Come è noto, il 13 giugno 2002 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato la decisione quadro 2002/584/GAI relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra gli Stati membri. Oggetto della tesi sarà un problema attuale e scottante relativo a questo nuovo strumento, che sostituisce la tradizionale procedura dell'estradizione nell'ambito dell'Unione europea: si tratta dell'emissione di mandati d'arresto che, pur in astratto consentiti, appaiono tuttavia in concreto ¿sproporzionati¿ a causa della scarsa rilevanza del singolo fatto criminoso (i c.d. ¿trivial cases¿). Inizialmente, l'attenzione si concentrerà sul principio del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie, che, a partire dal Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999, è individuato quale fondamento della cooperazione giudiziaria tra gli Stati membri dell'Unione, nella prospettiva della creazione di uno spazio comune di libertà sicurezza e giustizia. Il mandato d'arresto europeo è il primo strumento che rende concreto tale principio alla cooperazione, eliminando la fase politico-amministrativa a vantaggio dell'autorità giudiziaria e introducendo una nuova procedura di consegna semplificata e velocizzata. Vedremo come l'accresciuta efficienza sul piano della cooperazione incida sul rispetto dei diritti fondamentali. In particolare, dopo una sintetica illustrazione del significato e della portata del principio di proporzionalità, si tenterà dapprima di comprendere nello specifico lo spinoso problema dei mandati d'arresto ¿sproporzionati¿ che inevitabilmente mettono a rischio il rispetto delle garanzie fondamentali della persona. Si farà riferimento ad alcuni esempi concreti e successivamente si procederà ad un'indagine sui molteplici fattori che generano questo fenomeno e sono riscontrabili negli ordinamenti nazionali, nella legislazione europea e nella decisione quadro stessa. Verranno analizzate due sentenze della Corte di Giustizia, relativamente al ¿caso Radu¿ e al ¿caso Melloni¿, che avrebbero dovuto esprimersi in merito alla problematica in oggetto, ma non lo hanno fatto. Infine si tenterà di valutare quali sono le prospettive future di questo nuovo meccanismo di cooperazione giudiziaria alla luce di quanto sin qui fatto (o, meglio, detto) dalle istituzioni europee e quali le misure adottate (o in via di adozione) dall'Unione europea che potrebbero costituire un'alternativa meno gravosa dell' ¿euromandato¿ sotto il profilo della libertà personale.
Il mandato di arresto europeo fra il principio del mutuo riconoscimento e il principio di proporzionalità
LOCAPO, LUIGI
2014/2015
Abstract
Come è noto, il 13 giugno 2002 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato la decisione quadro 2002/584/GAI relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra gli Stati membri. Oggetto della tesi sarà un problema attuale e scottante relativo a questo nuovo strumento, che sostituisce la tradizionale procedura dell'estradizione nell'ambito dell'Unione europea: si tratta dell'emissione di mandati d'arresto che, pur in astratto consentiti, appaiono tuttavia in concreto ¿sproporzionati¿ a causa della scarsa rilevanza del singolo fatto criminoso (i c.d. ¿trivial cases¿). Inizialmente, l'attenzione si concentrerà sul principio del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie, che, a partire dal Consiglio europeo di Tampere del 15 e 16 ottobre 1999, è individuato quale fondamento della cooperazione giudiziaria tra gli Stati membri dell'Unione, nella prospettiva della creazione di uno spazio comune di libertà sicurezza e giustizia. Il mandato d'arresto europeo è il primo strumento che rende concreto tale principio alla cooperazione, eliminando la fase politico-amministrativa a vantaggio dell'autorità giudiziaria e introducendo una nuova procedura di consegna semplificata e velocizzata. Vedremo come l'accresciuta efficienza sul piano della cooperazione incida sul rispetto dei diritti fondamentali. In particolare, dopo una sintetica illustrazione del significato e della portata del principio di proporzionalità, si tenterà dapprima di comprendere nello specifico lo spinoso problema dei mandati d'arresto ¿sproporzionati¿ che inevitabilmente mettono a rischio il rispetto delle garanzie fondamentali della persona. Si farà riferimento ad alcuni esempi concreti e successivamente si procederà ad un'indagine sui molteplici fattori che generano questo fenomeno e sono riscontrabili negli ordinamenti nazionali, nella legislazione europea e nella decisione quadro stessa. Verranno analizzate due sentenze della Corte di Giustizia, relativamente al ¿caso Radu¿ e al ¿caso Melloni¿, che avrebbero dovuto esprimersi in merito alla problematica in oggetto, ma non lo hanno fatto. Infine si tenterà di valutare quali sono le prospettive future di questo nuovo meccanismo di cooperazione giudiziaria alla luce di quanto sin qui fatto (o, meglio, detto) dalle istituzioni europee e quali le misure adottate (o in via di adozione) dall'Unione europea che potrebbero costituire un'alternativa meno gravosa dell' ¿euromandato¿ sotto il profilo della libertà personale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/74956