L'attentato al cuore dell'Occidente, alla sede del settimanale parigino Charlie Hebdo avvenuto il 7 gennaio 2015, ha suscitato ampi dibattiti sui quotidiani internazionali. Anche in Italia ognuno, a suo modo, ha condannato un atto che ha condotto a riflettere sul nostro concetto di libertà di espressione. Vecchi valori, come la libertà di opinione e di stampa, dati ormai quasi per scontati, sono stati rispolverati da politici, intellettuali e giornalisti, che hanno mescolato storia, politica, religione e filosofia nello sforzo di comprendere questo atto di grave in-civiltà. Un atto che ha rilanciato con urgenza una domanda fondamentale: la libertà di espressione deve essere totale oppure è necessario porre dei limiti? Dopo l'attentato, la parola d'ordine, nei media e nel discorso politico, sembrava essere un inno all'assoluta libertà d'espressione. Tuttavia, una contraddizione è emersa pochi giorni dopo in seguito all'arresto del discusso comico francese Dieudonné, accusato di apologia di terrorismo, per aver postato su twitter la frase: ¿Je suis Charlie Coulibaly¿, con riferimento ad Amedy Coulibaly, ucciso dalla polizia antiterrorismo a Porte de Vincennes, a Parigi, in un blitz, dopo che aveva preso in ostaggio diverse persone in un supermercato kosher della città. Quella che qui è definita contraddizione è in realtà ciò che emerge dalle voci dei vari protagonisti all'interno del dibattito cui si è accennato. Gli interrogativi che lo hanno segnato riguardano infatti la questione della libertà e dei suoi limiti. L'obiettivo di questa ricerca è proprio quello di ricostruire alcune voci del vivace dibattito apertosi sul tema. Si tratta, in particolare, di analizzare le posizioni prese in merito al problema della libertà di espressione e di stampa da vari giornalisti su alcune testate italiane, posizioni ovviamente condizionate da fattori quali il credo politico e la fede religiosa. Si tratta, inoltre, di comprendere come sia stata utilizzata la storia all'interno di questo dibattito, con particolare attenzione al richiamo, in negativo o in positivo, al mondo dell'Illuminismo.

Charlie Hebdo, l'Illuminismo e la libertà di stampa

MAMMOLA, TOMMASO
2011/2012

Abstract

L'attentato al cuore dell'Occidente, alla sede del settimanale parigino Charlie Hebdo avvenuto il 7 gennaio 2015, ha suscitato ampi dibattiti sui quotidiani internazionali. Anche in Italia ognuno, a suo modo, ha condannato un atto che ha condotto a riflettere sul nostro concetto di libertà di espressione. Vecchi valori, come la libertà di opinione e di stampa, dati ormai quasi per scontati, sono stati rispolverati da politici, intellettuali e giornalisti, che hanno mescolato storia, politica, religione e filosofia nello sforzo di comprendere questo atto di grave in-civiltà. Un atto che ha rilanciato con urgenza una domanda fondamentale: la libertà di espressione deve essere totale oppure è necessario porre dei limiti? Dopo l'attentato, la parola d'ordine, nei media e nel discorso politico, sembrava essere un inno all'assoluta libertà d'espressione. Tuttavia, una contraddizione è emersa pochi giorni dopo in seguito all'arresto del discusso comico francese Dieudonné, accusato di apologia di terrorismo, per aver postato su twitter la frase: ¿Je suis Charlie Coulibaly¿, con riferimento ad Amedy Coulibaly, ucciso dalla polizia antiterrorismo a Porte de Vincennes, a Parigi, in un blitz, dopo che aveva preso in ostaggio diverse persone in un supermercato kosher della città. Quella che qui è definita contraddizione è in realtà ciò che emerge dalle voci dei vari protagonisti all'interno del dibattito cui si è accennato. Gli interrogativi che lo hanno segnato riguardano infatti la questione della libertà e dei suoi limiti. L'obiettivo di questa ricerca è proprio quello di ricostruire alcune voci del vivace dibattito apertosi sul tema. Si tratta, in particolare, di analizzare le posizioni prese in merito al problema della libertà di espressione e di stampa da vari giornalisti su alcune testate italiane, posizioni ovviamente condizionate da fattori quali il credo politico e la fede religiosa. Si tratta, inoltre, di comprendere come sia stata utilizzata la storia all'interno di questo dibattito, con particolare attenzione al richiamo, in negativo o in positivo, al mondo dell'Illuminismo.
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