà finalmente definirsi come standard, introducendo un cambiamento alla stregua di come hanno fatto sonoro e colore.

Storia e Tecnica della Stereoscopia nel Cinema

D'APRILE, SEBASTIANO
2008/2009

Abstract

Con il termine stereoscopia si identifica una serie di tecniche finalizzate alla realizzazione e alla fruizione di immagini, siano esse statiche o in movimento, atte a trasmettere una illusione di tridimensionalità simile a quella che l'uomo percepisce grazie alla binocularità che caratterizza il suo apparato visivo. Il cervello ricava le informazioni spaziali di volume e posizione degli oggetti mirati interpretando le differenze tra le immagini fornite dai due occhi. Osservando una fotografia, un disegno, o un video, la bidimensionalità del supporto nega al cervello la possibilità di trarre informazioni spaziali derivanti dalla visione binoculare, in quanto fornisce ad ogni occhio la stessa porzione di immagine all'interno del campo visivo. Il fine della stereoscopia è quindi quello di dedicare ad ogni occhio un'immagine e mostrargliela, impedendogli di vedere quella rivolta all'occhio opposto. La riproduzione della profondità nella storia dell'arte è sempre stata oggetto di studi; si pensi, in ambito pittorico, alla prospettiva, o all'utilizzò del chiaroscuro: si tratta di tecniche e strumenti che cercano di rappresentare la terza dimensione su supporti piatti, simulando ciò che l'occhio umano è abituato a vedere, ma che prescindono dalla visione binoculare. Il 2009 sembra essere l'anno del cinema 3D: questa locuzione può essere fuorviante ed è quindi necessario non confondere il 3D inteso come strumento della computer grafica con ciò che invece viene trattato in questo testo, riferito alla tecnica di visione tridimensionale che ha invaso le sale durante questo anno. L'applicazione della stereoscopia in campo cinematografico non è una novità. A ben vedere la tecnica stereoscopica si avvicinò alla riproduzione di immagini in movimento ancor prima che il cinema nascesse, fondendosi con alcuni strumenti del precinema frutto di studi e brevetti durante l'Ottocento; prendendo in considerazione la storia del cinema dalla sua invenzione ai giorni nostri, quella che l'industria filmica sta vivendo è la terza ondata di produzioni 3D che viene proposta al pubblico. La stereo-mania ¿ intesa come ossessiva ricerca della tridimensionalità nella produzione di contenuti video ¿ incalzò in origine nei primi anni Cinquanta, definiti come età d'oro del cinema 3D; la seconda ondata si registrò nei primi anni Ottanta, etichettati come revival, e quella attuale è perciò la terza ondata, il secondo revival. Questo testo si propone quindi di fornire una panoramica sulla storia del cinema tridimensionale, da The Power of Love del 1923, primo film 3D fruibile in una sala cinematografica, fino a A Christmas Carol, nelle sale a dicembre 2009, analizzando gli strumenti utilizzati per la produzione e la fruizione dei film in stereoscopia e la loro evoluzione. Cercare di capire inoltre i motivi che hanno portato l'industria del cinema a fare propria la tecnica stereoscopica per poi abbandonarla rapidamente nelle precedenti ondate di film 3D, permette di analizzare meglio la situazione di questi anni, nel tentativo di capire se ancora una volta ci troviamo di fronte a una moda, o se la stereoscopia potrà finalmente definirsi come standard, introducendo un cambiamento alla stregua di come hanno fatto sonoro e colore.
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