Non vi è mai stata nella storia dell'uomo una società così satura di segni come quella attuale (al punto che bisognerebbe finalmente decidersi ad invertire le priorità del reale e rassegnarsi a considerare il simbolico come l'unica forma di realtà esistente). Del resto le ricerche più recenti delle neuroscienze si affiancano a quelle della psicoanalisi nel sottolineare il ruolo dell'immagine nell'organizzazione delle mappe neurali che rappresentano l'unità del sistema nervoso. In questa analisi verranno considerati alcuni aspetti del modo in cui quel regno incorporeo che va sotto il nome di Cinema, oltre alla funzione sociale di contenimento simbolico, può assumere anche un efficace ruolo di facilitatore di conoscenza e di apprendimento. L'utilizzo di materiale filmico nell'ambito della formazione non è certamente una pratica di recente introduzione: basti pensare all'ampio uso dei film per l'insegnamento delle lingue, la sensibilizzazione su temi specifici e il sostegno alla riflessione in profondità circa questioni di interesse sociale e storico. Guardare sullo schermo delle tranche di realtà immaginaria, ricostruita a uso e consumo di uno spettatore, aiuta il docente a farsi meglio capire, il discente a memorizzare ciò che vuole e deve imparare. In nome di questo semplice ed efficace valore aggiunto, si fa ormai largo uso del cinema nei processi educativi-formativi. Più recente appare invece il tentativo di definire alcune linee guida che delimitino l'utilizzo del film in quanto tecnica formativa, all'interno di un contesto specifico quale quello della formazione manageriale ai comportamenti organizzativi. In questo ambito, è stata scelta l'analisi del recentissimo film di Marco Pontecorvo ¿PA-RA-DA¿, per la sua capacità di evocare in chiave metaforica temi e sfide cruciali per quanti si occupano di formazione e sviluppo delle persone nelle organizzazioni.
IL CINEMA PER LA FORMAZIONE DEGLI ADULTI
BALBO, ELENA MARIA
2008/2009
Abstract
Non vi è mai stata nella storia dell'uomo una società così satura di segni come quella attuale (al punto che bisognerebbe finalmente decidersi ad invertire le priorità del reale e rassegnarsi a considerare il simbolico come l'unica forma di realtà esistente). Del resto le ricerche più recenti delle neuroscienze si affiancano a quelle della psicoanalisi nel sottolineare il ruolo dell'immagine nell'organizzazione delle mappe neurali che rappresentano l'unità del sistema nervoso. In questa analisi verranno considerati alcuni aspetti del modo in cui quel regno incorporeo che va sotto il nome di Cinema, oltre alla funzione sociale di contenimento simbolico, può assumere anche un efficace ruolo di facilitatore di conoscenza e di apprendimento. L'utilizzo di materiale filmico nell'ambito della formazione non è certamente una pratica di recente introduzione: basti pensare all'ampio uso dei film per l'insegnamento delle lingue, la sensibilizzazione su temi specifici e il sostegno alla riflessione in profondità circa questioni di interesse sociale e storico. Guardare sullo schermo delle tranche di realtà immaginaria, ricostruita a uso e consumo di uno spettatore, aiuta il docente a farsi meglio capire, il discente a memorizzare ciò che vuole e deve imparare. In nome di questo semplice ed efficace valore aggiunto, si fa ormai largo uso del cinema nei processi educativi-formativi. Più recente appare invece il tentativo di definire alcune linee guida che delimitino l'utilizzo del film in quanto tecnica formativa, all'interno di un contesto specifico quale quello della formazione manageriale ai comportamenti organizzativi. In questo ambito, è stata scelta l'analisi del recentissimo film di Marco Pontecorvo ¿PA-RA-DA¿, per la sua capacità di evocare in chiave metaforica temi e sfide cruciali per quanti si occupano di formazione e sviluppo delle persone nelle organizzazioni.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/74783