"L'individualismo tra Rousseau e Bourdieu: Confronto Teorico e Riflessioni"

The central theme of this dissertation is the analysis of individualism in the works of Jean-Jacques Rousseau, with particular reference to the political and pedagogical spheres, and a comparison with the theories of sociologist Pierre Bourdieu. Rousseau’s work is examined starting from his conception of individualism in “The Social Contract,” where the tension between individual freedom and the collective needs of society emerges. Rousseau argues that man is born free, but the birth of private property introduced inequalities, limiting autonomy. The concept of the general will is central to understanding how the individual can be free through active participation in civil life. In the pedagogical sphere, Rousseau’s autobiography, as in “The Confessions,” reflects his vision of natural education and the formative role of direct experience, a critique of the educational institutions of his time. The comparison with Bourdieu highlights the divergences, particularly on the concept of individual freedom. Bourdieu criticizes the idea that the individual can be completely autonomous, as they are constantly influenced by social, cultural, and economic structures. Bourdieu’s concept of habitus emphasizes how individual practices and choices are shaped by the social environment. Both authors acknowledge the importance of society in shaping the individual, but while Rousseau conceives of freedom as something that can be recovered through political engagement, Bourdieu stresses that structural inequalities make individualism an illusory construct. Through this dissertation, the concept of individualism is explored as a complex and ambivalent phenomenon, balancing between autonomy and alienation. It concludes that the individual, in modern society, cannot be fully free, being conditioned by social and educational structures that perpetuate inequalities.

Il tema centrale della dissertazione è l’analisi dell’individualismo nelle opere di Jean-Jacques Rousseau, con particolare riferimento alla sfera politica e pedagogica, e il confronto con le teorie del sociologo Pierre Bourdieu. L’opera di Rousseau viene esaminata a partire dalla sua concezione dell’individualismo nel “Contratto Sociale”, dove emerge la tensione tra la libertà individuale e le necessità collettive della società. Rousseau afferma che l’uomo è nato libero, ma la nascita della proprietà privata ha introdotto disuguaglianze, limitando l’autonomia. Il concetto di volontà generale è centrale per comprendere come l’individuo possa essere libero attraverso la partecipazione attiva alla vita civile. Nella sfera pedagogica, l’autobiografia di Rousseau, come nelle “Confessioni”, riflette la sua visione dell’educazione naturale e del ruolo formativo dell’esperienza diretta, critica nei confronti delle istituzioni educative del suo tempo. Il confronto con Bourdieu evidenzia le divergenze, in particolare sul concetto di libertà individuale. Bourdieu critica l’idea che l’individuo possa essere completamente autonomo, poiché è costantemente influenzato dalle strutture sociali, culturali ed economiche. Il concetto di habitus di Bourdieu evidenzia come le pratiche e le scelte individuali siano modellate dall’ambiente sociale. Entrambi gli autori riconoscono l’importanza della società nel plasmare l’individuo, ma mentre Rousseau concepisce la libertà come un recupero possibile attraverso l’impegno politico, Bourdieu sottolinea che le disuguaglianze strutturali rendono l’individualismo una costruzione illusoria. Attraverso questa dissertazione si indaga il concetto di individualismo, osservando come sia un fenomeno complesso e ambivalente, in bilico tra autonomia e alienazione. Si conclude che l’individuo, nella società moderna, non può essere pienamente libero, essendo condizionato dalle strutture sociali ed educative che perpetuano disuguaglianze.